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L’audace parentesi di The Mick

Quando nel 2017 arrivò sui nostri palinsesti l’ennesima sitcom americana, l’entusiasmo non era alle stelle. Il trailer non rendeva giustizia a The Mick, facendolo apparire come un qualcosa di già visto, che non apportava alcuna novità al genere e che sarebbe sfociata rapidamente nella scontata filosofia da provincia statunitense borghese. Il fatto che, poi, andasse in onda sulla Fox e non via cavo o in streaming – come l’altra e decisamente più famosa serie ideata dai creatori di The Mick, ovvero C’è sempre il sole a Philadelphia – non era incoraggiante, perché sulla TV nazionale viene posta moltissima attenzione su ciò che si dice e su come si trattano determinati temi (e non tutti possono essere toccati).

Per fortuna, ci siamo dovuti ricredere e The Mick è risultata molto più audace e graffiante del previsto. Meno scontata, insomma.

Certo, come tanti prodotti di questo tipo,The Mick è incentrata sull’ennesima famiglia disfunzionale alla Shameless senza, però, arrivare all’irraggiungibile livello dei Gallagher. Beh, nessuno può. Comunque, rinfreschiamoci un attimo la memoria sulla trama della serie tv di Fox: Mackanzie “Mickey” Molng è una donna spiantata, alcolizzata, alla ricerca di soldi facili e perennemente in fuga dalle responsabilità. La sua vita cambia quando la sorella, caratterialmente il suo opposto, scappa assieme al marito per evitare un processo per frode, lasciando a Mickey i loro beni materiali e i loro tre figli. Sabrina è una diciassettenne ambiziosa, difficile e indisponente verso qualsiasi tipo di autorità; Chip è un tredicenne bullizzato a scuola e che crede di poter risolvere ogni problema con una causa legale; Ben è il piccolo di casa, un dolce nerd che non si fa mettere i piedi in testa da nessuno. Così, se Mickey vuole rimanere nella splendida casa con i confort di una vita lussuosa, dovrà diventare una madre anche se non l’ha mai voluto.

The Mick

Ed è proprio Mickey la forza principale di questa irriverente serie tv, che ci fa capire di che pasta sia fatta già da come ce la presenta.

La donna vaga per i corridoi di un supermercato, servendosi gratuitamente dei prodotti che trova sugli scaffali, con una sfacciataggine che sciocca gli altri clienti: ad esempio, usa un deodorante, mangia della panna montata e si scola una birra. Per non parlare di quando, sempre nel pilot, mentre i ragazzini sono a scuola, beve tutto quello che c’è in casa, indossa l’abito da sposa di sua sorella, scivola lungo la ringhiera di marmo e finisce sul pavimento, svegliandosi il giorno dopo in una pozza di vino rosso sotto lo sguardo dei suoi nipoti. Con loro – e questa è la cosa davvero brillante – per la sua pigrizia e dissolutezza si comporta all’opposto di come farebbe un genitore in TV, soprattutto con Sabrina. La costringe a una gara di bevute, le fa credere di essere incinta per insegnarle il sesso, la interrompe ogni volta che è col suo ragazzo perché la giovane non vuole usare i contraccettivi, arrivando a spruzzarle addosso il liquido dell’estintore, a mettersi nel mezzo e a sedurre Kai. Del resto, la chimica tra Mickey e Sabrina è impeccabile, con tante battaglie, pochi ma significativi momenti sentimentali e l’esilarante scena in cui prendono degli acidi, forse una delle più divertente degli ultimi tempi.

Mickey impatta così tanto in questo show grazie alla sua interprete, Kaitlin Olson. In altre mani (già si è visto il suo talento in C’è sempre il sole a Philadelphia), sarebbe stato un personaggio egoista e senza caratteristiche che l’avrebbero redenta. Olson, invece, ci offre una performance dalle molte sfumature comiche, tratteggiandola in modo sgradevole e imprevedibile ma mostrando gradualmente il suo lato tenero e che sta imparando a prendersi cura dei ragazzi, nonostante quei suoi momenti estremi di adorabile follia.

