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10 anime di Mtv che hanno condizionato la nostra adolescenza

C’è un luogo astratto in cui si smerciano emozioni.
Un luogo che ha afferrato il timone della barca che solca i mari del tempo, e ha deciso di prenderne le redini del viaggio, conducendo un cammino universale: perché se è vero che i ricordi sono la letteratura personale di ogni singolo individuo, in questo caso la coscienza di ognuno di noi è stata mossa per venire a contatto.
So che questa ha la musicalità di una melensa metafora sulla memoria, e non è certo di tempo che parleremo oggi.
Questo posto esiste davvero, presentatosi sotto svariate forme, ma negli ultimi anni novanta e all’inizio del nuovo millennio ha avuto un nome: Mtv.

Forse, per molti, non è stata la forma d’intrattenimento televisivo principale e spesso l’attenzione era focalizzata sui programmi d’animazione della sempreverde Italia 1, ma l’idea e il ricordo di molte trame di anime e cartoon che hanno avvolto la nostra adolescenza (infanzia, per alcuni), anche in maniera sfuggente, nella nostra mente divide l’affitto con i nostri pensieri.
Vi si annovera ed è lievemente percepibile quasi sempre, come un leggero ronzio, venendo rievocato ogni qualvolta le corde della memoria verranno toccate con un’immagine, una sigla, o come in questo caso con delle parole.
Quel ronzio simile a due altoparlanti sincronizzati che, nella babelica costruzione del ricordo, passo dopo passo, entreranno in sintonia per produrre un unico, inequivocabile suono.

Oggi andremo quindi a riesumare quel florido bacino che ha contenuto le torrenziali correnti dell’emancipazione adolescenziale, in quel candido periodo in cui il tempo che passava tra il momento in cui scoprivi un nuovo “cartone” e quello in cui lo scoprivano anche gli altri, faceva o di te un innovativo outsider o gli altri degli stolti.

Questi sono i 10 anime di Mtv che hanno condizionato la nostra adolescenza.

1) City Hunter
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Chi ha detto “stereotipo”?
Siamo negli anni 80 quando viene scritta la storia dell’investigatore privato più libidinoso e pervertito della storia. L’enorme successo del manga è seguito dalla produzione dell’anime, che viene avviata nell’87.
“City Hunter”, per l’esattezza, è il nome che viene dato da Ryo (protagonista) e Kaori (co-protagonista) all’organizzazione ombra allestita per gestire i casi di investigazione di cui, puntata per puntata, sono i risolutori.
La storia non ha mai posseduto una trama orizzontale corposa; dopo ogni caso, una relazione tra personaggi veniva svelata, rafforzandone la caratterizzazione.
Lo stesso protagonista, Ryo, lascia trapelare progressivamente il suo aspetto emotivo mostrandosi innamorato della sua assistente.
Un risvolto di cui ad ogni ragazzino/a è mai importato nulla, in sostanza.
Ci hai provato, Ryo, ma per i “noi del passato” rimarrai un inguaribile pervertito.

2) Slam Dunk
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Quando vengono mischiati bene valori banali ma di esistenziale peso, spesso si finisce per inneggiare al colosso. “Slam Dunk” è ritenuto, in patria, un capolavoro d’altri tempi.
Hanamichi, protagonista della serie, si presenta come un soggetto ribelle, un teppista con scarsi risultati in ambito sentimentale.
Tra gli screzi amorosi, quello che lo segna più profondamente è l’essere stato lasciato da una ragazza innamoratasi di un giocatore di basket. Per diretta conseguenza, si illuderà di odiare lo stesso sport.
Verrà successivamente convinto da una nuova fiamma (per la quale farà l’eccezione mossa dall’amore) ad entrare nella squadra di basket del liceo.
L’amore che muove l’odio. La negazione che viene spenta dalla determinazione. La determinazione che spinge la passione.
Basta poco per capire la ragione per cui “Slam Dunk” è ritenuto il colosso che ha incoraggiato lo sviluppo di uno sport in una terra in cui precedentemente era ritenuto marginale, stimolando un incremento smodato di crescita e fruizione della disciplina.

3) Daitarn 3
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Parliamoci chiaramente: “Daitarn 3” non è mai stato considerato un anime d’élite, specie se messo a confronto con i “robottoni” a cui ha cercato di far concorrenza nel suo periodo.
Avrà influito anche l’incompreso tono volontariamente ilare nell’inserire un robot protagonista avente una inspiegabile mimica facciale. Dettagli.
Tuttavia, nei pomeriggi di Mtv, pochi di noi sono scampati alla visione di almeno uno degli episodi delle avventure di Daitarn 3 alle prese con gli scontri che vedevano nemici i Meganoidi.
Il tutto presentato da una indimenticabile sigla.

