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La Classifica dei 10 episodi più traumatizzanti di sempre di Twin Peaks

Twin Peaks

8) Il vero finale di Twin Peaks non smette di impressionarci ancora oggi

La Loggia Nera

Beyond Life and Death (02×22) rappresenta l’apice dell’orrore psicologico e simbolico della serie, grazie a una combinazione di immagini oniriche, atmosfere inquietanti e una conclusione devastante. Buona parte dell’episodio è ambientata nella Loggia Nera, un luogo fuori dal tempo e dallo spazio, fatto di stanze rosse, tende svolazzanti, linguaggio al contrario e doppioni malvagi dei personaggi. La sequenza nella Loggia non ha coerenza logica, ma segue una logica da sogno, o meglio, da incubo.

Tanto che, lo stesso Dale Cooper, simbolo di razionalità e ottimismo, entrando volontariamente nella Loggia per salvare Annie, ne esce psicologicamente distrutto. Lì incontra versioni maligne e deformate dei suoi amici, assiste a morti impossibili e a ripetizioni temporali, fino a perdere la propria identità. Ma il momento culminante è quando BOB appare, sghignazza e Cooper viene sostituito dal suo doppelgänger malvagio (qui Kyle MacLachlan descrive il suo doppio), che esce dalla Loggia al suo posto.

Il momento culminante dell’intera serie è quello dello specchio

Stavolta Cooper, o ciò che sembra essere lui, si sveglia in una stanza d’albergo, poi va in bagno, si guarda allo specchio… e vede il volto di BOB al posto del suo. Infine, ride istericamente mentre batte la testa contro lo specchio. Non a caso, la scena conferma che il bene ha perso, mostra la corruzione definitiva di un eroe e chiude la serie con una sensazione di orrore irrisolto, senza redenzione o spiegazioni.

Così, Lync abbandona qualsiasi pretesa di chiusura lineare, mettendo in scena il collasso dell’identità, del tempo e della realtà stessa. Pertanto, l’episodio è un viaggio nel subconscio dove il trauma non può essere elaborato, il male non può essere fermato e la logica non può essere applicata. Il risultato definitivo è più vicino a un’esperienza traumatica che a una narrazione televisiva, lasciando un segno indelebile senza alcuna spiegazione o conforto.

7) The Return (03×08) è l’episodio psicologicamente più angosciante

BOB

Questa battuta è essenzialmente una discesa nelle origini del male, esplorando il momento in cui BOB e altri spiriti maligni sono stati creati. La scena di apertura mostra un’enorme esplosione nucleare, un evento che simbolicamente si collega alla creazione del “male primordiale” in Twin Peaks. E tale evento viene associato direttamente alla creazione di BOB e dei demoni, suggerendo che la forza distruttiva del male sia radicata nel cuore stesso dell’universo. La sequenza visiva dell’esplosione nucleare è sia metaforica che letterale, un atto di creazione e distruzione allo stesso tempo, che dà vita a una forza cosmica di caos e terrore.

Pertanto, il cuore dell’episodio è una serie di immagini incredibilmente surreali e traumatiche, che sembrano attingere direttamente agli incubi, al simbolismo esoterico e a un’oscurità che sfida la comprensione. Non a caso, l’apparizione dello spirito è una manifestazione non solo di paura, ma di un disordine ontologico che sconvolge la percezione della realtà. Inoltre, anche la rivelazione di una creatura che somiglia a una rana alata che emerge dall’esplosione nucleare è uno degli aspetti più inquietanti dell’episodio. Questo essere rappresenta la nascita del male, ma non è facilmente identificabile o comprensibile.

Un’altra immagine sconvolgente mostra una figura femminile

Questa si trasforma in qualcosa di orribile e deforme, suggerendo l’idea di corruzione e degenerazione. La sua decomposizione è lunga e mette in scena un’angoscia viscerale che si intensifica con ogni cambio di forma. A tal proposito, Lynch manipola il tempo e la percezione, in modo che la realtà stessa sembri frantumarsi e lo spettatore si trovi in uno stato di disorientamento totale. Pertanto, l’episodio ci mostra un confronto tra la forza cosmica del male e la fragilità della psiche umana.

L’orrore non è solo quello di BOB o delle sue manifestazioni, ma una paura esistenziale che sembra travolgere tutto ciò che tocca. Per l’occasione, il compositore Angelo Badalamenti usa la musica in modo strategico per esacerbare l’angoscia psicologica. Quest’ultima è fatta di suoni stridenti, ripetitivi e dissonanti, che sembrano emergere da una dimensione altra. E l’assenza di un motivo tradizionale, crea una sensazione di vuoto e incomprensibilità molto forte, come se il mondo stesso si fosse rotto senza più nessuna salvezza.

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