Siamo tutti d’accordo che, dalla recente uscita della creazione di Kathleen Jordan su Netflix, ci sentiamo decisamente raggirati e abbastanza interdetti sul giudizio finale. Il tanto agognato racconto con cui immaginavamo ci potesse deliziare The Decameron si è rivelato in realtà un disordinato intreccio di scene a dir poco trash, esasperate e soltanto lontanamente umoristiche come Boccaccio avrebbe tanto sperato. Sembra ovvio che la pretesa non fosse quella di un adattamento pedissequo all’opera letteraria o alla pellicola di Pasolini. Il tentativo di rappresentare una versione mai vista prima, innovativa e fuori dagli schema, poteva indubbiamente risultare apprezzabile. Circoscrivere però storia e soprattutto personaggi all’interno di un universo da commedia quasi demenziale, concedendo poi le scene più drammatiche in modo gelido e quindi slegato da tutto il resto, non ha dato grandi risultati.
È tuttavia evidente che The Decameron non avrebbe potuto raccogliere tutto il reale contenuto dell’opera in soli 8 strategici episodi. Si tratterebbe infatti di cento novelle narrate dai dieci componenti della compagnia di Fiesole, scegliendo ogni giorno un tema diverso. Appare però scontato come queste siano l’elemento più interessante e curioso della storia, più dell’arena in cui si sono svolti i fatti. Tutto ruota pertanto intorno alla sconfinata Villa Santa, che a un certo punto viene rivendicata un po’ da tutti come se fosse il ricercato antidoto contro la peste. Non sarà difficile immaginare infatti che anche questa accoglierà tra le sue mura la morte per il morbo e per le sommosse da questo provocato.
Ma se così non fosse andata, cosa sarebbe rimasto in fondo di The Decameron?
A questa domanda retorica rispondiamo tirando in ballo un’altra variabile relativa alla scelta del cast. L’italianità di un’epoca storica così antica sarebbe stata di difficile interpretazione sicuramente anche per attori nazionali. Pertanto, le performance di star d’Oltreoceano come Tanya Reynolds di Sex Education o Zosia Mamet di Girls (qui trovate un focus sulla serie), è ovvio che rendessero troppo rarefatta l’aria che in realtà doveva tirare. Rimanendo dunque su coloro che hanno fatto la storia, dobbiamo comunque fare un plauso alla maggior parte di loro. Questi ultimi, infatti, si sono adattati al meglio alla linea da seguire per rappresentare al meglio il genere. Di fatto, non sono di certo loro i colpevoli della resa finale.
Dedichiamoci dunque a una sagace classifica dal peggiore al miglior protagonista di questa parossistica dark comedy. Tuttavia, spero di intrattenere senza ferire i sentimenti di nessuno di loro.
10) Pampinea è la più insopportabile della compagnia di Fiesole
Convinta di poter conquistare il Visconte Leonardo mediante la sua integrità e una lauta dote, si ritroverà vedova ancor prima di incontrare il suo futuro sposo. Decisa a prendere le redini di Villa Santa e i suoi ospiti, non farà altro che ostacolare ogni spontanea forma di svago, proposta altrui e pretesa di verità con il suo petulante cipiglio. Non perderà tempo infatti a mentire circa il suo matrimonio mai suggellato con Leonardo o il presunto concepimento dell’erede ufficiale. Questa donna è frigida, opportunista, subdola e perfida nel profondo, nonché bacchettona e viziata all’ennesima potenza.
Diversa dall’opera originaria, non risulta assolutamente indipendente e capace di sentirsi realizzata senza una figura di sostegno. Nonostante ciò, sembra incapace di provare veri sentimenti o anche la più superficiale empatia per chi la circonda. Strumentalizza le persone a suo piacimento, in base all’occorrenza o all’umore. Finge così grande affabilità e perfino affetto quando vuole ottenere difficili servigi da qualcuno. Alternerà invece arroganti manifestazioni denigratorie nei confronti di chi la contraddirà non esaudendo i suoi desideri. Ne sa qualcosa la sua fedele serva Misia, senza la quale non riuscirebbe a sopravvivere neanche un giorno. Alla povera ragazza chiederà addirittura di uccidere Ruggero, per poter riprendere così il controllo della villa.
