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Somewhere beetween: quanto è grande l’amore di una madre

Cominciamo col dire che Somewhere between è una serie televisiva del 2017 che a mio avviso vale la pena recuperare. La serie, ideata da Stephen Talkin, si spalma su 10 episodi ed è il riadattamento americano della serie televisiva sudcoreana God’s Gift. Devo ammettere che sono stata piacevolmente sorpresa da questa produzione. Questo non tanto per la trama in sé, che comunque non posso definire scontata, ma per il significato di fondo che essa racchiude e per le tante pillole di riflessione che essa presenta.

Cosa sarebbe disposta a fare una madre per salvare la propria figlia da morte certa? Quanto si spingerebbe oltre?

Somewhere between è una storia di ingiustizia e… rivalsa.

Una donna e un uomo, due destini che si incrociano per una ragione ben precisa: salvare le persone a loro più care, la figlia di lei e il fratello ingiustamente accusato di lui, contro un sistema corrotto. Somewhere between è una storia di ingiustizia, un uomo con disabilità mentale accusato di un omicidio che non ha commesso si dichiara colpevole, una famiglia di alto rango che nasconde un terribile segreto e pur di rivelare la verità decide di giocare sulla pelle degli innocenti, una bambina nelle mani del “nemico” è tra la vita e la morte.

A ben vedere, la serie presenta notevoli spunti di riflessione sulla nostra società e, soprattutto, sui giochi di potere che si instaurano ai piani alti della politica: tra insabbiamenti, coperture e giochi sporchi, chi ci rimette alla fine sono i più deboli o i più onesti; perché i due protagonisti della serie, Laura ( Paula Patton) e Nico, sono persone estremamente umili costrette a fare i conti con orribili verità del passato e rivelazioni del presente.

Al netto di qualche sbavatura narrativa, tralasciando alcuni elementi per la totale comprensione degli eventi, quello su cui la serie punta il dito è palesemente il sistema corrotto della politica e di tutti coloro che detengono il potere. Peccato che alla fine giustizia è fatta solo per metà, perché i colpevoli non pagano per le loro azioni ma preferiscono morire piuttosto che affrontare.

Fin dove arriva l’amore di una madre

Laura e sua figlia Serena sono semplicemente stupende, l’affetto della madre nei confronti della figlia va oltre ogni cosa tant’è che quando a Laura viene data la possibilità di salvare la figlia da morte certa, tornando a tutti gli effetti indietro nel tempo come se fosse in un loop temporale, non esita un secondo e mobilita tutte le sue forze per salvare non solo Serena ma anche Danny, il fratello di Nico.

Mi è piaciuta la caratterizzazione psicologica data a Laura e alla figlia Serena; entrambe forti e determinate (nonostante la giovane età della bambina faccia supporre sia un comportamento troppo marcatamente da adulta), non hanno paura di niente e davanti agli ostacoli trovano entrambe la forza di essere all’altezza delle situazioni. Ovvio anche che non manchino i momenti di debolezza in cui vediamo le lacrime sul viso di Laura e di Serena.

Avrei forse agito di più sul personaggio di Nico, anch’egli fortemente caratterizzato ma dalle sfaccettature meno definite, cosa che invece avviene per la nipote di Nico, figlia del fratello ingiustamente accusato. Anch’ella con alcuni problemi mentali come il padre è rappresentata con una dolcezza tale che durante la narrazione si riescono a sentire i suoi stati d’animo e la sua incredibile voglia di salvare la piccola amica Serena e il padre dalla prigione.

Tutto sommato, la serie presenta dei buoni spunti per poter essere ripescata da Netflix per la sua capacità di collimare aspetti di estrema realtà e altri di pura fantasia. Ci sono alcune scene che potrebbero essere tagliate per intero per la loro poco credibilità, ma in fondo sono utili per il contesto generale.