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The Regime non fa né ridere né piangere, ma per fortuna c’è Kate Winslet

La storia in questione sembra raccontata nei nostri giorni, anche se tutto rimanda ad altre epoche e ambienti. All’inizio di The Regime – Il palazzo del potere (che puoi trovare qui in streaming su NOW), sappiamo soltanto di trovarci in un Paese dell’Europa Centrale. Per via di vari indizi fornitaci dalla sceneggiatura inoltre, escludiamo la Germania, la Svizzera e la Francia. Tenendo dunque per buona una breve descrizione geografica che lo vede presente al sud della Polonia, sarà forse la Repubblica Ceca o la Slovacchia? Non ci è dato saperlo.

Anche i riferimenti più specifici a città come Westagate o conquiste militari come il contestato Corridoio di Faban, risultano fittizi e piuttosto vaghi. Così come le assidue menzioni riguardo a miniere di cobalto e coltivazioni di barbabietole da zucchero del luogo. Beh, quest’ultima, come ci insegna la scuola dell’obbligo, sembra crescere in qualsiasi superficie terrestre! Quindi è tutto appositamente poco specificato e leggermente stereotipato.

Andiamo però ad affondare le radici nell’idea della storia trattata (qui trovi anche la nostra recensione). Appare subito evidente, già dalle prime spasmodiche riprese quasi fatte a mano libera, i colori saturati e il linguaggio abbastanza scurrile, che si non si tratta di nulla di realistico o drammatico nel senso letterale del termine. Le intenzioni erano sicuramente quelle di cavalcare l’onda di una satira politica che guarda indietro, a quei tempi precedenti ai mass media, agli smartphone e ai social. Tanto utilizzati invece in The Regime. In quale porto della linea del tempo internazionale andiamo ad approdare dunque? Per farlo dobbiamo presentare la protagonista indiscussa della storia.

Elena Vernham è la dittatrice di The Regime

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La cancelliera Elena Verhnam

La nostra cancelliera interpretata da una Kate Winslet performante all’ennesima potenza stupendo persino se stessa, è il perno su cui ruota ogni evento. Siamo di fronte ad un’autocrate dispotica senza però voler apparire tale. Chi la definisce quindi opportunista, manipolatrice e narcisista patologica ha fatto pienamente centro. E’ tutte queste cose al massimo grado. Una donna che finge integrità morale coltivando la demagogia più becera per poi autocelebrarsi in ogni circostanza con il “suo popolo”. Lei continua a dirsi innamorata della sua gente, vicina a loro in ogni momento. Senza però nascondersi nell’asserire privatamente quanto le faccia ribrezzo tutto ciò che si trova fuori dal suo palazzo.

Un ambiente tanto claustrofobico da rappresentare la sua bolla esistenziale. Dove non circola aria e proliferano pertanto muffe nere e calore estivo, diventando quindi veleno e antidoto della sua ipocondria più fanatica e di tutte le sue paure. Perché è proprio così. Elena non può assolutamente considerarsi una donna forte, dall’animo nobile e piena di quell’ardore che ogni sovrano che si rispetti dovrebbe avere. Ha paura di morire ogni giorno, non riesce a respirare fuori dal suo castello e non tollera il fiato delle altre persone. È psicolabile, incapace di di autogestirsi e quindi un’eterna bambina viziata. Questo lo ammetterà anche ad Herbert prima di salutarlo per sempre. Prevedibilmente pretende dunque di avere intorno a sé solo persone deboli, in modo da poterne uscire vincitrice al confronto.

Le piace vincere facile insomma!

Ne sono prova tutti i personaggi che la circondano da vicino. Nessuno fino a quando andrà tutto a rotoli, ha il coraggio di contraddirla e non venerarla. Abbiamo il marito Nicholas che finisce per ammettere lui stesso di essere fatti l’una per l’altro, poiché lui non ha fatto altro che sottomettersi al controllo della moglie per tutto il loro matrimonio. Menzioniamo tutta la loggia di ministri e uomini d’affari. I quali non smettono mai di avanzare atti di piaggeria e adulazione durante ogni incontro o dibattito con la cancelliera.

