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Perché dovreste recuperare Crashing prima di subito

Attenzione: evita la lettura se non vuoi imbatterti in spoiler di Crashing

Come convincervi a vedere qualcosa che ha scritto Phoebe Waller-Bridge? Semplicemente dicendovi di vederla, perché spesso le sue opere sono complicate da spiegare, non rendono a parole. Nello specifico, Crashing è un piccolo capolavoro di scrittura ma anche di interpretazione che per troppo tempo è passato inosservato. Ma ora, che è su Netflix già da un po’ di tempo, non avete scuse. Crashing, come si diceva, è difficile da spiegare, non tanto per la sua trama che di base è molto semplice, quanto per la sua teatralità. Partiamo col dire che Phoebe Waller-Bridge adatta la scrittura di Crashing a due testi teatrali, da lei scritti e interpretati, portando quindi nella serie tv molto dramma e molta scenografia. Il mood, infatti, è molto teatrale e gli stessi spazi in cui si muovono i personaggi ci ricordano molto le scenografie di un palcoscenico. Ma Phoebe Waller-Bridge riesce a farci amare tutto ciò, senza farcelo pesare né senza sentire troppo la drammaticità che invece è prorompente nella trama. Trama che è in realtà molto semplice ma che nella sua semplicità risulta geniale: un gruppo di ragazzi vivono in un ex ospedale occupato e cercano di sopravvivere a molte relazioni contorte e intrighi corali.

Crashing

Phoebe Waller-Bridge sa scrivere di umanità, riesce da sempre ad inquadrare le personalità umane con una leggerezza e con un’ironia che spesso ci travolgono e ci lasciano senza parole. Con Crashing la situazione non cambia, anzi. Lungi dall’essere il preludio di Fleabag, che ha tutt’altro stile e tutt’altro ritmo, Crashing è un serie tv divertente che mescola dramma e comicità con semplicità ma anche con coerenza. Quella che potremmo definire una dramedy, insomma, ma che risulta difficile da definire in pieno. Nonostante abbia una sola stagione (ci teniamo a mettervi in guardia da subito, non ce ne sarà mai una seconda) e nonostante i suoi soli sei episodi, Crashing coinvolge da subito e riesce a far ridere molto in maniera spassionata e senza troppe pretese. I suoi personaggi, perfettamente delineati e coerenti sia con loro stessi che con gli altri, riescono a farci affezionare anche nel poco tempo che è loro concesso. La maestria di Phoebe Waller-Bridge nella scrittura fa sì che la serie tv Crashing porti avanti una trama che può sembrare semplice, e la sviluppi in maniera complessa e soprattutto dipendente dalle storie dei suoi personaggi. In Crashing sono i protagonisti a fare la storia, a raccontarla e a viverla, facendo in modo che chi li guarda possa riconoscersi almeno in alcuni comportamenti.

L’atmosfera teatrale sta anche in questo: lo spettatore non è presente in Crashing, gli attori non rompono la quarta parete come succede in Fleabag, ma riescono comunque a coinvolgere chi li guarda dal modo in cui la storia procede, incessantemente, senza deviazioni, dritta al punto. La dimestichezza di Phoebe Waller-Bridge nel descrivere l’animo umano, soprattutto di fronte a situazioni non ordinarie, permette a Crashing di raccontare una storia che sia individuale ma anche molto corale. Il gruppo di amici che vive nell’ospedale occupato, per un affitto esiguo in cambio della promessa di farne da guardiani, è un gruppo sgangherato, ognuno con i suoi problemi, quasi tutti legati alla crescita personale, alle difficoltà di rimanere a galla in una società ambigua che sembra non comprenderli fino in fondo. Tra le loro tragedie personali, però, coesistono quelle di gruppo, quasi a formare una sorta di mal comune mezzo gaudio che permette loro di tirare avanti e soprattutto di sentirsi meno soli. A scompigliare ancora di più questo equilibrio già precario, arriva Lulu, interpretata proprio da Phoebe Waller-Bridge. Lulu già conosce Anthony, sono vecchi compagni di scuola, ma la tensione che si crea tra loro sarà motivo per più di un fraintendimento.

