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Gli angeli stanno seduti in After Life

L’articolo contiene spoiler su After Life

Essere angeli non vuol dire niente. Nella concezione di molte persone gli angeli sono quegli individui buoni che, una volta passati a miglior vita, vegliano su di noi dall’aldilà. Bisogna essere buone persone, con buone intenzioni e bisogna, sfortunatamente, morire. Una serie di preconcetti che ci portiamo avanti da quando ne abbiamo memoria, un po’ per sentire più vicini i nostri cari defunti, un po’ perché ci piacerebbe dare un senso alla morte. L’idea che tutto sia effimero, un percorso in cui questo corpo nasce e muore, ha infestato più volte le nostre menti. Non vogliamo che la nostra esistenza sia legata a un concetto così semplice.

Per una volta non leghiamo questa voglia di essere di più all’egocentrismo. Se qualsiasi individuo nel mondo ha questo desiderio, non possiamo essere tutti fautori di un errore. Per questo credere negli angeli, soprattutto custodi, dopo la morte è piacevole. Rassicura il nostro pensiero e ci permette di darci una seconda opportunità: anche quando finirà il nostro tempo, potremo ancora fare tanto per il prossimo. È un concetto che, in qualche modo, è stato ottimamente affrontato da The Good Place. Ma è un concetto che Ricky Gervais ha preso, lo ha usato per distrarci e poi lo ha ribaltato con un colpo di polso.

Era quello il concetto del titolo

After Life

La comicità della serie non ci ha mai distratto dai suoi lati più drammatici e dolorosi. Il titolo poteva voler dire tante cose, ed effettivamente nel corso degli anni i collegamenti non sono mancati. Dopo la vita di Lisa, l’incipit su cui si basa tutta la serie dal primo momento. Narra delle vicende seguenti al lutto affrontato da Tony, un uomo distrutto e cinico che ormai non trova motivi per andare avanti se non una routine meccanica e la sua fidata cagnolina. La vita di Tony, se così vogliamo definirla, è vuota. Non è neanche più una vita dal suo punto di vista: più volte nella serie l’uomo dice di non sapere per quale motivo continui a svegliarsi la mattina. Tra i personaggi intorno a lui e i vari lutti degli stessi, eravamo arrivati a pensare che fosse un allegorico viaggio attraverso il dolore e la riscoperta dei valori per cui viviamo.

Eppure Ricky Gervais non era d’accordo. Alcuni si sono addirittura sentiti ingannati da come questa terza stagione abbia ribaltato molte teorie dei fan, ma è evidente come l’idea dietro il prodotto fosse fatta e finita già anni fa. La serie non aveva intenzione di distaccarsi dalla cruda realtà in cui è ambientata e quindi ha scelto un modo molto più dolce per esprimersi. Si tendeva a dire che After Life fosse troppo tardi, ovvero che la serie fosse ambientata in un momento ormai già senza ritorno per Tony. Ma non sapevamo quanto il prodotto fosse consapevole di queste stesse parole, pronto a riutilizzarle per un concetto rimasto nascosto tutto questo tempo.

After Life (dopo la vita) è troppo tardi per essere un angelo

Senza troppi giri di parole, Anne dice a Tony cosa pensa lei degli angeli. Pensa che il suo defunto marito e la defunta moglie dell’amico fossero angeli già in vita. Rallegravano le loro giornate, li rendevano persone felici e facevano di tutto per portare gioia al prossimo. E se per le scorse stagioni abbiamo sempre definito Anne, in modo leggero, l’angelo custode di Tony, ora è la donna a dire che secondo lei il protagonista è quanto di più vicino ad un angelo possa esistere. Certo, dentro di sé ha un buco nero di tristezza che lo sta divorando man mano, ma questo non gli ha mai impedito di rendere migliori le vite di chiunque lo abbia incontrato. È un uomo che reagisce alla vita e al prossimo con uno spettro emozionale nascosto, ma mai incomprensibile.

In modo molto sottile e quasi scontato, la serie ci aveva mostrato questo concetto senza spingerci a realizzarlo fino a quel momento. Che fosse il supporto morale ad una vedova ormai rimasta sola, l’amicizia con una donna che si sente troppo fragile per dimostrarlo, o le giornate passate in ospizio con il suo affaticato padre, Tony ha smesso di vivere affinché gli altri iniziassero. Non si è fisicamente tolto la vita, ma è diventato la persona più generosa e meno egoista di tutte, nonostante quel che dice nei discorso. C’è sempre per portare qualcuno a prendere un caffè e risollevargli il morale, o semplicemente ascoltare le strampalate storie dei suoi compaesani. Stando seduti su una panchina, al lavoro o sull’ennesimo divano degli intervistati, Tony riesce a guardare negli occhi l’altra persona. Né dall’alto, né dal basso, ma sempre alla stessa altezza, con empatia e immedesimazione.

Si ricollega tutto in maniera poetica

Il classico episodio finale delle serie tv, dove la telecamera stacca da un personaggio all’altro, mostrandoci come essi siano cambiati e quale sia il loro ultimo momento, ora ha un significato extra. Non è per mano del fato, una casualità che è stata piacevolmente benevola con loro. Con uno sguardo intorno alla fiera, ci rendiamo conto di come ogni evoluzione di quei personaggi sia arrivata tramite Tony. Quei volti sorridenti, felici del loro presente e ambiziosi verso il futuro, hanno avuto un angelo custode che vegliava su di loro tra parolacce e battute decisamente cattive. Eppure, a modo suo, con un linguaggio tutt’altro che aulico e puro, Tony li ha resi persone felici e rimarrà impresso nelle loro vite per sempre.

E una volta compiuto il suo percorso di vita, una volta capito il suo ruolo nel mondo e messo in atto quello in suo potere per migliorare le vite altrui, si allontana. In un particolare momento di silenzio, lui che ama tanto scherzare e dire la sua, non prima di essere immortalato da una fotografia che significa tutto. Significa che la sua vita ha lasciato un’impronta evidente e un cambiamento tangibile. Che gli altri si ricorderanno di lui e, se non lo faranno, avranno una foto da guardare per rinfrescarsi la memoria. E noi siamo rimasti lì, a guardarlo tra le lacrime che bagnavano il nostro sorriso in un confuso mix di gioia e tristezza che solo After Life poteva farci vivere in così poco.

Forse Tony è un angelo per davvero e lo è anche per noi, semplici spettatori davanti all’ennesimo capolavoro di vita di Ricky Gervais. Un personaggio ormai così completo e incredibile da non aver bisogno di descrizioni. La sua firma è un sinonimo di qualità, di ragionamento e di risate. Con la voglia, forse, di movimentare anche il pubblico in questo momento di grande difficoltà per tutti. Siamo in cerca di supporto morale per uscire da situazioni complicate e cerchiamo un segno dall’alto evitando di disturbare gli angeli custodi che abbiamo vicino ogni giorno. Eppure ci basterebbe sederci e guardarli negli occhi. Perché è questo che fanno gli angeli: stanno seduti con te.

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