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Gli Archetipi Seriali sui personaggi femminili – La Cercatrice

Il secondo appuntamento con la rubrica Archetipi Seriali e personaggi femminili, un viaggio di psicologia nelle serie tv, è arrivato e non possiamo che presentarvelo con enorme entusiasmo. La nostra riflessione ispirata al libro di Marina Pierri, Eroine Come personaggi delle serie tv possono aiutarci a fiorire prosegue, sperando di incontrare ancora una volta interessamento e curiosità da parte vostra. Nella precedente analisi, prima ancora di procedere a parlare della protagonista di Stranger Things, Eleven, identificabile con l’archetipo junghiano dell’Orfana, e di psicologia nelle serie tv è emerso quanto le queste abbiano la possibilità di modificare immaginari, informare e performare coscienze e costruire consapevolezze non solo personali ma anche sociali e politiche. Essere parte di una certa comunità significa anche risuonare con i prodotti culturali da essa creati e, se così non dovesse essere, significa che potrebbe essere necessario un cambiamento imminente, al fine di creare narrazioni e rappresentazioni autentiche. Di qui, l’applicazione della psicologia e dei meccanismi di interpretazioni più sofisticati per allontanarci con sempre più consapevolezza dall’errata considerazione delle serie tv come mera fonte di intrattenimento.

La nostra esperienza di donne, spesso, ci porta a chiuderci in prigioni immaginarie, per lo più mentali, da cui uscire assume le sembianze di una vera e propria impresa. Spesso, la nostra gabbia è la cosiddetta zona di comfort in cui sentiamo al sicuro ma nel Viaggio, questo momento giunge per tutte, ossia quel punto di svolta in cui, durante il cammino abbandoniamo il familiare e ci dirigiamo verso l’ignoto. É il momento in cui la Storia inizia davvero e lo scrittore Joseph Campbell ne parla con il nome di Varco della Prima Soglia: rappresenta il momento in cui l’Eroina impegna ogni parte di se stessa nel Viaggio. É il punto di passaggio dall’ordinarietà alla straordinarietà, dall’ambiente della quotidianità a quello nuovo e sconosciuto, verso cui ci si può predisporre in modi diversi. La chiamata all’avventura è stata accettata e gettarsi a capofitto nel vuoto significa affrontarne ogni conseguenza.

“Si lasciano il Mondo ordinario alle spalle, così come la loro vecchia identità. Sono ora senza pelle, freschi, rinvigoriti, nuovamente innocenti, ma con qualcosa in più: la certezza che il posto giusto per loro non è il posto dove si trovavano fino a poco tempo prima”, ci dice Marina Pierri. É questo il Momento in cui la nostra protagonista si è trasformata in una Cercatrice che guarda la realtà con occhi diversi e vergini. Anche questo archetipo ha il suo lato ombra, il viandante, che non trascende le esperienze che vive ma si affretta a collezionare esperienze per colmare un vuoto interiore. Nel caso della Cercatrice, invece, gli ostacoli saranno molteplici, i più forti coincidono con le resistenze interiori che vorrebbero spingerci ad accontentarci di ciò che abbiamo per poi tornare nella nostra zona di sicurezze. A queste, si affiancano tutte le paure del mondo esterno. L’autrice parla di “benedizione di Artemide”, ossia di una perfetta rappresentazione della donna che lotta e non si fa intimorire. Tuttavia, nel suo percorso, non esclude ma accoglie nel suo essere sempre protesa verso la meta. Conoscendo le caratteristiche di questo archetipo non ho potuto che parlare di psicologia nelle serie tv e pensare a un personaggio che per me rappresenta una Cercatrice autentica, la quale pretende di essere costantemente immersa nel flusso del cambiamento pur non rinnegando la sua personale autenticità.

Sto parlando di Annie January, ossia la Starlight di The Boys, la serie creata da Eric Kripke. Quello che ha reso The Boys una novità estremamente interessante è la scelta di mostrarci un lato oscuro e ignoto – sicuramente più umano – dei supereroi. Essere un Supereroe in The Boys non è sinonimo di giustizia o di integrità morale ed etica. Ed è forse proprio per questo motivo che, nell’era del politicamente corretto, un tale affronto appare oltraggioso ma non può far altro che ammaliare il pubblico degli spettatori. Una storia che non nasconde la depravazione dell’animo umano, anzi, è disincantata e non ci illude di vivere immersi nella edulcorata magia delle favole.

Annie, interpretata da Erin Moriarty, è una giovane ragazza dotata di superpoteri. Educata da sua madre a onorare valori come l’altruismo e integrità morale, presto vedrà il suo mondo sconvolto da un inaspettato avvenimento: l’ingresso nel gruppo dei famigerati Sette, i Super più celebri e acclamati di New York che nascondono atroci segreti e sono spinti da egoismi e abusi di potere.

Il percorso di Starlight è un’affannata ricerca di uno spiraglio di giustizia in un mondo corrotto, in cui a nessuno importa seguire l’etica. La giovane ragazza che vediamo stuprata fisicamente e mentalmente, iper-sessualizzata con costumi attillati, costretta a scegliere più volte tra senso del dovere e dignità personale, vede affievolire la sua scintilla di speranza e crede di dover accettare di aver perso una guerra troppo grande per essere combattuta da sola. La sua anima da Cercatrice vacilla prima di mostrarsi più forte di prima.

Nonostante Annie affronti una terribile scoperta riguardo la persona che ama e di cui in maniera esclusiva si fida, nonostante debba accettare di fingere davanti a milioni di sostenitori che ignorano i logoranti meccanismi di potere esistenti dietro la facciata del successo, il suo fuoco interiore è più ardente che mai. Capiamo che, in quanto autentica Cercatrice, Starlight non si è mai davvero arresa ma è soltanto maturata e ha capito di dover scendere a compromessi per giocare ad armi pari e avere l’occasione di risanare un sistema marcio fino alle fondamenta. Annie non ha smesso di lottare, ha solo cambiato strategia. Ha dovuto rinunciare alla sua concezione fiabesca del mondo e all’ottimismo che la contraddistingueva, ma il suo cuore è ancora buono e le sue ambizioni ancora oneste. Ed è per questo che Starlight va oltre ogni stereotipo: ha sognato, è stata delusa, ha perso ogni cosa ma non si è piegata e vive per alimentare la fiamma della speranza che brucia in lei. Lei manifesta quella la parte di noi pronta a cercare non solo per noi stessi ma per chiunque altro: l’aspetto più ricorrente che individuiamo in lei, in quanto archetipo della Cercatrice, non è il raggiungimento della meta quanto l’esperienza vissuta per raggiungerla. Questo perché l’obiettivo cambia e a contare di più è la strada percorsa, in cui il cambiamento prende forma e diventa la vera risorsa che il tempo è in grado di generare.

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