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Dottoressa Doogie e la fissa di Disney+ per gli enfant prodige

Negli ultimi mesi è sbarcata su Disney+ la nuova serie Dottoressa Doogie, la storia di Lahela Kamealoha che a soli sedici anni è un medico eccellente.

Dinsey+ ha puntato molto, fin dal suo esordio lo scorso anno, sulle menti brillanti di giovani protagonisti, unici per la loro intelligenza e capacità di destreggiarsi. Basti pensare a Elena, Diventerò Presidente o La Misteriosa Accademia dei Giovani Geni. Ragazzi carismatici, con ben chiaro il loro obiettivo e sogno, determinati a riuscire e provvisti di un QI sopra la media. Non dovrebbe stupirci: in fondo, non è solo Disney+ ad avere la fissa per gli enfant prodige. Fin dai tempi di Disney Channel abbiamo visto sullo schermo adolescenti pop-star internazionali, furbi protagonisti, maghi provetti… insomma, la fissa per i giovani straordinari la Casa di Topolino l’ha sempre avuta. Ma a differenza dei protagonisti delle sitcom degli anni 2000, questi nuovi della piattaforma che hanno raccolto la staffetta delle star di Disney Channel brillano per la loro intelligenza fuori dal comune. E nonostante le difficoltà, riescono a risolvere i problemi della vita quotidiana raccapezzandosi molto meglio dei predecessori, che ne combinavano un po’ di tutti i colori. Forse questa scelta è dettata anche dalla necessità di rivolgersi a un pubblico più vasto, che non siano solo ragazzini, ma anche giovani adulti.

Almeno, questa è l’impressione che si ha guardando anche Dottoressa Doogie (in originale, Doogie Kamealoha, M.D.). La serie è un reboot dalla celebre Doogie Howser (con protagonista un giovanissimo Neil Patrick Harris) degli anni 90, a cui si fa riferimento nel primo episodio, proprio per spiegare il soprannome: Lahela Kamealoha come Howser è un giovane genio. Riesce a leggere e memorizzare testi anche complessi molto velocemente e ha sfruttato questa sua risorsa fuori dal comune per finire gli studi in un lampo e dedicarsi a quella che scopre essere la sua passione a nove anni, cioè la medicina.

dottoressa doogie

Dottoressa Doogie è molto dolce, una sorta di medical/teen-comedy/drama, dove ruolo fondamentale lo svolge la famiglia. È una serie che si lascia guardare con piacere, che intrattiene senza impegno. La trama è lineare e, soprattutto i primi episodi, si possono dire autoconclusivi e sempre con un lieto fine. Forse ha maggior presa su un pubblico di giovani, ma non allontana i più grandi. L’unica cosa che potrebbe lasciare insoddisfatti è la mancanza di introspezione, soprattutto all’inizio, quando non si è ancora entrati a pieno nelle vite della famiglia Kamealoha.

Il fatto stesso che Lahela sia un enfant prodige, un personaggio con cui l’immedesimazione non è immediata, richiede un’attenzione maggiore sui sentimenti e sulla sua evoluzione. È come se a tratti, invece, i due aspetti di lei stridessero, senza amalgamarsi. È pur sempre un’adolescente che entra in conflitto con i genitori, che vuole piacere ai ragazzi, che fa i capricci. Ma è anche una lavoratrice, un medico eccellente, necessariamente più matura dei suoi coetanei. È una bambina in un mondo di adulti, costretta a stare al passo con i grandi, ma anche a rallentare per non perdere i suoi compagni. Ma nelle prime puntate la differenza d’età con i suoi colleghi e la routine affaccendata rispetto ai suoi amici non viene poi molto sottolineata. Tra un’incomprensione con amici e genitori e una chiamata di emergenza dall’ospedale, Lahela riesce a incasellare i due aspetti della sua vita che, se anche a un certo punto dell’episodio entrano in contrasto, coesistono talmente bene da sfiorare l’inverosimile.

