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Attenzione: nel seguente articolo ci sono spoiler su Twin Peaks.

Caro diario,
sono io, Dale.

Ho deciso di iniziarti, non so nemmeno io per quale motivo preciso. Forse perché segnato da quel diario che tanto ha sconvolto la mia esistenza, forse perché i miei monologhi per Diane non mi bastavano più o forse, semplicemente, perché si scrive quando si ha l’urgenza di raccontare qualcosa. Non saprei da dove iniziare, caro diario.
Ormai non so nemmeno più quale sia l’inizio, quale la fine. Non so se sia a Twin Peaks, non so se esista Twin Peaks. Non sono più consapevole se quello che mi circonda sia il mio mondo, oppure un mondo diverso, o se, addirittura, io viva in mondi diversi contemporaneamente, oppure a fasi alterne.
Il concetto di tempo sembra ormai qualcosa di superato per me.

Non tanto perché abbia la presunzione dell’eternità, quanto perché ho la certezza della caducità delle cose, ma al tempo stesso della loro ripetizione. Cercherò di spiegarti, caro diario, il perché di questa mia consapevolezza, ma non è semplice scrivere a parole degli istanti che sono frame sfocati di vecchie istantanee oniriche.

Proverò a procedere per ricordi, proverò a sfogliare una sorta di album fotografico immaginario, di quelli che profumano di carta impolverata, di pellicola fotografica baritata e del suo solfato.
Questo per me è l’unico modo per raccontarti una minima parte di tutto quello che ho vissuto.
Questo è un inizio, il cominciare di una piccola storia, che forse come tutte le piccole storia conta poco, ma mai davvero niente.
Ricordo le tende rosse e vellutate di una stanza con il pavimento a scacchi, il neo seducente di una ragazza dalle scarpe rosse e tante altre immagini che mi svuotano il cuore solo per tornare a riempirlo ancora più impetuosamente.
Come onde del mare.
E la salsedine si trasforma in odore di abeti e muschio boscoso, e la risacca si trasforma in scrosciare di cascate.
Benvenuto caro diario.

Benvenuto a Twin Peaks.

24 febbraio, è l’unica data che io ricordi ancora precisamente. Ricordo quel dialogo con Diane, anzi, quella registrazione per lei. Ricordo Diane, il suo viso, ricordo poi un altro nome: Linda. Ogni tanto la mia anima sembra essere divisa, caro diario, frammentata in pezzi.
E ogni pezzo si muove in direzioni opposte.
Tante placche tettoniche che si allontanano le une dalle altre, fino a stirarmi e straziarmi l’anima, ma che, inconsapevoli, si avvicinano ad altre placche e esplodono un terremoto interiore.
Mi è successo quando dentro quella stanza con il pavimento a scacchi ho visto Laura.
Sì, Laura.
Ecco un altro nome che ricordo, come Carrie… Carrie Page.
E poi ricordo questa strana assonanza tra il suo nome e la pagina mancante del diario di Laura Palmer.

E infine un urlo, una voce di donna stanca di fuggire da un passato che la insegue nonostante io abbia provato a cambiare presente e futuro.
Ah, le donne, che magnifiche visioni.
Ricordo Audrey, ma ricordo anche il dramma che le ho fatto vivere. Ero come intrappolato in una scatola umana, e il corpo era diviso in due parti.
E la parte oscura aveva preso il sopravvento.

Ricordo, caro diario, la faccia della malvagità. Ricordo Bob.
Quanto odio, quanto dolore.
Se penso a quegli attimi che io ricordo, alcuni sono come spille infilate nei polmoni.
E più prendo aria per tornare a respirare, più la punta sprofonda e mi toglie il respiro.
Non ho mai capito perché al mondo esiste così tanto male, eppure me lo sono chiesto molte volte.
Quando a Filadelfia, insieme a Gordon, Albert e insieme a quello che pensavo fosse Philip Jeffries vissi un sogno da sveglio, non capii veramente cosa successe. Mi sentii strano, un non me che osserva dall’esterno la mia vita.
E vidi il male, o lo sognai.

Quello è uno degli istanti più nitidi che io ricordi, anche se non so ancora se tutto quello che vissi in quel momento fosse un sogno oppure realtà.
Quella realtà che mi ha catapultato quel 24 febbraio a Twin Peaks, in quel luogo a tratti mistico e a tratti terrificante. Dove tutti non sono quello che sembrano, nemmeno i gufi. Ogni volta che un ricordo di Twin Peaks riaffiora, sento l’odore intenso di caffè che esplode nel mio naso, e la marmellata della torta alla ciliegia addolcisce la mia lingua.

Twin Peaks non è una città caro diario, è la personificazione quadridimensionale del mondo.

Twin Peaks è una istantanea piatta e al contempo solida di tutto quel groviglio di anime, amore e astio che è il mondo.
Una palla di vetro che se agitata sparge nell’acqua sangue e elettricità, non neve.
Ogni tanto penso a tutti noi come piccole miniature di un souvenir acquistato in una capitale europea.
E chi è fuori dal mondo, chi è esterno a noi, chi è alieno all’umanità, chi guarda le cose da una quarta prospettiva, ci osserva terrificato come un bambino curioso e al tempo stesso spaventato da ciò che vede all’interno della palla di vetro. Per noi questo piccolo pianeta è una massa sferica, per loro invece è un cerchio.
Tutto ha un inizio, ma mai una fine. Tutto, nonostante i tentativi, si ripete ciclicamente ed è destinato a ripetersi eternamente.
Ricordo di aver salvato Laura quella notte.
Quando sono tornato in me, dopo 25 anni, l’ho presa per mano e l’ho fatta fuggire da quel mondo che io credevo mio. Ma nell’altro mondo, quello da cui ora ti sto scrivendo, tutto sembra destinato a ripetersi.

Sono terrificato, sono agonizzante mentre ti scrivo. Perché se c’è una cosa che credo spaventi l’uomo è l’ineluttabilità.
Se c’è un qualcosa che davvero spaventa l’umanità è conoscere prima del tempo quello che succederà nel futuro.
Sto male pensando a tutto questo, soffro nel capire che nonostante l’uomo provi a cambiare le sorti del destino, il fato sorrida e non interrompa il suo lento e inesorabile incedere.
Credo che appena terminerò questa pagina avrò bisogno di prendere fiato, caro diario.
Ormai sono un uomo che ha lasciato brandelli di anima e di cuore qua e là, e quasi non me ne sono rimasti più per tenermi in vita.
Non so nemmeno se quello che sto vedendo, vivendo e facendo ora sia reale, oppure sia soltanto un sogno.
Mi sento come un sognatore, che sogna e allo stesso tempo vive nel sogno.

Ma chi è il sognatore?

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