Anche Sirisco cadrà nella sua trappola divenendo così il suo oggetto sessuale
Come è facile immaginare, però, farà di tutto per non far trapelare questo suo imbarazzante segreto. Questo avrebbe infatti dimostrato tutta la sua frustrazione per essere quella che ai suoi occhi è una poco apprezzata “zitella attempata“. Sin da subito ossessionata dal potere, non riuscirà mai a vedere lucidamente quanto la villa fosse diventata fatiscente e intrisa di odio nei suoi confronti. Con il suo fallace titolo di Viscontessa voleva tentare di sentirsi potente in una fortezza di campagna che sembrava permeata da una qualche maledizione, proprio perché a Firenze (ecco serie e film ambientate in questa città) aveva bene poca autorità sul popolo. La sua fine sarà tarda e autoindotta in senso figurato, in quanto sul finale sembra davvero mettercela tutta per rendersi ancora più fastidiosa e vile del solito.
9) Tindaro è fastidioso come il ronzio di una zanzara mentre dormi
Ricoperto di soldi e della più isterica delle ipocondrie, Tindaro si presenta come un bamboccio nel corpo di un adulto. Umiliato dal senso di solitudine dopo aver perso familiari e servi per la peste, affiderà ogni momento delle sue giornate al personale medico Dioneo. Non smetterà nemmeno per un istante di chiamare con voce gracchiante il suo nome a causa di qualche male improvviso del tutto infondato e curabile con qualche omeopatico intruglio. Colto quanto basta per annoiare qualsiasi tipo di commensale con i suoi racconti di storia, letteratura e arte militare, non può dunque essere apprezzato neanche per questo pregio. Non conosce inoltre alcuna forma di empatia.
Eppure, vedrà in Jacopo un nuovo amico attraverso cui esorcizzare la morte di Dioneo. Da questo infelice evento, Tindaro si imporrà dunque di andare avanti e darsi una svegliata. Il personaggio confermerà questo grow up concedendo ai compagni di nascondersi nelle retrovie, mentre lui in prima linea sfruttava le sue opinabili doti militari contro i mercenari. Iperbolicamente eroico sarà il gesto di salvare Jacopo da uno di loro, morendo sotto gli occhi suoi e della madre, che ha rivalutato troppo tardi il suo potenziale valore.
Che Jacopo lo ricorderà davvero come padre ne dubitiamo tutti, ma sapendo com’è Tindaro non poteva che assicurarglielo prima di lasciare questa terra. Nonostante dunque questa rocambolesca ripresa dal punto di vista interiore, Tindaro non può che meritarsi questo nono posto tra le peggiori personalità di The Decameron. Quindi, se nel momento in cui esala l’ultimo respiro sentiamo un timido nodo in gola, basta chiudere gli occhi e ripensare a ogni sua inappropriata azione o manifestazione di puro egoismo. Se l’obiettivo era poi creare un forte contrasto tra il suo aspetto da dolce cupido e l’ignavia del suo animo, possiamo dire che questo è stato raggiunto asfaltando la concorrenza.
8) In The Decameron Filomena ha compiuto poche azioni, ma tutte sbagliate
Partiamo dal fatto che Filomena è la prima nobildonna di The Decameron che non cerca di nascondere la sua supponenza nei confronti di chi sta sotto di lei, come la serva Licisca. Lontana cugina di Leonardo, non ci penserà due volte a scappare verso la villa lasciando il povero padre infetto e moribondo. La sfilata delle menzogne la inaugurerà proprio nel momento in cui, per convincere Licisca ad andare via da Firenze, le dirà che il padre, a cui la serva era tanto devota, fosse appena morta. Avara e presuntuosa, sulla via verso la villa, reclamerà il pane della serva come proprio, infastidita inoltre dal fatto che questa ne avesse distribuito un po’ a dei mendicanti.
