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Chief of War è “la nuova Shōgun”?

Tra le migliori serie tv di agosto, spicca Chief of War

ATTENZIONE: l’articolo potrebbe contenere spoiler su Chief of War!!

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Solo qualche mese fa, il pubblico internazionale scopriva Shōgun, la serie distribuita da Disney+ a partire da febbraio 2024. Uno show mastodontico per le risorse impiegate, per la resa scenica, per gli investimenti fatti sul progetto. Forse alla vigilia nessuno avrebbe immaginato il grande successo della serie, ma Shōgun si è imposta sin da subito come uno dei prodotti migliori dell’anno e una nuova gemma del genere period drama. Chief of War, quasi un anno e mezzo dopo, ha provato a percorrere lo stesso cammino. Non che sia nata come un calco dello show creato da Rachel Kondo e Justin Marks. Chief of War è un progetto al quale Jason Momoa – qui anche produttore esecutivo, attore principale e regista dell’ultimo episodio – ha lavorato per quasi un decennio (il suo “Santo Graal”), aspettando che i tempi fossero maturi per sottoporlo all’esigentissimo pubblico delle piattaforme.

L’opera non voleva somigliare a niente e l’accostamento con Shōgun (che ha dominato gli Emmy 2024) potrebbe anche essere fuorviante. Ma si inserisce in un solco di prodotti televisivi che stanno esplorando storie poco conosciute tenendo il focus sul fascino delle tradizioni e la spettacolarità della resa scenografica. Gli elementi in comune con Shōgun sono in effetti tanti, a partire dallo stile di narrazione. Entrambe le serie si concentrano su storie e luoghi lontani. Il Giappone del XVII secolo è un luogo misterioso e affascinante, pieno di rituali incomprensibili per un pubblico che mastica poco la cultura dell’estremo oriente.

Cliff Curtis in “Chief of War”
Apple TV+

Shōgun ha avuto la capacità di trasportarci in un mondo lontano consentendoci di apprezzare poco alla volta gli aspetti di una civiltà lontana dai nostri orizzonti.

Quella del periodo Evo della storia del Giappone è una pagina poco esplorata dai prodotti televisivi moderni. Nel corso degli anni, diverse produzioni cinematografiche hanno dato spazio alla storia del Giappone. Ma Shōgun si è presentata nel panorama televisivo come una novità stuzzicante. La formula alla base della serie – una sceneggiatura accattivante, una scenografia sorprendente e la ricostruzione dettagliata dell’ambientazione storica – si è rivelata vincente, al punto da essere strapremiata all’ultima cerimonia degli Emmy. Chief of War ha fatto un’operazione simile.

La serie ha debuttato su Apple TV+ il 1 agosto e andrà avanti fino al 19 settembre con il rilascio di un episodio a settimana. Jason Momoa – che è nato alle Hawaii, guarda caso proprio il 1 agosto – ci ha lavorato insieme a Thomas Paʻa Sibbett. La storia è basata su fatti reali, anche se poi questi vengono adattati alle esigenze narrative dello show. Chief of War ripercorre il processo di unificazione dei quattro regni in cui erano suddivise le Hawaii e si concentra sulle guerre interne e sul contatto con i “visi pallidi” che volevano colonizzarle. Hawai’i, Maui, O’ahu e Kaua’i sono le quattro isole dell’arcipelago. Quattro regni indipendenti che o sceglievano la via della collaborazione o (più spesso) si facevano la guerra. Ka’iana (Jason Momoa) è il figlio di un “capo della guerra” di Maui.

Brandon Finn nel primo episodio della serie tv Apple
Apple TV+

Lui stesso guerriero tra i più temuti del regno, all’inizio di Chief of War lo troviamo a Kaua’i, auto esiliatosi dopo aver disertato l’esercito del re e aver messo fine alla vita da soldato.

Ka’iana vive con i fratelli Nahi e Namake, la moglie Kupuohi e la cognata Heke. Tutti credono di aver ormai chiuso con il sangue e le battaglie, ma le cose cambiano quando il re Kahekili li richiama all’improvviso a Maui per rimetterli al proprio servizio. Il sovrano, un uomo potente, vanaglorioso e assetato di potere, crede in un’antica profezia secondo la quale un re nato sotto una stella rossa è destinato a riunificare tutte le isole sotto un unico grande regno. Per realizzare il proprio destino ha bisogno di un uomo della guerra come Ka’iana. Che decide di guidare la spedizione alla conquista di O’ahu, salvo poi pentirsene.