Infine ecco il “macellaio dell’area cinque”, il primo volto che compare in The Regime. Herbert Zubak è un caporale riassegnato dopo lo scandalo della miniera di cobalto. Sarà prima incaricato alla misurazione dell’umidità per via della malattia della cancelliera e poi diventerà il suo socio in affari, la persona di cui si fiderà di più e il suo amante. Colui che sembrerà risolverle anche il conflitto con il padre, il suo senso di inferiorità atavica e la consapevolezza di non essere mai stimata dal genitore.

Ma chi è Herbert Zubak?

Irruento e impulsivo, corpulento e temerario, l’ex caporale verrà punito con il ruolo di assistente della cancelliera. Non ne soffrirà a lungo però. Essendo psichicamente un debole, per il dolore annesso all’esperienza militare, alle origine molto povere e rurali e non per ultimo, per essere nemico di se stesso e autopunirsi ogni giorno. È la persona perfetta per Elena, che era solita usare il dolore dei bisognosi per trasformarlo in rabbia. Con Herbert aveva fatto tombola. Non dimentichiamo però che in breve tempo lui passerà di livello dopo averla salvata da quell’operaio sonnambulo piombato nella sua stanza e sarà lei a diventare una pedina di Herbert. Con questi due pseudo-psicopatici al potere, poveri gli abitanti di Westgate, chiunque essi siano!

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Il caporale Herbert Zubak

Herbert diventerà così il suo personale guru riguardo ogni decisione relativa alla sua salute fisica ma anche e soprattutto politico-amministrativa. Parliamo dunque delle miniere di cobalto, del relativo accordo con la NATO e prima fra tutti, della Riforma agraria. Questa avrebbe così riscattato tutta la povera gente del luogo e quindi le sue stesse origini contadine, portando a compimento inoltre quello che il padre di Elena non era riuscito a fare.

Tuttavia non essendo mai riuscito ad avere davvero “una mente raffinata” come propinava spesso Elena, deciderà di fidarsi di lei anche quando ha inizio la guerra civile contro il regime. Promettendole di non tradirla sia negli affari che nel cuore. Tuttavia Elena, sfoggiando il suo miglior lato egoistico e opportunistico, non gli farà fare una bella fine. Nonostante fosse tanto coinvolta sentimentalmente per la prima volta nella sua vita. O magari sarà stato soltanto un altro dei suoi fuochi di paglia? Chissà!

Siamo tutti curiosi della satira che descrive The Regime

Dopo aver presentato i personaggi possiamo adesso fare delle ipotesi riguardo ai riferimenti politici e storici della miniserie. Sicuramente a primo impatto la cancelliera ricorderebbe la tedesca Angela Merkel, la prima donna a ricoprire la carica di Cancelliere della Germania e la seconda a presiedere il G8, dopo Margaret Thatcher. Eppure si allontana molto dall’ideologia del suo partito e banalmente anche dalla sua rappresentazione estetica e caratteriale. Dobbiamo scavare più a fondo anche se non sappiamo dove ci troviamo. In questo modo alcune operazioni come l’annessione del corridoio di Faban, ci mettono in testa il ricordo del peggiore di tutti i tempi.

Beh, l’ex cancelliere del Partito Nazionalsocialista Tedesco, per gli amici Adolf Hitler, aveva avuto un’idea simile subito dopo aver annesso l’Austria. È ormai noto infatti quanto desiderasse mettere le mani anche sull’ancora unita Cecoslovacchia. Chiediamolo ai Sudeti, popolazione che avrebbe tanto mantenuto marcato il confine che la separava dalla Germania, soprattutto in quel momento storico! Considerato poi che le altre potenze del mondo come Francia e Regno Unito non concordassero con l’annessione, guardando di tutta risposta all’America per supporto, tutti i punti sembrano corrispondere.

Al di là dell’evento singolo infatti, la nostra Elena non riesce proprio a digerire questi Americani invadenti e pretenziosi rispetto alle miniere di cobalto del suo Paese. E visto che i nemici numero uno della Germania nazista erano proprio gli USA, mentre la presunta alleata di Elena sarebbe la Cina (qualcuno ha detto Giappone!?)… Possiamo confermare che una parodia al femminile con le condizioni della Seconda Guerra Mondiale, potrebbe essere stata pensata per The Regime.