Questo preambolo serve però a introdurre la temporanea uscita di scena di Filomena da The Decameron, in quanto vittima della grave caduta da un ponte per mano di Licisca, proprio dopo l’animoso litigio per il pane. La colpevole e lo spettatore penseranno dunque che la donna avesse abbandonato il palco neanche il tempo di farsi conoscere meglio. Tuttavia, ferita, affamata, stanca e coperta di fango riuscirà a raggiungere la villa, inviperita contro Licisca che nel frattempo aveva rivendicato il suo nome. Sul piede di guerra e pronta a farle saltare il piano, accetterà infine di ricoprire i panni di Licisca a patto che questa sposasse il ricco Tindaro. Dopo varie vicissitudini, però, Filomena si troverà inaspettatamente bene nei sottoscala della villa tanto che, spingendo Misia a farsi valere, diventerà sua amica.
Poco male quest’altro upgrade di The Decameron, direte voi!
Nonostante ciò, proprio quando sembrava andare tutto bene, Misia farà saltare la copertura di Licisca portando Pampinea a cacciarle entrambe via dalla villa. Le due affronteranno così molti pericoli lungo il cammino. Fino a quando, per rientrare nelle grazie di Licisca, Filomena le confiderà dopo una vita intera di essere in realtà una figlia illegittima di Eduardo. Affermerà inoltre, compiaciuta, che il padre in realtà non era ancora deceduto alla loro partenza, ma rimanendo lì con lui, presto sarebbero morte anche loro. Aveva dunque salvato la vita a entrambe secondo il suo punto di vista, non considerando ancora una volta quello di Licisca.
È innegabile che, così come il suo novizio coinvolgimento amoroso con lei, fossero espedienti per combattere la futura solitudine che la aspettava dopo che Licisca le aveva chiuso la porta in faccia. Beh, se da un lato si discosta del tutto dalla Filomena boccacciana dipendente dalla compagnia maschile, quella di The Decameron appare sicuramente più emancipata e dall’animo buono. Quest’ultimo è tuttavia contaminato da negligenza, ipocrisia e dall’immancabile opportunismo di quelle del suo rango.
7) Misia dimostra che il parassita di una pianta infestante lo diventa a sua volta
Dal visino puerile e candido, nessuno avrebbe mai pensato che la leale Misia potesse compiere cattive azioni. In The Decameron non facciamo altro che vederla perennemente nell’ombra della sua padrona Pampinea. Con lei è così servizievole da lucidarle addirittura i denti con le dita, negare la sua evidente indisponenza e infine diventare anche assassina. Arriviamo infatti subito al punto in cui, in preda all’insostenibile crisi di Pampinea in piena collera per la perdita della villa, pugnalerà Ruggero a sangue freddo dopo aver pure preteso una sua benedizione. Da questo momento in poi, seguirà le orme dell’odiosa volubilità di Pampinea, alternando momenti di burnout in cui si ricorderà di tale atrocità a istanti di superficialità e falsa serenità.
Sarà Filomena a scorgere per prima cosa provasse nel profondo il suo animo. Tanto da capire prima di tutti che la serva cercasse da tempo un appiglio per liberarsi di Pampinea. Tuttavia, sembrava non avere la forza né l’intelligenza per farlo. La sua sembra infatti la tipica mentalità schiacciata dalla più acuta tra le sindromi di Stoccolma. Non dimentichiamo infatti che Pampinea non le avesse dimostrato neanche un briciolo di compassione e conforto per la morte della sua amata. Anzi, le farà credere di essersi pentita di non averlo fatto, organizzando in suo onore una veglia improvvisata per consolarla anche dell’omicidio (qui una lista delle migliori serie crime degli ultimi tempi) compiuto!
Ma Misia sembrerà abboccare al suo amo ogni volta
La serva le consegnerà in sordina la sua dote nel momento in cui verrà diseredata dalla villa. Cercherà poi di salvarla dalla furia omicida della compagnia e dei nuovi amici di Sirisco, dimostrando così di aver dimenticato la sincera disponibilità di Filomena ad aiutarla a recidere ogni legame con lei. Di tutta risposta, anzi, le rivolgerà quello spiazzante discorso secondo cui, essendo passata soltanto da poco dalla parte degli ultimi, non avrebbe dovuto avere la saccenteria di dirle cosa fosse giusto. Tuttavia, sappiamo poi come andrà a finire.
