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Black Mirror è forse la serie più provocatoria e inquietante della televisione contemporanea. Ogni episodio è uno specchio distorto ma tremendamente realistico del nostro rapporto con la tecnologia. Ogni storia è concepita come un universo a sé stante, completo, autoconclusivo, ma spesso così ricco di spunti e tensioni irrisolte da lasciare nello spettatore una domanda inevitabile: che altro potrebbe succede? Alcuni episodi, in particolare, sembrano fatti apposta per avere un seguito che approfondisca o ribaltati la prospettiva. Il mondo raccontato negli episodi di Black Mirror – qui potete recuperare l’ultima stagione – è troppo potente per essere abbandonato dopo un’ora. In questo articolo abbiamo raccolto 7 episodi iconici per i quali sentiamo il disperato bisogno di un sequel. Perché alcune storie non possono (e non devono) finire con i titoli di coda.
1) 15 milioni di celebrità, uno degli episodi più disturbanti di Black Mirror
15 milioni di celebrità è il titolo del secondo episodio della prima stagione di Black Mirror, una distopia che riflette sul culto dell’immagine, il consumismo e il potere manipolatorio dei media. Il protagonista è il giovane Bing, che vive in un futuro grigio e claustrofobico, in una società in cui le persone trascorrono le giornate pedalando su cyclette per guadagnare “meriti”. I meriti sono una vera e propria valuta digitale da spendere in beni di prima necessità, ma anche svaghi o opportunità. Bing conduce una vita monotona finché non incontra Abi, una ragazza dalla voce straordinaria. Bing decide di aiutarla a partecipare a Hot Shot, un talent show apparentemente meritocratico. Ma l’illusione cade in frantumi quando Abi viene sfruttata e assorbita dal sistema, ridotta a oggetto sessuale in un’industria che mercifica ogni forma di talento.
Lo stesso gesto ribelle di Bing, che minaccia un suicidio in diretta per denunciare il sistema, viene anch’esso trasformato in intrattenimento. Il messaggio di fondo dell’episodio è cinico ma estremamente attuale: anche la ribellione, quando è esteticamente vendibile, viene inglobata e mercificata. Un eventuale sequel di questo episodio potrebbe svilupparsi mostrando una società apparentemente riformata, in cui i “meriti” non esistono più e la ribellione di Bing è stata mitizzata. Tuttavia, in questa nuova realtà post-Bing, la libertà è solo di facciata. La gente potrebbe semplicemente cambiare “piattaforma”, passando da prestazioni fisiche a prestazioni emotive in un sistema ancora più subdolo e cinico (come avviene in parte nel primo episodio dell’ultima stagione di Black Mirror). In un eventuale sequel Bing potrebbe passare dall’altro lato della barricata diventando un’icona, un imprenditore della propria immagine. Si troverebbe così a confrontarsi con il paradosso del potere: è diventato esattamente ciò che odiava.