In tutto questo marasma, si muovono delle persone con delle caratteristiche bene definite e Phoebe Waller-Bridge ci tiene a delinearle nel miglior modo possibile, non lasciando nulla al caso e senza perdersi nemmeno un dettaglio, in modo che lo spettatore abbia la possibilità di scegliere con chi empatizzare, di scegliere in chi rivedersi. Perché Phoebe Waller-Bridge ha un modo di scrivere che non lascia indietro nulla, che si incentra moltissimo sui dettagli e che si sofferma sempre sulle fragilità ma anche sulle caratteristiche più spassose di una persona. Crashing è molto sua, si nota subito la sua firma, perché è una serie tv in cui si ride molto, è leggera e spassionata ma sa essere anche molto riflessiva, a suo modo ovviamente. La tipica ironia inglese non abbandona mai l’atmosfera di Crashing, come è giusto che sia, e ne delinea in pieno la scrittura. Ma è proprio questo uno degli elementi che convincono di più, perché il divertimento non è mai scontato né volgare, ma sempre puntuale e coerente, leggero ma mai superficiale. È un intreccio perfetto di ironia e romanticismo, di risate e di momenti drammatici, di sesso e di amore. Perché quello che Phoebe Waller-Bridge sa fare molto bene è anche scandagliare tutte le emozioni umane, tutte le pieghe delle varie personalità.

In Crashing c’è molta fisicità, molto rumore, molto chiasso, moltissimo amore. Proprio perché deriva da una scrittura teatrale, Crashing è molto fisico e irruento, i personaggi non si limitano a mandare avanti la propria storia e a compiere determinate azioni, piuttosto si buttano a capofitto nella vita, senza protezioni di alcun tipo. Si incontrano e si scontrano tra loro continuamente, in un girotondo infinito di equivoci e di intrecci, anch’essi derivanti dalla tradizione teatrale. E per immergersi totalmente nel mood teatrale che si converte a quello televisivo, ci volevano sicuramente degli attori in grado di essere fisici ma anche molto espressivi: Jonathan Bailey, sicuramente fra tutti emerge per la sua bravura ma anche per la sua dimestichezza nel saper portare avanti un ruolo non semplice (anche se può non sembrare, l’ipersessuale Max è un personaggio molto ironico ma anche molto complesso) ma soprattutto molto all’avanguardia. E poi Adrian Scarborough, caratterista e attore teatrale inglese, vincitore di un Laurence Oliver Award come migliore attore non protagonista in un’opera teatrale. Ma anche la stessa Phoebe Waller-Bridge che proviene dal palcoscenico teatrale e che nasce con la scrittura per il teatro, ma che è perfettamente in grado di coniugare la recitazione scolastica con quella prettamente televisiva e a restituirci un personaggio, quello di Lulu, che amiamo e che odiamo allo stesso tempo.

Insomma, Crashing è una serie tv da recuperare immediatamente e non solo per la sua trama divertente e appassionante, quanto piuttosto per il modo semplice in cui coinvolge e in cui riesce a trasmetterci un’ottima sensazione. Quando la leggerezza non diventa superficialità e quando la scrittura comica incontra quella del drama, Phoebe Waller-Bridge tira fuori il meglio di sé. Crashing è un gioiellino di sole sei puntate che è capace di farci sentire da subito la sua nostalgia, che si vede per intero in un pomeriggio ma che ci manca appena finisce. Se avete visto Fleabag o conoscete già i lavori di Phoebe Waller-Bridge, non potete perdervi Crashing che è un modo diverso di capire quanto l’autrice abbia una dimestichezza incredibile non solo nella scrittura creativa ma anche molto nella scrittura dell’essere umano, delle sue fragilità che possono diventare facilmente comiche e divertenti. In conclusione, dovreste recuperare Crashing perché è una miniserie ben fatta, ben scritta e ben congeniata e soprattutto perché è unica nel suo genere e difficilmente vi potrebbe ricapitare di vedere qualcosa di simile: si ride, si ama, si odia, si riflette e si rimane estasiati. Crashing è un bellissimo mix di emozioni umane, di corpi che si scontrano e di anime apparentemente perdute che cercano di ritrovarsi, insieme.