Ogni giorno proviamo a raccontare le serie TV con la stessa cura e passione che ci hanno fatto nascere.
Se sei qui, probabilmente condividi la stessa passione anche tu.
E se quello che facciamo è diventato parte delle tue giornate, allora Discover è un modo per farci sentire il tuo supporto.
Con il tuo abbonamento ci aiuti a rimanere indipendenti, liberi di scegliere cosa raccontare e come farlo.
In cambio ricevi consigli personalizzati e contenuti che trovi solo qui, tutto senza pubblicità e su una sola pagina.
Grazie: il tuo supporto fa davvero la differenza.
➡️ Scopri Hall of Series Discover
The Walking Dead: Daryl Dixon 3 ha finalmente pronunciato le sue prime parole ufficiali, e ora la storia è tutta da scrivere. Dopo due stagioni che non sono riuscite a sostenere il peso delle aspettative, pur offrendo spunti discreti, questo terzo capitolo sembrava aver ripreso una strada già battuta, copiando ma cambiando qualcosa come l’ambientazione. Il primo episodio di The Walking Dead: Daryl Dixon 3 – come già sottolineato nella recensione – si è limitato a introdurre i fatti, tracciando il viaggio e la destinazione delle nuove puntate in arrivo.
Dalla Francia ci siamo dunque spostati temporaneamente in Inghilterra per poi, con la speranza di fare ritorno in America, approdare in Spagna. L’ambientazione di questa terza stagione, già anticipata nel finale della puntata precedente, è stata ufficialmente presentata nel corso del nuovo episodio, e le premesse suggeriscono l’inizio di un capitolo radicalmente diverso da quanto The Walking Dead: Daryl Dixon 3 ci ha raccontato finora. Un inizio promettente, che lascia immaginare nuovi espedienti narrativi, tra tematiche come tradizione e oppressione, e altri motivi ricorrenti – come il sacrificio a ogni costo – ma declinati in forme inedite.
Le prime parole del nuovo capitolo sono state scritte, e sono promettenti. Adesso tocca a The Walking Dead: Daryl Dixon 3 giocare la sua partita

Il primo episodio di The Walking Dead: Daryl Dixon 3 non aveva lasciato alcun indizio concreto su quale direzione potessero realmente prendere gli eventi. L’unico elemento che sembrava emergere era l’ipotesi di una possibile scomparsa di Carol, una possibilità che ci aveva allarmati ma che per fortuna non si è concretizzata. Fin dalle prime battute del secondo episodio, infatti, l’equivoco viene subito chiarito: Carol si è semplicemente allontanata, spinta dalla curiosità verso una giovane coppia che, in un mondo devastato dalla paura e dal terrore, riesce ancora a provare e coltivare qualcosa di autentico, qualcosa che valga davvero la pena vivere.
Ed è proprio su di loro che gli sguardi di Carol e Daryl si concentrano, seppur in modo diverso: lei vede una speranza, lui una risorsa. Cibo. Cure. Qualcosa che possa salvare la sua migliore amica. Ma quando degli estranei minacciano la giovane coppia, Daryl non esita a intervenire. Èd è in quel momento che The Walking Dead: Daryl Dixon 3 entra finalmente nel vivo, trasportandoci in un villaggio che cerca di sopravvivere al caos ricorrendo a rituali arcaici e brutali.
All’interno della comunità, infatti, ogni anno si svolge un rito antico che prevede l’offerta di una giovane donna all’ultimo frammento di Monarchia rimasto. In cambio, il villaggio riceve protezione e risorse vitali, dal cibo alle cure mediche. Una pratica che fin da subito inquieta Carol, che percepisce immediatamente l’urgenza di intervenire per cambiare le cose. Daryl, dal canto suo, sembra voler restare un passo indietro, più per strategia che per convinzione, nel timore di perdere l’accesso a risorse fondamentali. Ma sappiamo bene che è solo questione di tempo prima che il suo senso di giustizia lo costringa ad agire. Daryl ha sempre adottato un approccio pragmatico, ma non ha mai permesso che questo gli impedisse di lottare per ciò che è giusto, per la dignità dell’essere umano.
Questo nuovo capitolo (disponibile come sempre su Sky e NOW) apre così una pagina inedita della narrazione, segnando una possibile – meglio andarci con i piedi di piombo – rottura rispetto a quanto visto finora. La società ci viene raccontata attraverso una lente nuova, sospesa tra oppressione e una macabra forma di negoziazione. L’essere umano è tornato a essere merce di scambio, sacrificato in nome della sopravvivenza collettiva. E il prezzo da pagare è una donna all’anno, tradita dalla sua stessa comunità.

Anche in questo caso, come nel precedente, ciò a cui abbiamo assistito è stato puramente introduttivo: una lente d’ingrandimento sul nuovo mondo in cui Daryl e Carol si sono ritrovati. Da una Parigi dilaniata da rivolte e guerre mascherate da motivazioni religiose, si è passati a una Londra spettrale e disabitata, fino a una Spagna che ha congelato il presente per rifugiarsi nella parte più tetra passato, legittimando pratiche disumane nel disperato tentativo di conservare risorse – anche a costo di barattare, letteralmente, la propria anima.
Ed è probabilmente proprio questo il cuore di questa nuova stagione di The Walking Dead: Daryl Dixon 3, o almeno è ciò che ci auguriamo. Così come speriamo che gli eventi possano finalmente evolversi in modo significativo, senza restare prigionieri di quei rimpianti narrativi che hanno ammaccato le due stagioni precedenti. Le basi ci sono, e questa volta appaiono davvero diverse, pronte a mettere in discussione ciò che resta degli esseri umani nell’universo della serie. Esiste ancora una traccia di umanità, o questo tempo sospeso ha cancellato anche quel poco che ne rimaneva? È tempo che lo spin-off The Walking Dead: Daryl Dixon inizi finalmente a rispondere alle domande che solleva, smettendo di trascinarsi da un luogo all’altro come se nulla fosse davvero accaduto.







