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Sweet Home: quella piccola perla sudcoreana tra (bellissimi) mostri e claustrofobia

Nei meandri di Netflix i prodotti sudcoreani si sprecano, come si sprecano i generi da essi trattati, bisogna semplicemente trovare il titolo che più si avvicini ai propri gusti personali. Ed è quello che noi abbiamo fatto con Sweet Home. In generale gli horror/thriller coreani ci hanno dimostrato una certa rilevanza dal punto di vista visivo, con una grande qualità soprattutto nell’uso della CGI. E Sweet Home, in questo senso, è un autentico capolavoro. L’animazione è estremamente dettagliata e verosimile, e anche il disegno dei mostri che si vedono durante la serie è molto convincente. In questo articolo analizziamo i punti di forza di questa consigliatissima serie, tratta dall’omonimo webtoon di Kim Kan-bi e Hwang Young-chan (con ben 1,2 miliardi di views online) che speriamo venga rinnovata il prima possibile.

Sweet Home: distopico viaggio in una Seul invasa dai mostri

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Sweet Home dispone di un cast corale con personaggi psicologicamente ben delineati, si tratta di attori principalmente giovani, con alcuni esperti a fare da contorno, come Kim Kap-soo, che sfoggia una delle migliori performance all’interno della serie. Il protagonista è Cha Hyun-soo, un ragazzo rimasto da poco orfano, introverso e con una marcata inclinazione al suicidio. Il giovane è un hikikomori, e questa sua condizione è stata causata dal bullismo estremo subito a scuola. Hyun-soo, in seguito alla morte in un incidente stradale dei suoi genitori e di sua sorella, si trasferisce in un palazzo fatiscente di un sobborgo di Seul, chiamato Green House probabilmente per il colore delle sue decadenti mura. Da subito scopriamo che Green House è una sorta di rifugio di reietti e anime in pena, principalmente persone che hanno vissuto un brutto lutto familiare o con gravi problemi di salute o di natura economica. Poco dopo essersi trasferito, comincia un’autentica apocalisse. In Corea del Sud si propaga a vista d’occhio quello che pare essere un virus che rende le persone dei terrificanti mostri. La peculiarità di questo virus è data dal fatto che gli unici sintomi siano forti epistassi e il dilatamento delle pupille, ma apparentemente non risulta essere contagioso.

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Le persone si trasformano diventando esseri sovrannaturali simili alle loro paure o ai loro desideri più nascosti. All’interno della Green House si scatena subito il panico, quando si scopre che alcuni inquilini si sono già trasformati. Tra gli abitanti della palazzina, che uniscono le forze per sopravvivere al virus, ci sono anche Sang-wook, un ragazzo sfregiato in volto, silenzioso e piuttosto violento che viene considerato da tutti un gangster, Yi-kieong, giovane ex pompiere che ha perso da poco il futuro marito, scomparso nel nulla a poco tempo dalle nozze, Eun-hyuk, la mente del gruppo, abile studente di medicina, e sua sorella Eun-yoo, ballerina. 

Quando è difficile distinguere tra mostri ed esseri umani

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Green House è il palcoscenico perfetto per la narrazione di Sweet Home. Un crocevia di vite umane distrutte, di anime in pena che non hanno ancora trovato il proprio posto nel mondo. Ed è proprio questa caratteristica, che accomuna gli inquilini del palazzo, a rendere forte e coeso il gruppo di fronte al dramma ed all’ignoto esterno. Green House non è soltanto il luogo fisico in cui si svolgono i fatti di Sweet Home, il fatiscente palazzo è anche una gigantesca proiezione mentale delle paure dei personaggi. Ognuno di loro vive il proprio dramma personale, rielaborandolo mentalmente e proiettandolo sotto forma di paura, ogni qualvolta che ci si imbatte in un mostro. In questo k-drama, al di là degli artifici di natura tecnica, ci si concentra sul tema della paura del diverso in modo originale e interessante. I personaggi faticano a fidarsi di loro l’un l’altro, essendo pressoché sconosciuti e soprattutto per via del fatto che nessuno sa di preciso cosa stia accadendo nel mondo e come questo virus possa essere contagiato. Ma mostro dopo mostro imparano a collaborare, fin quando la reale difficoltà comincia ad essere quella di capire chi effettivamente sia in procinto di trasformarsi. Ma non è tutto, alcuni mostri hanno la capacità di dominare i propri istinti e risultano essere innocui, benevoli. Tuttavia, in un clima sempre più teso è molto complesso per i protagonisti ponderare le proprie decisioni. 

Sweet Home: una serie che, tecnicamente, non ha nulla da invidiare a nessuno

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Soffermandoci più attentamente sull’uso della CGI possiamo affermare che sono sempre meno le serie che riescono a bilanciarne l’uso in modo tale da non risultare eccessivamente artificiose. Sweet Home è una di queste. Le creature realizzate in computer grafica sono davvero impressionanti (i designer, non per altro, avevano lavorato già a GoT, Avatar e Stringer Things), ed in generale gli effetti speciali sono più che degni dell’universo raccontato. Il successo del webtoon non ha paragoni, ma la sua trasposizione seriale è davvero lodevole. La colonna sonora è molto appropriata e la scelta di utilizzare Warriors degli Imagine Dragons è decisamente azzeccata, soprattutto per il pubblico occidentale ed in generale per una distribuzione internazionale. Gli attori sono perlopiù giovani, ma dimostrano comunque una buona attitudine e il fatto che ogni personaggio abbia una storia da raccontare che prima o poi viene fuori all’interno della narrazione, è un aspetto non scontato che merita di essere sottolineato, in quanto si riesce a dare spessore a tutti consentendo una semplificazione dell’aspetto empatico, con dei “drammi nel dramma” che risaltano nonostante la trama di fondo sia la più potente in assoluto. La serie parte un po’ lenta, non svela subito le sue carte, si fa scoprire episodio dopo episodio, contagiando lo spettatore alla lunga. La nuova stagione, per quel che ne sappiamo, non è ancora stata annunciata, ma dal finale del primo capitolo di Sweet Home ci aspettiamo almeno un rinnovo chiarificatore.

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