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Nella serialità esistono diverse classificazioni. Il genere, innanzitutto, ma anche l’orizzontalità/verticalità oppure l’identificazione come miniserie o come serie più “classica” da sviluppare in più stagioni. Nella mia mente però c’è una classificazione particolarmente importante, anche se forse è di tutte la meno sensata: quella che ha come discriminante la durata degli episodi. Da persona precisa e un po’ compulsiva quale sono, quando guardo una serie setto me stessa in base alla durata degli episodi. Sono brevi o lunghi? Quanti posso riuscire a vederne in una sera senza esagerare? È così, in questo modo un po’ maniacale, che organizzo la mia mente e la mia visione, anche se ogni tanto ci sono delle sorprese. Un esempio? L’episodio 3×08 di And Just Like That.
Le puntate del sequel di Sex and the City hanno una durata media intorno ai 40 minuti, quindi sono un po’ una via di mezzo tra le serie brevi da 25-30 e quelle che oggi vanno per la maggiore, con episodi che vanno tra i 45 minuti e l’ora. Insomma, né carne né pesce. Sarò franca con voi. Quando ho visto che Per sempre felici e contenti, l’episodio uscito venerdì 18 luglio su Sky e NOW (qui per recuperare la recensione dell’episodio precedente) aveva una durata di soli 31 minuti ho pensato: ma se con la loro solita lunghezza gli episodi di And Just Like That fanno fatica a ingranare, cosa potrà mai succedere in così poco tempo? Vi basti sapere che, a visione ultimata, un po’ mi sono ricreduta.
Ah, l’amore.
Croce e delizia di tutti, ma delle protagoniste di And Just Like That un po’ di più. E se la serie e il suo prequel sono nate proprio per raccontare l’aspetto sentimentale e sessuale della vita in tutte le sue forme e sfaccettature, questo episodio lo fa in modo ancora più preciso. Di relazioni nella 3×08 ne abbiamo di tutti i tipi e non sempre, come il titolo suggerisce, sono da favola.

Non so se categorizzare la relazione tra Carrie ed Aidan tra quelle di vecchia data o tra quelle più fresche, ma so per certo che per me i due gareggiano nella categoria Relazioni da terminare. Vi giuro che più passano le puntate, più continuo a chiedermi cosa ci facciano ancora Carrie ed Aidan insieme, e ve lo dico proprio come lo direi a un’amica in difficoltà: così non va.
Aidan continua a palesarsi a New York solo ed esclusivamente quando la situazione con il figlio glielo concede. Certo, erano i patti, ma come è possibile che nessuno si renda conto dello squilibrio che intercorre? Carrie come al solito lo vede arrivare e non fa una piega, ben felice di rinunciare a qualunque cosa abbia da fare per passare del tempo con il suo partner, anche se questo qualcosa è un incontro di scrittura (aka lavoro) con il suo affascinante vicino di casa.
Aidan, dal canto suo, fiuta la presenza di un uomo ipoteticamente interessante nella vita di Carrie e quindi cosa fa? Vuole conoscerlo, sapere di lui, indaga con gli amici. In due parole: è tossico. E io un po’ me la prendo con i creatori di And Just Like That per aver fatto retrocedere così tanto una relazione per la quale avevo fatto il tifo fin dai tempi di Sex and the City.
Doppia presenza di relazioni di And Just Like That nella categoria Relazioni nuove di zecca.
La più improbabile – anche se palesemente annunciata – è quella tra Seema e il paesaggista Adam (ora so il suo nome). La loro è la classica relazione agli inizi, quella in cui il sesso è una costante e tutto il resto viene dopo, compresa la conoscenza del cognome. Il problema sorge quando vieni a sapere che il cognome in questione è Karma, ma vabbè, dettagli. Oltre a passare parecchio tempo a letto, Adam e Seema cominciano a conoscersi, a ridere insieme, a sviluppare quell’alchimia che in una coppia serve sempre, ma forse da adulti anche un po’ di più. Perché il meglio soli che male accompagnati dovrebbe essere già diventato una sorta di regola aurea.