6) Panfilo è l’arrivista di The Decameron che ha vergogna della sua stessa natura
Secondo la legge e la Chiesa è il devoto marito di Neifile, figlio di un’altra nobile casata, ben educato, diligente e all’apparenza morigerato come pochi altri. Di poche parole ma dagli occhi vivaci, ci mostrerà subito le sue tendenze più nascoste. Infatti, rimanendo fedele al voto di castità con la moglie, coltivava intanto fantasie erotiche sull’affascinante Dioneo o sul portalettere della villa. Il tutto senza scomporsi più di tanto o far credere che fosse la prima volta.
Tuttavia la sua sicurezza di sé è camuffata da un’onta atavica per le pulsioni nascoste. Al di là del filtro romantico sulla sua figura, non bisogna sottovalutare il suo tentativo di sabotare il quieto vivere di tutti per potersi prendere la villa. Questo malsano pensiero emerge dopo essere venuto a conoscenza della morte dei suoi familiari e della perdita di tutti i suoi beni. Da geniale scalatore sociale quale era, non si è mai scusato per aver messo in pericolo i compagni facendo entrare nella villa i bifolchi uomini di Ruggero.
Così, quando il dado doveva trarsi, chiederà la consensuale complicità di Neifile per proporre all’erede di diventare i custodi della villa mentre lui era in viaggio. Il suo più ancestrale amore per la moglie lo dimostrerà però nel momento in cui non si staccherà da lei nemmeno un istante dopo l’insidioso insorgere del morbo nero nel suo pallido corpo
Trascorreranno l’ultimo tempo insieme con serenità
Anche se, prima di morire, lui ricadrà nella vecchia abitudine di mentirle riguardo all’accordo con Ruggero, che essendo stato assassinato non aveva potuto suggellare. Rimarrà dunque da solo, senza il minimo supporto dei compagni impegnati a punire Pampinea e poi a difendere la villa dai mercenari. Il suo dolore e il senso di colpa lo divoreranno senza trovare soluzioni. Proprio lui che non mancava mai di arguzia e pragmaticità quando si presentava l’occasione. E prevedibilmente, sul finale, si abbandonerà ai fumi del vino, come mai aveva fatto finora, rinunciando così alla sua compostezza.
5) Dioneo per una donna avrebbe avvelenato sua madre… o un paziente
Sin dai primordi di The Decameron in cui si alludeva che nella villa si sarebbero consumati caldi incontri, a fare da portavoce è proprio Dioneo. Questi, dalla pelle abbronzata, i muscoli a vista e la camminata felpata, viene infatti notato subito da Neifile, essendo in piena crisi di castità, nonché dal marito Panfilo, che spesso si sollazzerà osservandolo da lontano. Egli, tuttavia, manterrà alto il suo profilo di sapiente e fedele medico del suo Tindaro, cercando di curare sempre i suoi malanni.
Aprirà le danze Licisca nei panni di Filomena e lui, non curante del corteggiamento della donna da parte di Tindaro, consumerà notti di passione con lei senza il minimo timore di venire scoperti dal suo padrone. Così come indimenticabile è la singolare scena in cui, pagato da Panfilo, salverà Neifile dal pozzo in maniera un po’ poco ortodossa, per usare un eufemismo. Ma di cosa possiamo accusare Dioneo, tirando le somme?
Beh, non possono passare in sordina le volte che ha cercato di attentare alla salute di Tindaro
Lo faceva ovviamente per godersi in pace il tempo con Licisca, tuttavia è l’ultima cosa che un medico dovrebbe fare! Ma, tanto va la gatta al lardo che ci lascia lo zampino. Così, in preda al panico per l’intenzione di Tindaro di sposare la sua donna, farà bere al paziente una delle sue misture con una quantità di belladonna quasi fatale. Da questo momento in poi perderà la stima e la fiducia di tutta la compagnia, che finora non lo avevano mai davvero considerato un sottoposto. Con abiti di risulta e legato ad una colonna non potrà più prendere parte ai banchetti né interloquire con i compagni. Soprattutto Licisca ne rimarrà delusa e sconcertata, tanto da non cedere alle sue scuse e giustificazioni.