In più, oltre alla Sabrina di Sofia Black-D’Elia, funzionano bene anche gli altri personaggi, cosa fondamentale in una sitcom.

Il rapporto tra Mickey e Ben è dolce, seppur la prima non esiti a trasformare la sua festa di compleanno in un’arena competitiva per genitori. Il giovanissimo Jack Stanton, poi, tiene magnificamente il passo comico di The Mick, con le sue gag che risultano allo stesso tempo le più divertenti e inquietanti. Forse, uno dei momenti più convincenti dello show è stato proprio quando Ben inizia a prendere le pillole anticoncezionali della zia credendole pasticche per supereroi, finendo con l’essere stordito dagli ormoni che lo trasformano in un’esilarante caricatura di sé. Anche Thomas Barbusca, nei panni del pretenzioso e fragile Chip, è subdolamente ironico, con dei tempi comici favolosi soprattutto perché interpreta un personaggio che dovrebbe starci sui nervi, senza che questo accada.

De resto, per capire dove può spingersi una serie, bisogna osservare come trattano i ragazzini del cast, intesi sia come personaggi che come attori: gli autori devono ogni volta domandarsi che cosa sia opportuno mostrare o fargli fare sullo schermo, fermandosi nel caso in cui gli sketch divengano eccessivamente sconvenienti. Beh, come abbiamo visto, la serie tv di Fox non se li fa questi problemi, riuscendo a essere politicamente scorretta senza mai esagerare troppo o scadere nell’offesa.

Ad aggiungersi a questi quattro attori c’è la fantastica Carla Jimenez che dà vita alla governante Alba, uno dei piaceri dello spettacolo perché ha le battute più iconiche. Ma soprattutto il vero MVP di The Mick, ovvero lo pseudo-fidanzato di Mickey, Jimmy, coinvolto in una delle risse più divertenti delle sitcom (quella delle giocatrici di calcio). Inizialmente sembrerebbe scontato il fatto che dobbiamo odiarlo, ma le sua comicità e il suo carisma non ce lo permettono. Ha delle profondità nascoste che lo elevano da semplice fidanzato perdente, cerca davvero di essere paterno con i bambini e di guidarli ma mai di manipolarli (succede quando insegna a Chip l’arte dell’inganno negli hotel o come comportarsi in amore). In più, grazie alla sua relazione con Mickey, ci restituisce una visione interessante e moderna degli appuntamenti a lungo termine e ci regala alcuni dei momenti più drammatici dello show.

The Mick

The Mick, in poche parole, è stata davvero una bella sorpresa. Tanto oscura e grezza quanto soffice sitcom, ha promesso di essere cattiva fin dall’inizio e, nei limiti della TV generalista, ce l’ha fatta. Nei venti minuti di episodio, che scorrono via rapidamente mette i personaggi in situazioni piuttosto audaci, invece che nei normali tropi che questo genere usa solitamente con adulti e con bambini. Il ritmo e la qualità delle trovate vengono bilanciate da una giusta dose di stupidità e di umorismo nero alla massima potenza; basti pensare alla scena in cui una vecchietta lancia un tostapane nella vasca di Chip o quando una casa esplode per una fumata vicino a una bombola di ossigeno.

Ma la serie tv di Fox, che eccelle quando sceglie di raddoppiare la sua demenzialità (soprattutto con Jimmy), non ha paura di portare i personaggi in posti nuovi, gestendo efficacemente una buona dose di melodramma ed emotività. Lo si vede nel finale, che funziona benissimo con quel mix di spade da samurai, arti smembrati, resoconti di incendi dolosi e un cliffhanger da pugno nello stomaco. E il fatto che gli autori abbiano tentato una conclusione così ambiziosa è una testimonianza di quanto questo spettacolo si sia sentito a suo agio nella propria pelle.

The Mick non sarà un capolavoro, ma è un folle giro sulle montagne russe che, purtroppo, è stato interrotto sul più bello. Perché una terza stagione ce la saremmo dannatamente meritata.