Nuova di zecca è anche la relazione tra Miranda e Joy. In questo caso però la conoscenza e l’alchimia presentano un leggero velo di paura: la paura di Miranda che essere se stessa al 100% possa significare perdere – per l’appunto – la gioia degli inizi. E allora non mente ma di certo omette, che poi sono un po’ la stessa cosa. Omette di aver avuto problemi con l’alcool, di non bere per un motivo ben preciso. E così facendo tiene Joy all’oscuro di una parte di sé parecchio importante. Una parte che arriva addirittura a mettere in dubbio, perché magari definirsi alcolista è stata un’esagerazione. No, Miranda, non lo è stata. E lo so, la paura gioca brutti scherzi.
Io per esempio ho avuto paura che Miranda ci ricadesse. Ma il punto qui è (anche) che una paura del genere non permette di mettere a un rapporto le giuste basi. E i palazzi con le fondamenta non stabili tendono a crollare alla prima folata di vento.
Dall’altra parte abbiamo invece le relazioni di lungo corso di And Just Like That.
Abbiamo le coppie sposate con figli e un matrimonio più o meno solido, anche se quello tra Lisa ed Herbert comincia un po’ a vacillare. Il motivo? La cotta di Lisa per Marion, il nuovo montatore della sua docuserie. Sapevamo che questo momento sarebbe arrivato? Certo che sì. E la 3×08 di And Just Like That dimostra che avevamo ragione. Lisa passa praticamente tutto l’episodio in bilico tra il flirt con lui e la fuga da lui, in preda ai sensi di colpa ma anche a una palese attrazione nei suoi confronti. Si tratta di un’innocente infatuazione dovuta alla quotidianità che tanti anni di matrimonio e la vita adulta per forza di cose ci mettono davanti? Non lo credo più così tanto. Ma se abbiamo superato la fine della relazione tra Miranda e Steve, credo che ormai niente possa più scalfirci da questo punto di vista.

Il premio alla Relazione più solida dell’universo va invece a Charlotte ed Harry, anche se dobbiamo dirlo: gareggiano (quasi) solo loro. Passata l’operazione per rimuovere il tumore di Harry – una dinamica alla quale mi aspettavo e speravo che l’episodio avrebbe dato una rilevanza maggiore – Charlotte mi sembra ad oggi l’unica del gruppo che riesce a pensare in modo sensato e coerente con la sua età. Riflette sul tempo che passa, sull’essere in una fase della vita più matura e su quanto siano giustamente cambiate rispetto a quando erano giovani e pronte a mangiarla, la vita.
Che dire, Charlotte, meno male che ci sei.
Perché senza di te, mia cara signora Goldenblatt nata York, And Just Like That potrebbe sembrare una serie adolescenziale qualunque. In più occasioni, mentre guardavo la puntata, mi sono ritrovata a pensare a me stessa nel passato, quando frequentavo le odiosissime scuole medie e guardavo al mondo degli adulti come a quello della pace interiore. Per me diventare grande significava dire addio ai problemi relazionali e dire benvenuta alla stabilità, al Per sempre felici e contenti. Se non di coppia, almeno con se stessi. La verità è che così non è, e nel suo modo davvero parecchio eccessivo questa serie non fa che ricordarmelo, episodio dopo episodio.
Un po’, devo ammetterlo, mi dispiace. Mi dispiace perché smentisce le credenze che da molto giovane mi ero tanto impegnata a formare nella mia mente, e mi dispiace perché Sex and the City nel suo modo di affrontare le relazioni era tutta un’altra cosa. I problemi forse erano gli stessi, ma le protagoniste erano più sagaci, più concrete, più reali. Oggi così non è più, e forse è semplicemente arrivato il momento di accettarlo. Perché siamo cresciuti, e dobbiamo avere il coraggio di ammettere quando le cose non stanno come avremmo voluto. E sì, anche di ammettere che – sotto sotto – vorremmo non essere cresciuti mai.