E come se questo triste risvolto non gli bastasse, perirà di pestilenza come tutti gli uomini di Ruggero che avevano fatto bagordi con alcune prostitute della città infette.
4) Licisca è uno dei più influenti personaggi di The Decameron
Determinata e indipendente, per quanto serva. Tanto spavalda ed emancipata, dirà sempre la sua in termini di ingiustizie. Licisca risulta essere un personaggio ben strutturato. Questo anche attraverso le manifestazioni della sua forte personalità e del ricorrente black humor. Come tutti gli altri però non si è trattenuta dal cadere nel tranello dell’errore!
Getterà infatti giù da un dirupo la sua padrona Filomena senza il minimo rimorso, per poi rivestire i panni dell’impostora prigioniera delle sue stesse bugie. Prenderà in giro tutti, specialmente Tindaro e Dioneo che aveva perso la testa per lei, uccidendo anche un cardinale con un’indomabile foga.
Le sue algide frecciatine per Filomena la rendono coprotagonista accanto a Pampinea
Libertina e fiera di vivere come meglio credeva, si tratta di un personaggio poliedrico che però d’impatto non trasmette molta simpatia. Per nascondere le sue labili paure, infatti, puntava tutto sul suo pungente sarcasmo e su un’apparente menefreghismo depistati dai suoi grandi occhi da tonta. Non perderà tempo però a perdonare Filomena e a cercare di accettare il loro nuovo legame. Licisca è inoltre quel tipico personaggio che si connota sempre di più andando avanti con gli episodi, nascendo già maturo e ben compiuto.
3) Sirisco è l’ingenuo di The Decameron schiacciato da se stesso
Molto prevedibile è il personaggio del custode della villa. Costretto infatti dal suo stesso mestiere a essere cortese, magnanimo, affidabile e solerte, Sirisco mostrerà più volte di essere sull’orlo di una crisi di nervi! Si appura solo andando avanti con gli episodi quanto non riesca a brillare molto di intuito! Attirerà spesso le criticità che più lo fanno soffrire. Per dirne una, perché ha mantenuto valido l’invito esposto da Leonardo se questi si trovava già in formato cadavere?
Era ovvio infatti che gestirli tutti, alquanto isterici e pretenziosi, non sarebbe mai stato semplice con il solo aiuto di Stratilia ai fornelli e successivamente di Misia e Filomena. Allo stesso modo, avventato è stato cedere alle impacciate avances di Pampinea! Si vedeva lontano un miglio che lo avesse avvicinato perché nessun uomo l’avrebbe mai sposata. Per vivere la sua rivalsa, il custode di The Decameron ha ceduto infatti alla sua malcelata bramosia di essere allo stesso livello dei signori per cui lavorava da sempre.
Avrebbe dovuto puntare ad una donna diversa, però!
Per questo motivo la sua conseguente e spasmodica vendetta nei confronti di Pampinea diventerà per lui e tutti gli altri un vuoto a perdere. Nonostante non sia brillato in ogni sua azione, il suo lavoro lo sapeva svolgere bene. Seppur si riveli in fondo un bambinone tra pianti di vigliaccheria e urla liberatorie, in molti altri momenti emerge tutta la sua forte sensibilità. Alla fine otterrà comunque ciò che desiderava da tempo, seppur non con le sue mani. E adesso non dovrà far altro che reinventarsi, cambiando decisamente lavoro e rimanendo lontano dalle donne ricche! Queste non apprezzeranno mai davvero il suo potenziale, pretendendo soltanto la sua saltuaria compagnia nelle ore notturne.
2) La vereconda Neifile ci ha regalato grandi soprese in The Decemeron
Venendo presentata inizialmente come la devota moglie di Pindaro, sembrava chiaro come non avesse un determinante ruolo individuale. Dedita alla castità in quanto integerrima donna di fede (qui una lista delle migliori serie sulla religiosità), si muove leggiadra, proferendo con voce soave le sue preghiere nei momenti difficili. Tuttavia, già durante il viaggio verso la villa non possiamo fare a meno di notare come non rimanga indifferente ai sudati corpi dei flagellatori, né in futuro a quello di Dioneo. Sarà infatti dal salvataggio simulato di Dioneo dal pozzo che la sua vera indole verrà fuori sorprendendo tutti.