Ma non è finita qua

La tanto agognata Riforma Agraria più da Herbert che da Elena, non può che farci sovvenire invece la figura del dittatore nostrano Benito Mussolini. Questi ambiva infatti a rendere l’Italia autosufficiente e solida grazie alla sua cultura contadina. In questo caso alle barbabietole da zucchero! Come ogni sua altra mossa accompagnata dal populismo più efferato, anche Elena con la spinta data da Herbert, promette infatti grandi risultati. Tuttavia questi non verranno raggiunti. Ed entrata in conflitto con il popolo e la NATO per la secessione di Faban, non sono mancate le sanzioni da parte degli USA, la concorrenza per le importazioni di zucchero dalla Cina e infine la sommossa contro il regime.

In questi termini dobbiamo annoverare anche il ruolo di Edward Keplinger. L’oppositore politico per eccellenza di Elena, rinchiuso da anni in una cella del palazzo e ucciso da Herbert per ricongiungersi al cuore di lei, ma non solo. Era la sua nemesi, nonché ex cancelliere, per appartenere al partito marxista di sinistra radicale. Senza aggiungere troppo altro, sembra chiaro come non sarebbe andato a genio neanche al dittatore Benito. Così come la creazione di un Fronte della Libertà contro lo stato vigente. Non per ultimo, l’atteggiamento palesemente xenofobo per non dire razzista rispetto a tutto ciò che fosse diverso dal suo minuscolo mondo, provocava ad Elena ripugnanza ed intollerabile fastidio, se non addirittura timore e sofferenza fisica. Sono proprio queste d’altra parte, le basi etiche di ogni totalitarismo della nostra storia.

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Edward Keplinger ex cancelliere marxista

Parliamo dunque di una parodia storico-politica

Indubbiamente dopo i sei episodi di The Regime possiamo asserire di aver assistito ad una parodia sui principali sistemi totalitari di metà 900. Eppure c’è qualcosa che alla fine dell’ultimo episodio ci tiene sospesi e non ci appaga. La spiegazione sta nel fatto che il prodotto non è riuscito come si sperava ed è per questo che tradisce le aspettative del suo pubblico. La parodia deve alternare momenti di serietà e anche di realismo, a momenti prepotentemente ilari se non addirittura comici. Qui saranno forse un paio le scene che fanno lievemente sorridere, tra l’altro legate ad una circoscritta scurrilità verbale che ha tutti gli attributi del maschilismo più tossico.

A questo proposito, siamo tutti d’accordo che in termini di satira o comicità che dir si voglia, il politically correct è conveniente metterlo un po’ da parte. Ma puntare tutto su sessismo lapidario in contrapposizione a qualche atteggiamento nazifemminista dell’audace Elena, risulta decisamente inopportuno e fuori luogo. In una simil Versailles come il palazzo decadente di The Regime, pretendevamo molto più di ridondanti iperboli come la caccia alla muffa nera o le anfore di patate bollenti! Questi sicuramente fanno da contorno a tutto ciò che di estremizzato incarna la nostra protagonista e anche il suo Herbert. Il quale per dirne una, non aspetta altro che fare del male agli altri con foga incontrollata, per poi perpetrarlo quotidianamente su se stesso e non sentire così il dolore dell’animo.

Si tratta di una satira che si prende troppo sul serio…

…E in alcuni momenti annoia e infastidisce. Non si riesce ad empatizzare, nel bene o nel male, con i personaggi principali. Probabilmente lo si fa di più con un’Agnes qualsiasi, vittima della co-genitorialità con Elena, la più sprovveduta e snaturata delle madri. Ma anche in questo caso, è una connessione tendente al tragico che non arriva fino in fondo, poiché la patina resta comunque quella della commedia nera.

Ci toccherà sicuramente la morte secca e istantanea di Agnes, che tra gli insorti cerca il figlioletto nascosto per scappare con lei in Francia. Beh, non avrà mai più l’opportunità di salvarlo, soprattutto dalle grinfie di Elena, vera condanna per lui più degli invasori. Così come, per un minuscolo istante, ci turberà il dissidio interiore di Elena tra l’accettare l’accordo con la NATO e riprendere in mano il suo trono consegnando l’amato Herbert oppure cadere nel baratro scegliendo il contrario. Molto forte e dal montaggio ardito risulterà pertanto la brevissima scena, se non “il frame”, dell’assassinio di Hebert. Ma nient’altro di più, per l’appunto.

