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Perché 11.22.63 è all’altezza del libro di Stephen King

2) La fedeltà all’originale

Da brava libromane quale sono, ogni volta che un libro che ho amato alla follia deve essere trasposto in Serie Tv o film, ho il terrore che “il mio piccolino” possa essere stravolto, trucidato, fatto a pezzi.

Eh sì, sono una di quelle persone!!!

Una di quelle che si lamentano quando l’adattamento si allontana dall’originale. Però, come gli appartenenti ragionevoli alla categoria, non critico né stigmatizzo a caso. Scelte differenti ci stanno, alcuni cambiamenti vanno fatti, altri forse meno necessari reggono comunque la storia per come è posta. Insomma, finché si rimane fedeli al cuore della storia, dei personaggi, va tutto bene. Basta non stravolgere tutto. Tipo far diventare eroe della città nel primo episodio quello che fin dall’inizio del romanzo (Big Jim Rennie) era visto come un poco di buono se non come il cattivo per eccellenza DA TUTTI. Tipo. Ogni riferimento è puramente casuale.

Posso affermare con piacere, però, che 11.22.63 è una di quelle Serie che, pur apportando qualche modifica, ha rispettato l’anima della storia. Ha rispettato i personaggi e la loro caratterizzazione di fondo. Il ruolo di alcuni è stato inventato più o meno di sana pianta, come quello di Bill Turcotte, personaggio che nel romanzo non arriva ad avere un ruolo così di rilievo, ma il cambiamento è stato interessante e ben reso, e alla fine ci si poteva solamente affezionare a quel ragazzo.

Anche l’attenzione ai dettagli per chi ha letto il libro è stato un tocco apprezzato: cose che potevano essere notate solo avendolo letto, cose piccole che strizzavano l’occhio a chi aveva amato il romanzo, senza danneggiare chi non ne sapesse nulla. Un esempio è la bottiglia di Kaopectate, medicina che Jake deve prendere in un momento in cui “si sente indisposto”: la bottiglia se ne sta lì, sul comodino, senza che nessuno vi faccia il minimo cenno, ma chi ha letto li libro sa, e afferra il riferimento.

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