L’impressione iniziale è che Doogie riesca sempre ad avere The Best of Both Worlds (per rimanere in tema serie tv Disney). Di conseguenza, è anche più difficile empatizzare con lei: è una ragazza di sedici anni, che ama fare TikTok e uscire con il suo fidanzato, ma è anche un prodigio, il più giovane medico della struttura. In un mondo in cui i giovani sentono costante il peso dell’avvenire, ossessionati dal dover raggiungere i proprio obiettivi lavorativi il prima possibile, costretti a intraprendere una strada che sia definitiva e vincente, ci sentiamo lontani da un’adolescente che ha bruciato le tappe in modo così fulmineo. Per sopperire alla distanza che di primo acchito proviamo nei confronti una mente straordinaria, sarebbe forse servita una maggiore attenzione sulla sua psicologia, su cosa significhi effettivamente dover essere sempre troppo grande o troppo piccola, mostrando gli aspetti positivi e negativi dell’essere un enfant prodige e aiutando così lo spettatore a comprenderne il percorso di crescita.

A un certo punto, però, Lahela acquisisce profondità sempre maggiore, costretta a imparare lezioni di vita oltre che di medicina e a crescere non solo professionalmente.

Fondamentale in questo percorso è Clare, la madre e capo di Lahela, una donna forte e ambiziosa, decisa a occuparsi dell’ospedale e delle sue possibili migliorie. Lo scontro tra le due è all’ordine del giorno, che sia in campo medico o familiare. È soprattutto accanto a Clara che la dottoressa Doogie dimostra la sua giovane età: la sua voglia di ribellarsi ed emanciparsi, sostenuta ancor di più dal suo essere già una lavoratrice assennata, si scontra con una madre protettiva che sembra aver ancor più problemi della figlia a separare la vita professionale da quella privata. Riconosce la capacità di Lahela, la ammira per la sua voglia di dare il massimo e soprattutto per l’avere a cuore le vite dei pazienti. D’altro canto, nonostante i litigi, la ragazza vede in sua madre un punto di rifermento e – dopo un momento di confusione – decide anche di seguire le sue orme in ospedale con l’obiettivo di diventare una leader decisa e sensibile come lei. C’è grande rispetto tra le due, ma è come se tra le mura di casa tornassero al ruolo di madre e figlia, con tutti i disagi del caso.

dottoressa doogie

È attraverso le relazioni che Doogie intesse che si vede la sua crescita e conosciamo meglio la sua storia.

La sua famiglia in primis, ma anche il rapporto con la stramba amica Steph aggiunge un tassello importate: la vita di Lahela non è perfetta come sembra e lei ha sempre sofferto sentendosi fuori posto in qualsiasi luogo e con chiunque. Mentre Steph e come lei il fidanzato Walter non possono fare a meno di sentirsi inferiori a Lahela, distanti dalla sua intelligenza fuori dal comune e dal suo operare in ospedale.

Il punto di rottura arriva nell’ultimo episodio: per seguire il suo fidanzato Walter in Australia per due mesi, arriva a licenziarsi per allontanarsi dal controllo della madre e, per una volta, prendersi un momento di pausa. Mentre cerca di convincere i genitori a lasciarle svolgere la sua attività di medico durante il tour per surfisti di Walter, vediamo quanto debba essere stato difficile per lei: mai una vacanza, mai una sosta, sempre di corsa verso il suo obiettivo, sempre protesa verso il futuro e mai ferma nel presente. Lo scontro con Clara questa volta è più feroce, mentre una cerca di imporre le proprie restrizioni, l’altra di liberarsene definitivamente. Ma il momento di ribellione passa, come l’intransigenza della mamma. La vera passione di Lahela è salvare vite e solo in ospedale può farlo. Ma perché questo sia possibile, è costretta a dire Aloha (in questo caso: “arrivederci”) al suo primo e vero amore. Anche se per poco.

Dottoressa Doogie si conclude così con un messaggio di Lahela per se stessa: diventare grandi non significa lavorare, ma essere abbastanza forti da fare la scelta giusta, anche se è la più difficile. E a questo si affianca un’invito: vivere la vita attimo per attimo, senza bruciare troppo le tappe, godendo delle persone che ci sono intorno e di quei piccoli momenti che solo rallentando si possono assaporare. Per il resto, c’è sempre tempo.

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