È soprattutto il finale ad ostacolare il giudizio positivo

Nell’ultima parte abbiamo infatti un’Elena che sembra tornata alla ribalta, felice di essere nuovamente la padrona del marito Nicholas, acclamata dal suo “amato” popolo e quasi dimentica di tutto il passato. Si accinge infatti a fare il suo accorato discorso all’annuale Festa della Vittoria (Italiani! cit.), quasi si trovasse a Capitol City a presentare la nuova edizione degli Hunger Games. La delusione più grande sta nel messaggio che tutto questo trasmette. Sembra infatti che il tiranno alla fine la scampi sempre e che non ci possa essere vittoria per il giusto e il bene. Questo si scontra con i finali della nostra storia, ma rivela il terribile segreto secondo cui spesso la pace che viene infine stipulata, non è quasi mai concreta e incondizionata.

Herbert e Elena si recano alla riunione dei menistri

Da sottolineare è l’incoerenza e l’ipocrisia stillata da Elena fino all’ultima goccia. Mostrandosi adesso nuova alleata degli Americani, dando la colpa della guerra civile alla sinistra radicale, al servizio di sicurezza corrotto e alla Cina invischiata nel complotto del 5G. Eh si, prevedibilmente loro non le vanno più a genio adesso! Così come Herbert, che ora è un vegetale, sostituto del padre Joseph nella bara di cristallo che ama contemplare quando è tanto triste o piuttosto felice.

Le conclusioni di bistratto di un The Regime fatiscente

Cosa dire alla fine di tutto. Sicuramente sono presenti alcuni elementi che conferiscono qualità al prodotto, rispetto soprattutto a fotografia e montaggio. D’effetto sono infatti le riprese traballanti di alcuni momenti particolarmente concitati, così come il montaggio durante l’incursione dei sovversivi nel palazzo e la fuga di Elena e Herbert. Risulta inoltre brillante l’estetica della regia, seppur ci troviamo più sul piano della commedia nera piuttosto che in quello della parodia.

Questa è infatti implosa su ste stessa, si è persa strada facendo ed ha assunto una forma cangiante non definitiva. A volte però è necessario tutto il contrario per ottenere buoni risultati. Serve un inquadramento stabile di genere e di struttura, in quanto la fluidità in questi casi disorienta e lascia lacune interpretative non indifferenti. Nonostante la percentuale di dramma palpabile, la compassione a tratti per le menti disturbate dei protagonisti, la violenza e le morti, il cuore dello spettatore non viene più di tanto conquistato. Rimane distaccato e pronto a suggerire frasi del tipo “Questa Elena è davvero un’ingrata, impossibile da gestire!” o ancora “Herbert è davvero un idiota alle volte. Si sono trovati però. Insieme non ne fanno una giusta!”. Insomma poche note di merito mi sembra di raccogliere dall’opinione dei più.

Un discorso a parte merita l’eccelsa Kate Winslet

L’inimitabile attrice in ogni momento della serie ha dato prova di un’interpretazione magistrale e del tutto credibile. Tanto che coloro i quali non avesse visto altri sue performances a parte Titanic (quello siamo stati tutti obbligati a vederlo), non la riconoscerebbe nemmeno per un istante! È il carisma della professionista infatti a far connettere il personaggio con lo spettatore, permettendo così la creazione di un ponte tra il mondo della serie e quello esterno.

Senza la sua intercessione avremmo soltanto odiato Elena e nient’altro! Notevole è inoltre la sua capacità espressiva legata in questo caso al linguaggio del corpo. In particolare la mimica facciale la fa da padrona nell’interpretazione, in quanto tanto dice in maniera quasi dettagliata delle idiosincrasie della cancelliera. La vera professionalità di un attore è quella di autogestire al massimo i ruoli più disparati e soprattutto quelli più lontani dalle proprie corde. Tanto che, se non sono visibili le vere corde di un attore anche molto famoso come la Winslet, questi ha già ottenuto metà della vittoria.

Kate Winslet alias Rose in Titanic

Un applauso quindi a Kate che ha salvato The Regime, miniserie in cui c’ha messo ampiamente la faccia! Non ci resta dunque che vederla comparire in Avatar 3 il prossimo dicembre 2025 e magari chissà, spunterà fuori con qualcos’altro a breve. Abbiamo bisogno di allontanare dalla mente l’immagine dell’insopportabile Elena Vernham e ripulire così la sua integerrima reputazione e l’adorabile profilo da formidabile attrice.