Anche nel regno di Hawa’i l’assetto di potere sta per cambiare. Il re Kalaniopu, un uomo anziano e prossimo alla morte, studia attentamente le mosse per la successione, indeciso se affidare il regno al figlio Keoua, grande guerriero, o al nipote Kamehameha, molto più sottile e strategico del cugino. A quest’ultimo dovrebbe andare in moglie la giovane Ka’ahumanu, figlia del capo della guerra di Hawa’i e nipote di Kahekili, una donna che ha visioni degli dei e il cui posto a corte è fortemente strategico nella guerra in corso. Chief of War è dunque un bel casino, almeno nei primi episodi.

Jason Momoa è protagonista, ideatore, produttore esecutivo e regista di un episodio di Chied of War
Apple TV+

Per lo spettatore diventa difficile orientarsi tra nomi incomprensibili, luoghi che hanno suoni così simili e legami familiari in cui all’inizio è difficile immergersi.

È un mondo complicato quello di Chief of War. Ma il filo conduttore è sempre lo stesso: la lotta per la conquista del potere. Come in Shōgun, anche nella serie Apple TV+ la politica svolge un ruolo predominante. Lo spettatore viene travolto dagli eventi, non gli viene dato il tempo di prendere confidenza con le famiglie, le dinastie, le dinamiche interne ai vari regni. Si trova già nel bel mezzo dell’azione, costretto a prender nota degli sviluppi che avvengono rapidamente sotto il suo sguardo confuso. Andando avanti con episodi però, il pubblico inizia a entrare in sintonia con i personaggi e la lotta per la conquista del potere diventa appassionante e avvincente.

Proprio come in Shōgun, il nostro sguardo di osservatori occidentali resta rapito da ciò che accade sullo schermo. Il fascino di una cultura così poco trattata dall’industria televisiva riesce a convincere lo spettatore ad andare avanti in una visione tortuosa, resa ancora più difficile dai dialoghi in hawaiano che occupano buona parte degli episodi. A tutto ciò si aggiunge il punto di vista degli occidentali. Se in Shōgun si cerca di comprendere le dinamiche del Giappone attraverso gli occhi di John Blackthorne, in Chief of War la prospettiva occidentale è quella dei “visi pallidi” che filtrano quel mondo attraverso il loro angolo di visuale. La nave del comandante John Meares sta per sbarcare nell’arcipelago, destinata a cambiare le sorti del conflitto interno e la storia stessa della regione.

Noi seguiamo la scia degli eventi, sballottati da una parte all’altra, rapiti dal ritmo del racconto e conquistati dal fascino del mistero.

I
Apple TV+

La riscoperta di culture che sembrano così distanti dalle nostre, di mondi poco avvezzi alla luce dei riflettori, ha funzionato per Shōgun e potrebbe funzionare anche per Chief of War. Come la serie distribuita da Disney+, anche il progetto di Momoa è uno di quei prodotti che sembrano esclusivi ma che in realtà riescono a essere trasversali grazie a una prerogativa essenziale: la qualità. Chief of War cura tantissimo i dettagli, presenta una scenografia mozzafiato, ricostruisce in maniera molto credibile l’ambientazione storica, si cala perfettamente nel contesto, ma non rinuncia comunque alla spettacolarità.

Rispetto a Shōgun, l’azione è qui anche più presente (e forse gli autori non rinunceranno a un’epica battaglia nel finale), ragione per cui molti appassionati dei drammi storici potrebbero avvicinarvisi a prescindere. Chief of War offre uno spaccato credibile della situazione delle Hawaii alla fine del XVIII secolo e lo fa attraverso personaggi interessanti, che disvelano le loro intenzioni poco alla volta. Considerando i presupposti e gli standard di qualità su cui poggia la serie, Chief of War ha il potenziale per diventare una nuova Shōgun. Quest’ultima però, poteva contare su una tradizione già consolidata alle spalle (la serie è tratta da un libro di successo, da cui videro la luce una serie tv e un film negli anni Ottanta).

Rispetto alla serie che ha stravinto agli Emmy, Chief of War potrebbe invece restare confinata entro le proposte di Apple TV+ senza avere la forza di affermarsi all’esterno.

Il rischio che il progetto di Jason Momoa resti una serie tv di nicchia è concreto e a Chief of War potrebbe mancare l’ampio respiro che ha reso Shōgun uno dei migliori period drama degli ultimi anni. Ciò non vuol dire però che non valga la pena avventurarsi nella visione dei nove episodi dello show. Al contrario, se siete appassionati di drammi storici, questo è un titolo che non dovreste perdervi!