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Le 5 Peggiori Serie Tv mai prodotte dalla Rai

Mamma Rai, un po’come ogni genitore, non sempre ci dà tutto quello che sogniamo. Ci coccola con le sue fiction dal sapore casalingo che ci ricordano tanto le prime serate passate a casa con i propri cari, ci stupisce con le sue serie evento che in one shot sanno essere esaurienti e interessanti. Nutre le nostre menti e spiriti con le grandi biografie riprodotte su schermo, e sì, arricchisce la nostra fantasia presentandoci ogni anno nuove storie e nuovi personaggi, pronti a rubarci il cuore e tenerci incollati allo schermo. Mamma Rai fa tutto questo e anche di più, ma qualche volta ci ha fatto dubitare dei suoi superpoteri con alcune delle peggiori serie tv italiane di cui il suo palinsesto, prima o dopo, si è malcapitatamente macchiato. Capita a tutti di fare un buco nell’acqua, per di più se si ha a che fare con una moltitudine di produzioni annuali a cui far fronte, e una richiesta sempre più accesa di nuovi contenuti. Di tutte le peggiori serie tv italiane con cui nostro malgrado ci siamo dovuti confrontare, queste cinque di cui ora vi narreremo le orride gesta sono sicuramente le peggiori.

1) La Dama Velata

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Ci troviamo a Trento, nei primi del ‘900, quando la nobildonna Clara Grandi, interpretata dalla bellissima Miriam Leone decide di inscenare la sua morte e tornare sotto mentite spoglie per scoprire i misteri della sua famiglia. Costretta a un matrimonio combinato con Guido Fossà (Lino Guanciale), da cui poi sboccerà inaspettatamente l’amore che porterà alla nascita di una bambina di nome Aurora, Clara verrà a conoscenza dei crudeli piani della sua famiglia che, non appena la crederanno morta, cercheranno in tutti i modi di accaparrarsi la sua eredità. Morti, mai davvero morti e intrighi e passioni dal sapore latineggiante; non a caso quella de La dama velata è una produzione italo-spagnola, manco a dirlo. Solo gli spagnoli d’altronde potevano pensare di farci fessi mettendo una veletta nera sugli occhi di Miriam Leone immaginando di buttarci così nel più folle sconforto all’idea di non sapere più quale ruolo interpretasse: insomma, stiamo parlando della patria de Il Segreto e La Casa de Papel, due tra le serie tv che più spingono la sospensione dell’incredulità dello spettatore oltre i limiti umani. A proposito de La Casa de Papel, La dama velata vede tra l’altro tra i suoi protagonisti Ursula Corbero nei panni di una dolce contadinella. Non c’è dubbio: ci sono tutti gli estremi per definirla una tra le peggiori serie tv italiane made in Rai.

2) Sirene

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Avete mai visto un torinese parlare napoletano? Bene, se volete togliervi ogni dubbio e sciogliere questo peccaminoso guilty pleasure potete buttarvi nella visione di Sirene. Se invece volete salvaguardare voi stessi e chi vi sta attorno e soprattutto non farvi citofonare dall’iracondo vicino di casa partenopeo allora questa è sicuramente una di quelle visioni evitabili. Un po’comedy un po’ non si sa, Luca Argentero è Salvatore Gargiulo, un insegnante di educazione fisica e allo stesso tempo gestore di un B&B dove alloggeranno le quattro sirene protagoniste: Yara, Daria, Irene e Marica. Bonaccione e gentile, ‘Tore farà ricredere le sirene sulla bontà degli esseri umani e le seguirà un po’ da lontano. Amore, zucchero e tutto il repertorio del caso: colpo di fulmine, infatuazione non corrisposta, rivelazioni scioccanti, prese di coscienza e chi più ne ha più ne metta. Tipo H2O ma per famiglie e in aggiunta una maggiore predominanza romcom che all’italiano della prima serata non può di certo mancare. Il fantasy in Italia non ha mai fatto faville e purtroppo la buona volontà non è bastata per farci credere ancora una volta nella inflazionata storiella sulle sirene.

3) Le indagini di Lolita Lobosco

Se pensate che quello degli accenti poco credibili sia un problema circoscritto a Sirene vi sbagliate di grosso: anche Le indagini di Lolita Lobosco ci ha portato alcuni grattacapi. Una serie ambientata a Bari dove gli attori baresi si possono contare sulle punta di una mano, ma anche meno. Tra un’imprecazione alla Lino Banfi, fresco di censura, e più di qualche battuta sull’abbondanza dei pasti e sull’ospitalità del sud, che sempre sono cari alle serie tv italiane – così italiane da sembrare di essere state scritte per tutti fuorché italiani – Le indagini di Lolita Lobosco fa il compitino a casa ma non va oltre la soglia della nostra sufficienza. Indagini di lavoro e di cuore si mischiano giusto il tempo di un assaggio lungo quattro puntate, che tanto bastano per farci ammettere che avremmo bisogno di più tempo per convincerci. Il tempo a nostro favore arriverà nel 2022 quando uscirà la seconda stagione della serie tv: riuscirà la nostra eroina a uscire dal malaugurato limbo delle peggiori serie tv italiane prodotte dalla Rai?

4) Vento di ponente

Se questo volto sciocco-basito non vi ha mosso niente, molto probabilmente è perché quando Vento di Ponente andava in onda su Rai 2 eravate molto piccoli. Se pesate che Libeccio, e i suoi stramaledetti straordinari, siano nati dalla meravigliosa macchina di Boris la risposta è nì, perché dopo aver visto Vento di ponente, fidatevi, sarà impossibile non pensare a una qualche volutissima correlazione. La storia dei Montecchi e dei Capuleti così tragicamente scritta da William Shakespeare, prende forma nelle vicende dei protagonisti di Vento di ponente: i Ghiglione e i Decaro, due famiglie genovesi che detengono cantieri navali il cui amore tra i due giovani figli è ostacolato dal business e dall’odio tra le due casate. Format italiano della fiction olandese Westenwind, la serie di Rai 2 andata in onda dal 2002 al 2004, nonostante tutto ha portato a casa ben due stagioni, che riflettendo sul fatto che in 100 minuti di episodio solo 20 sono dedicati a primi piani muti, direi che è un grandissimo successo.

5) Non dirlo al mio capo

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Non fatevi ingannare dal logo simile a quello de La Tata, la trama di Non dirlo al mio capo la ricorda giusto quanto basta. Vanessa Incontrada è una giovane vedova che si trova a lavorare come praticante nello studio dell’avvocato Enrico Vinci (Lino Guanciale, ancora) di cui, manco a dirlo si invaghirà. La tensione tra i due, che col tempo si farà sempre più intensa, subirà alti e bassi a causa delle due differenti posizioni lavorative degli amanti e di una scontata quanto inflazionata incomunicabilità che non gli permetterà di esternare apertamente i propri sentimenti, allungando così il brodo per due stagioni: tra tira e molla e t’amo – non t’amo. Frizzantina e confusionaria lei, irascibile e più serioso lui, la strana coppia farà quello che è obbligata a fare dalla sceneggiatura: funzionare, anche se nessuno a occhio ci avrebbe mai scommesso un soldo. Sul finire della seconda stagione arriva addirittura una svolta crime, tanto inaspettata tanto assolutamente evitabile.

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