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XO, Kitty ha funzionato?

Dopo il grande successo della trilogia di Tutte Le volte che ho scritto ti amo, Netflix ha pensato bene di realizzare uno spin-off del franchise, accontentando tutti quei fan che non vedevano l’ora del ritorno delle sorelle Covey. Mentre i film si erano concentrati su Lara Jean – la sorella maggiore – XO, Kitty è stata interamente dedicata a Kitty, una sorella minore molto apprensiva che inizia a scrivere lettere particolarmente romantiche ai ragazzi di cui la sorella si era innamorata negli anni. Se per tutti i film Kitty ha dovuto assistere agli struggimenti amorosi delle sorelle – pensando di sapere davvero tutto sull’amore – questa volta sarà proprio lei a ritrovarsi protagonista delle classiche dinamiche da teen drama: amori complicati, infiniti intrecci e le solite problematiche adolescenziali.

Già da un primo sguardo, si nota come la serie di Kitty abbia molti punti in comune con Non Ho mai e la sua protagonista Devi. Certo, la cosa non ci sorprende affatto: parliamo in entrambi i casi di un teen drama ambientate in ambito scolastico e in cui le protagoniste stanno attraversando la stessa fase dell’adolescenza. Tuttavia, una differenza sostanziale c’è: mentre la storia di Devi è ambientata negli USA, quella di Kitty prende vita nella Corea del Sud e questo comporta un netto cambio di cultura e stile di vita, creando quasi due visioni opposte della vita adolescenziale nel contesto scolastico.

XO Kitty
XO Kitty (640×360)

Un percorso nel passato che pecca di contenuto

Come in ogni percorso di crescita, anche Kitty decide – dopo essere rimasta l’unica figlia ancora a casa – di guardare indietro nel suo passato e riscoprire le sue origini. In questo caso, le origini della protagonista risiedono in Corea, luogo d’origine di sua madre, e in particolare alla KISS – Korean Indipendent School of Seoul – istituto dove sua madre ha trascorso un tratto importante della sua vita, lasciando un diario di ricordi che Kitty conserva accuratamente.  L’intento di ripercorrere e mostrare le origini coreani della protagonista – approfondendo un aspetto del franchise non ancora mostrato – sembrava essere un’ottima idea, peccato che abbia finito con il dissolversi già dal secondo episodio. Lasciando da parte il piccolo colpo di scena sul figlio nascosto della mamma, tutti gli episodi si concentrano sulle problematiche amorose che affliggono l’adolescente, arrivando allo stesso punto di partenza: Kitty Covey non sembra avere proprio nulla di coreano, se non una passione per lo Yakult.

Se la cultura indiana e le sue origini sono per Devi – la protagonista di Non ho mai a cui abbiamo accennato prima – sempre presenti nella sua vita e anzi, vengono approfondite dalla stessa protagonista nel tempo, con Kitty questo non accade. La decisione di ambientare questo nuovo prodotto in Corea sembra trattarsi più che altro di un semplice cambio di location per non essere troppo ripetitivi dopo i primi tre film, e anche – probabilmente – un modo per strizzare l’occhio all’emergente interesse del pubblico per i K-Drama coreani.

XO Kitty
XO Kitty (640×360)

Infatti, nonostante l’intento di approfondire le origini di Kitty non sia andato a buon fine, fortunatamente non possiamo dire lo stesso per l’idea di far conoscere la cultura coreana. Decidendo di ambientare il tutto alla Kiss – un istituto di finzione basato sul classico modello coreano – Netflix decide di portarci in una cultura completamente diversa dalla nostra. Dal modo di vivere l’adolescenza alle dinamiche e pregiudizi sociali preponderanti nel paese, la serie affronta temi e aspetti – almeno per molti – sconosciuti. È evidente come il lavoro e i pregiudizi siano al centro delle problematiche affrontate, soprattutto attraverso l’esempio di Yuri – una delle ragazze più popolari del liceo costretta ad avere un falso fidanzato per nascondere il suo essere gay – o quello di Min, un adolescente apparentemente sicuro di sé e molto ricco ma privo di qualsiasi attenzione da parte di sua madre.

ll continuo – ed eccessivo – mescolarsi di intrecci amorosi imprevedibili e – a volte – improbabili in XO Kitty

Come in ogni teen drama che si rispetti anche in XO Kitty i protagonisti indiscussi sono gli intrecci amorosi. Puntando sul fattore della confusione amorosa gli sceneggiatori hanno inserito quanti più intrecci possibili e, così, Kitty passa dal soffrire per Dae, all’amore nascosto per Yuri fino all’ambiguo interesse per Min. Tutte queste peripezie amorose a cui la nostra protagonista va incontro occupano una gran parte della trama, andando a risultare – in fin dei conti – forzate. È evidente come la trama non sia il punto forte di XO Kitty, e il tentativo continuo di inserire colpi di scena e scoppi d’amore improvvisi non fa altro che accentuare i buchi e le forzature presenti nella narrazione. Se in serie come Non ho mai o Sex Education l’amore rimane un punto centrale ma ben mescolato con le altre tematiche secondario, in XO, Kitty finisce per avere un ruolo troppo preponderante, tanto da diventare quasi l’unico argomento – soprattutto negli ultimi episodi.

XO Kitty
XO Kitty (640×360)

Nonostante questa problematica alquanto evidente, la serie rimane un prodotto apprezzabile dal pubblico a cui è rivolto. Kitty, una ragazzina alquanto impacciata e titubante ma dotata di una grande intraprendenza, è un personaggio che si fa voler bene dal pubblico e – soprattutto – in cui le adolescenti potrebbero rivedersi per molti aspetti. Mentre a un pubblico più adulto la serie può risultare una trasposizione coreana di dinamiche già viste in altri prodotti dello stesso tipo, per un target più giovane rimane una serie che ha tutto quello che un teen drama deve avere – con qualche piccola riserva, e proprio per questo si può dire che abbia funzionato, differenziandosi dalle altre serie sopra citate – almeno – per il contesto culturale in cui è calata.

XO, Kitty è stata ufficialmente rinnovata per una seconda stagione 

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