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Fare un sequel valido partendo da una serie di successo è un compito molto complicato: in pochi ci sono riusciti, per non dire pochissimi. Per fare un esempio, un pezzo di storia televisiva come Prison Break qualche anno fa tornò con una quinta stagione che si rivelò un mezzo disastro, una copia sbiadita e invecchiata male della serie che fu. E se è complicato questo, figuriamoci quanto è complicato fare un sequel valido dopo un sequel fallimentare: è questa la sfida che si sono prefissati di vincere gli sceneggiatori di Dexter, una sfida quasi impossibile. Quasi. Che poi, Dexter: New Blood non era fallimentare in partenza, non era la copia sbiadita e invecchiata male di Dexter; l’idea di creare una nuova narrazione che incontrasse la vecchia a metà strada, senza scimmiottarla, c’era anche nel 2021. Solo che la sua fine è stata gestita malissimo. Da qui è ripartita Dexter: Resurrection, da una terza occasione di fare le cose per bene una volta per tutte, stavolta senza sbavature e senza fretta. E per arrivare all’obiettivo, bisognava cambiare delle cose. In maniera netta, e senza paura.
Ma come si fa a cambiare le cose senza snaturare la narrazione? Sfida ancor più difficile: serve qualcosa di rivoluzionario
Già, perchè bisogna rimanere Dexter ma al contempo andare oltre Dexter. Non buttare via il vecchio, ma continuare a farlo germogliare. Creandogli però vicino qualcosa di nuovo, di solido, qualcosa che avesse un futuro. Una sfida, lo ripetiamo, difficilissima. Ma una sfida che Dexter: Resurrection sembra avere tutti i presupposti per vincere. La quarta puntata del nuovo sequel di Dexter non è solo una puntata pazzesca: è una puntata rivoluzionaria. Un episodio che ci mostra il futuro della saga su un piano narrativo, ma che al contempo porta avanti armonicamente ciò che ancora va risolto del passato della saga su un altro piano narrativo. Riuscendo poi a far intersecare perfettamente i due piani narrativi. Un colpo da maestro.

La svolta narrativa, solo subodorata negli scorsi episodi e che ha assunto un’aura di definitività nel quarto, sta nella coralità: Dexter: Resurrection si sta presentando a noi come una serie più corale rispetto alle serie che l’hanno preceduta (l’originale e New Blood), con tutti i nuovi serial killer, la storyline di Harrison e quella di Batista che si intreccia con le altre. Meno dexter-centrica, pur rimanendo inevitabilmente dexter-centrica almeno per il momento. Del resto dovevamo sospettarlo, quando hanno annunciato un cast semplicemente fuori di testa: quando metti in campo nomi del genere, difficilmente si tratterà di personaggi marginali. E così in una sola puntata, all’interno di un’ambientazione tanto elegante quanto inquietante che ci ha ricordato un po’ Hannibal e un po’ The Following, abbiamo conosciuto Leon, il miliardario padrone di casa interpretato da un sempre immenso Peter Dinklage che ha la passione per i serial killer e la folle ambizione di riunire i migliori al suo servizio, dandogli delle regole comportamentali e facendo in modo che interagiscano e socializzino tra loro. Leon che ci è stato presentato da Charley, capo della sicurezza interpretato da Uma Thurman che avevamo già visto nelle scorse puntate. Poi è stato il turno dei vari serial killer, con tanti pezzi grossi del mondo televisivo a dar loro vita e voce: da Al (Eric Stonestreet) a Lowell (Neil Patrick Harris) passando per quella che a occhio e croce avr un ruolo più determinante nella nuova serie: la Lady Vendetta di Krysten Ritter.
Con lei, unica ad avere dichiaratamente un codice simile al suo, Dexter familiarizzerà maggiormente: è chiaro che l’obiettivo di Morgan sia quello di sterminare, magari proprio assieme a Lady Vendetta, tutti gli altri feroci serial killer che incontrerà a casa dell’oscuro magnate. Tutto questo, però, rispettando sempre la prima regola del codice: non farti beccare. Ed è un po’ come tornare alle prime stagioni di Dexter, dove l’ematologo forense si nascondeva alla luce del sole, nel dipartimento di polizia di Miami, mentre faceva fuori serial killer su serial killer. Qui dovrà nascondersi invece in mezzo ai serial killer, mentre proverà a farli fuori a uno a uno mantenendo al contempo – questa la parte più difficile – l’identità dell’Oscuro Passeggero, il serial killer che Dexter ha ucciso e grazie al quale è entrato nel giro dei mostri di Leon.
Un primo colpo, Dexter lo realizza subito: a finire sul suo celeberrimo tavolo delle uccisioni è Lowell, che sin da subito ci è parso come un personaggio viscido e orribile. E per quanto spiaccia non vedere quel fenomeno di Neil Patrick Harris in un ruolo del genere per più puntate, era chiaro sin da subito che sarebbe stato la prima vittima di Dexter in questo nuovo capitolo della sua carriera di vendicatore.
Tutto quanto abbiamo raccontato finora sarebbe già più che sufficiente per una narrazione avvincente e ad alto potenziale di sviluppo, ma la cosa bella è che gli sceneggiatori di Dexter: Resurrection non si sono accontentati: in questa superlativa puntata ha preso sempre più piede anche la storyline di Angel Batista, determinato come non mai a chiudere la sua carriera con un ultimo capolavoro, il più importante: incastrare Dexter Morgan.

Anche se non lo dice chiaramente ai suoi vecchi amici e colleghi Masuka e Quinn (a proposito, rivederli tutti e tre insieme nel solito bar è stato bellissimo e ci ha restituito per pochi minuti quelle vibes fenomenali da vecchia Dexter, dove il contrasto tra le brutture narrate e i colori sgargianti di Miami era sempre qualcosa di visivamente eccezionale), il suo piano è ben evidente: creare i presupposti perchè Dexter venga giustiziato è diventata quasi la sua unica ragione di vita. Ed è per questo motivo che mette sotto torchio Harrison, fino a farlo quasi crollare: dopo il confronto con Batista, il giovane Morgan deciderà di andare alla polizia per costituirsi, fino al colpo di scena finale con la resurrezione dl padre che lo ferma fisicamente prima che sia troppo tardi.
Di cose, in questa puntata di Dexter: Resurrection, ne sono state raccontate tante. Di personaggi nuovi ne abbiamo conosciuti molti, e ne abbiamo rivisti anche molti di vecchi. Abbiamo vissuto anche vari colpi di scena. Il rischio confusione era altissimo, ma chi sta dietro la macchina di questo spin-off è riuscito con grande maestria a regalarci una puntata tanto scoppiettante quanto armonica e ordinata. Una puntata rivoluzionaria per la saga, che chiarisce una volta per tutte come le ambizioni di questo nuovo sequel siano assolutamente sconfinate.
Vincenzo Galdieri






