4) Quicksand
Quicksand è una miniserie svedese del 2019, distribuita da Netflix, che affronta con sguardo spietato il crollo emotivo e morale di una ragazza apparentemente “normale”, coinvolta in una tragedia che scuote le fondamenta dell’intera società. Basata sul romanzo Sabbie mobili di Malin Persson Giolito, la serie si apre in una classe insanguinata, dopo una sparatoria in una scuola di Stoccolma. L’unica persona rimasta illesa è Maja Norberg, studentessa modello, che viene arrestata sul posto. Da lì, inizia un viaggio a ritroso che scava nel suo passato recente. La trama racconta della relazione tossica con il fidanzato Sebastian, delle dinamiche familiari e del senso di vuoto che ha inghiottito la quotidianità della protagonista. Il punto di forza di Quicksand sta proprio nella scelta di non fermarsi all’evento tragico, ma di esplorare con attenzione tutto ciò che lo ha preceduto.
Maja è una ragazza intelligente, lucida, ma anche profondamente fragile, travolta da un amore malato e da un contesto in cui adulti e istituzioni sono assenti. Sebastian, figlio di un miliardario, è il simbolo della disfunzione borghese. E’ emotivamente instabile, viziato, autodistruttivo, viene lasciato libero di consumarsi e consumare chi gli sta vicino senza alcun intervento reale. La narrazione alterna il presente processuale, teso e glaciale, ai flashback che ricostruiscono gli eventi in modo sempre più inquietante. L’effetto è quello di un puzzle emotivo, in cui lo spettatore è costretto a rivedere continuamente il proprio giudizio su Maja, sulla sua colpevolezza e sulla sua umanità. Quicksand rappresenta un’evoluzione naturale del discorso iniziato da Adolescence. Entrambe le serie mettono a nudo l’abisso che può spalancarsi sotto i piedi di ragazzi “qualunque”, lasciati soli a gestire dolori troppo grandi, in un mondo adulto sordo e cieco.