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Il decimo episodio dell’ultima stagione di Better Call Saul ci porta avanti nel tempo, al presente, per la prima volta per un intera puntata. Questo salto temporale, oltre ad avere un’importanza narrativa non da poco, dato che va ad indirizzare lo spettatore verso quello che sarà il finale effettivo della serie, ci fa conoscere un personaggio in modo più approfondito. Jimmy, Saul e ora Gene. La trinità di Jimmy McGill, i tre stati d’animo del protagonista di Better Call Saul, tutti accomunati da una serie di fattori caratteriali che contraddistinguono la personalità dell’avvocato, quella di un uomo che non intende cambiare. Mai.

Better Call Saul

Il nuovo alter ego di Jimmy, nonostante la sua situazione tragica e nonostante abbia perso tutto ciò che aveva e sia stato costretto a cambiare stile di vita per ben due volte, nel primo caso si può parlare di una volontà più che di una costrizione, anche se la perdita di Kim ha effettivamente condizionato quanto meno un acceleramento della transizione definitiva da Jimmy a Saul, nonostante tutto ciò, Gene non cambia nel profondo. Si tratta di un aspetto negativo da questo punto di vista, ma risulta essere più che comprensibile immedesimandosi in lui. Jimmy ha perso tutto ciò che aveva costruito, prima con l’amore della sua vita, per via della necessità di alimentare il suo smisurato ego e quello della sua consorte, con la quale ha condiviso le manie di grandezza che tutti abbiamo potuto constatare. Una volta perso ciò, al protagonista di Better Call Saul era rimasto soltanto quell’ego, ormai troppo pieno e corazzato per pensare di accantonarlo. Tutto ciò porta ad uno stato in cui Jimmy, pur di sopravvivere, definitivamente spoglio da affetti e interessi nel senso positivo del termine, decide di aggrapparsi proprio a quell’ego smisurato di cui dispone, che da corazza diviene arma in una guerra quotidiana in cui si batte con sé stesso, con un passato tormentato da demoni e conseguente senso di colpa, oltre che con una certa paura e avversione per la noia, la stabilità. E’ qui che Jimmy si tramuta in Saul in via definitiva, dedicandosi al suo lavoro con passione e determinazione pur di non impazzire, di non fermarsi e avere il tempo di guardarsi indietro e rimpiangere ciò che poteva essere e non è stato. Lo sguardo di Saul Goodman acquista un nuovo significato.

Better Call Saul

E poi arriva Gene. Arriva per vivere una vita piatta ed insignificante, anonima, senza pretese. Gene Takovic è un animale in gabbia, ma uno che ha deciso di chiudersi in una cella pur di sfuggire a un destino inevitabilmente tragico. E allora in quei momenti di calma e noia, proprio quella che Saul faceva di tutto per evitare, è lì che il suo istinto primordiale viene fuori. Gene ha imparato a difendersi, a mettere la sua incolumità prima di ogni altra cosa, dopo averne viste tante, troppe, l’unica cosa che conta diventa sopravvivere. Ma la creatività del genio fa si che nel momento in cui rischia di essere scoperto, decide di ricorrere alla sua mente criminale in quella che ha tutta l’aria di essere un’esibizione volontaria, una last dance (o magari no) per ricordare a sé stesso di cosa è capace. C’erano altri mille modi per convincere il tassista a farsi da parte, eppure l’ego del protagonista di Better Call Saul viene nuovamente fuori, si mette (anzi, sogna di mettersi) un bell’abito colorato ed eccentrico, come quelli che ha sempre indossato per distinguersi e rendere visibile la sua straripante personalità, pianifica tutto nei minimi dettagli con la solita insospettabile calma e si esibisce, per un’ultima volta, sul più umile dei palcoscenici, dimostrando a tutti e soprattutto a sé che la determinazione di Jimmy e l’astuzia di Saul non sono mai andate via.

Ma il momento clou non può che essere la recita, la scenata napoletana per antonomasia che Gene mette in scena per distrarre la guardia del centro commerciale. E lo fa con la freddezza di chi si è trovato con le spalle al muro tantissime volte, con una pistola puntata alla testa nel deserto o di fronte ai più spietati criminali in circolazione. L’esperienza paga in tutti i sensi, perché Gene fa andare la sua realtà a braccetto con la menzogna, sfrutta la sua storia pur di salvarsi, ammette di essere debole e solo e di aver perso tutto ciò che di più caro aveva, trasformando ciò che lo fa soffrire e lo tormenta, nella sua nuova e piatta quotidianità, in uno scudo vincente.

Ma non è di certo la prima volta. Già di per sé è facile il paragone con la scena della 5×05 di Breaking Bad in cui Walt recita la parte della vittima davanti a Hank per crearsi un diversivo utile e nascondere una cimice nel suo ufficio. Walt, più di Jimmy, ha maturato il marciume dentro di sé dal niente, vedendosi costretto a compiere atti disgustosi ed ignobili pur di mantenere intatta la sua posizione e azzerare i continui rischi di essere scoperto. Si tratta di un esempio ancora più marcato di come l’essere umano sia in grado di aggrapparsi con le unghie e con i denti alla propria vita, proprio perché la trasformazione di Walt è stata ancora più stravolgente. In quel caso il punto del discorso era il fallimento del matrimonio con Skyler e la difficile situazione familiare, ma va ricordato che, ogni qualvolta gli sia servito, il protagonista di Breaking Bad non ha mai evitato di utilizzare la propria condizione (il cancro, oltre ai problemi in famiglia) come arma di difesa e inganno, riuscendo a far prevalere la necessità sulla sofferenza. In Better Call Saul questo processo è più frammentato per questioni narrative, ma basti pensare a quando, nella 4×10, Jimmy esita nel recitare la lettera di suo fratello Chuck per impietosire il collegio, riuscendo a coniugare la sua sofferenza più intima con lo scopo di riottenere il titolo di avvocato, parlando a cuore aperto e descrivendo il loro rapporto in modo convincente e dettagliato, proprio perché si tratta di pensieri e sensazioni realmente presenti in lui. E’ dunque chiaro che non ci sia niente in grado di cambiare il protagonista di Better Call Saul, che si tratti di Jimmy McGill, di Saul Goodman o di Gene Takovic, la sua anima è destinata a vagare per sempre in un deserto di solitudine, arrangiandosi di tanto in tanto con i soliti mezzucci, per tirare a campare ancora un po’, per sopravvivere.

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