Di fatto, spezzerà il singolare lutto per aver cercato in tutti i modi di provare piacere nel momento in cui scoprirà che quella era una messinscena del marito per farle davvero credere che fosse Dio a mandarle un salvatore. Da lì in poi, abbandonerà il velo di pudicizia e riservatezza, per abbandonarsi al vino, alla compagnia di donne e uomini e infine dell’insaziabile Ruggero. Sarà lei infatti l’unica a non venire cacciata da quest’ultimo alla fine della serata. Cosicché, come le confiderà Panfilo in seguito, vederla felice tra le sue braccia dimostrerà a tutti la sua vera vitalità. Si riprometteranno dunque di non mentirsi mai più e di stare insieme sempre, mantenendo la libertà di vivere la vita che desideravano.
È triste e sublime il momento in cui sono distesi sul prato
Insieme parleranno dei loro segreti, di quanto si amassero e fossero l’uno il migliore amico dell’altra da sempre. Sempre qui vediamo emergere timidamente al lato del collo di Neifile due pustole, mentre al suo solenne candore eravamo già abituati. Un magone ci assale nonostante i due continuino a parlare con massima stoicità, finalmente liberi da se stessi e fieri del loro ritrovato legame. È proprio adesso che emerge il coraggio, l’intraprendenza e la virtù di una Neifile per troppo tempo dominata dal giudizio altrui, dal pesante fardello di una fede che qui confessa di non aver forse mai avuto. Con una fresca risata esprime infatti il suo probabile fideismo, ripromettendosi di non contaminare più con questo la sua vita.
La sua morte sarà malinconica ma non conturbante, volta a mostrare quanto lei tenesse al marito e desiderasse saperlo felice anche senza di lei. Riceverà da lui l’ennesima bugia, ma stavolta possiamo definirla bianca in quanto non poteva permettere che si agitasse nei suoi ultimi attimi di vita. Sarà soltanto Stratilia infine a dedicare un momento per il lutto di Panfilo. Questo era infatti sopraggiunto nel momento più complicato di tutto il The Decameron.
1) Stratilia vince la top ten di The Decameron arrivando prima
Cosa ci saremmo mai aspettati dalla cuoca scorbutica di Villa Santa? Ebbene, seppur in principio la vediamo soltanto di sfuggita mentre si lamenta di governare una cucina troppo impegnativa dando burberi ordini alle altre serve, segnerà il plot twist più significativo di The Decameron. Questo si comporrà di tre rilevanti momenti con Stratilia come riscoperta star assoluta. Il primo si verifica dopo la morte di Dioneo, quando un Tindaro agonizzante a causa di un intruglio che sperava fosse letale, scenderà dalla cuoca per curarlo. Dopo averlo salvato quella famigerata volta dalla belladonna, non resisterà anche stavolta a guarirlo proseguendo poi l’incontro in modo alquanto curioso.
Stratilia ha sempre badato a se stessa e al figlio in maniera eccezionale
La viscida Pampinea, venuta a sapere del piccolo erede di Leonardo, non perderà tempo di accusare Stratilia di stregoneria. Dunque la rincorrerà usando violenza, fino a farla impalare impiccando il fuoco sotto di lei. Dopo essere stata salvata, Stratilia indugerà a scappare via con il figlio. Deciderà piuttosto di restare per riscuotere quel casale in cui aveva sprecato sangue e sudore e che in fin dei conti spettava a Jacopo.
Indosserà così gli abiti di Pampinea e con fermezza si imporrà come autorevole signora di Villa Santa. Con poco stupore, vista la sua verve, otterrà sin da subito il seguito di tutti i presenti, che trovavano in lei la giusta guida in quel momento di grave contingenza. Purtroppo per Jacopo, però, alla magione spetteranno solo fiamme e distruzione.