4) Nana
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Uno stesso treno. Una stessa meta. Perfino uno stesso nome.
Nel periodo dell’adolescenza in cui ci si auto-fustigava con la visione di show sui drammi adolescenziali che trattavano vite travagliate e disagi psicologici, abbiamo avuto su Mtv l’esempio del corrispettivo di “Skins” (che, tra l’altro, era a sua volta trasmessa inizialmente dal medesimo, sadico, canale) nel mondo degli anime: “Nana”.
Nana Komatsu (Hachi) e Nana Osaki, tra perseguimento dei propri sogni ed amori, nelle vicende che hanno inoltrato le iconiche figure di Nobu e Takumi, ci hanno portato nella voragine attrattiva del malessere adolescenziale derivante dalla pluralità delle scelte.

5) Ranma ½
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“Ranma mezzo” è un titolo che contiene in maniera compatta, sintetica ma decisamente esaustiva l’essenziale della trama dell’indimenticabile anime.
“Mezzo”, e sappiamo tutti in quale ambiguo senso, è un attributo che prende le concrete sembianze di una maledizione.
Il giovane Ranma, dopo un allenamento con suo padre in Cina, cade insieme con quest’ultimo nelle “Sorgenti Maledette” di Jusenko. L’accaduto costringe Ranma alla disgrazia di trasformarsi in donna, potendo tornare nella sua forma normale soltanto bagnandosi con acqua calda.
Chi più, chi meno, quasi tutti hanno sperato di pescare il finale di Ranma, in un fortunato pomeriggio, tra le 161 puntate erogate caoticamente tramite l’anarchica programmazione di Mtv.
La verità è che un vero e proprio finale, seppure aperto, è fornito soltanto nei manga, e per quanto sia prezioso evitare spoiler, è inevitabile preannunciarvi che l’amarezza del finale è perfino peggiore della sospensione creata e lasciata latente tutti questi anni, per chi come la maggioranza non ha mai saputo qual è l’esito finale della storia.

6) Inuyasha
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“Inuyasha” è senza ombra di dubbio uno degli show di punta dell’”anime night” di Mtv.
Capelli bianchi lunghi, occhi color ambra, piccole orecchie dalle punte tonde ed un viso affabile sono i tratti del protagonista mezzo-demone cane Inuyasha che più sono rimasti incisi nei nostri ricordi.
Le avventure del giovane vertevano sulla ricerca dell’ambita “Sfera dei Quattro Spiriti”, cimelio che dona una potenza inaudita ed oggetto del desiderio della nemesi (anche egli mezzo-demone) Naraku.
L’anime è stato suddiviso in due stagioni, andate in onda rispettivamente nel 2001 e nel 2010 sempre e solo, in esclusiva italiana, sul canale Mtv.

7) Neon Genesis Evangelion
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Anche in questo caso, ci ritroviamo dinanzi a quello che l’opinione comune non teme di ritenere un capolavoro del genere.
In onda dal 95, viene concepito inizialmente come anime, per venire solo successivamente adattato anche per una serie di manga.
Nella futuristica città di Neo Tokyo 3, vittima 15 anni prima di una catastrofe planetaria successivamente nominata “Second Impact”, Shinji viene reclutato da un’organizzazione paramilitare per pilotare un mecha chiamato Evangelion, allo scopo di combattere la fazione contrastante l’umanità: i cosiddetti “Angeli”.
Tra introspezione psicologica, riferimenti religiosi e scenari suggestivi misti ad un esemplare lavoro di sonoro, la serie conosciuta con l’abbreviazione “Evangelion” ha riempito le nostre serate, prima di entrare definitivamente nelle grazie della critica.

8) Fullmetal Alchemist
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La trama di “Fullmetal Alchemist” è stata una delle più affascinanti ed innovative del genere.
In onda dal 2003 al 2004, è stata trasmessa una delle due serie anime dedicate al manga: quella che ripropone fedelmente la storia originale nel primi due episodi, per poi discostarsi in una storia originale inedita.
Dal 2009 al 2010, invece, sono stati lanciati i 64 episodi che narrano fedelmente l’intera storia raccontata nel manga.
“Fullmetal Alchemist” non ha mancato di attirare allo schermo spettatori più che occasionali, interessati a seguire l’intera vicenda dei due giovani fratelli alchimisti in cerca della “pietra filosofale” in grado di annullare gli effetti dell’alchimia che li ha privati dei loro corpi originali, in seguito al fallimentare tentativo di riportare in vita la defunta madre.

9) Le situazioni di Lui & Lei
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Sulla falsa riga del precursore e pietra miliare del genere manga “Video Girl Ai”, nasce “Le situazioni di Lui & Lei”.
Situazioni amorose in contesti scolastici, sipari grotteschi dalle sfaccettature comiche e disagi adolescenziali. Tematiche conosciute ed inglobate, per quello che concerne la cultura giapponese dei manga, nella categoria “shojo”.
Chiunque sia incappato casualmente nella visione di questo anime, in qualche uggiosa serata di primavera passata dinanzi ad Mtv, ricorderà sicuramente la particolare ambizione di voler trattare tematiche ricalcate ed abusate da una prospettiva differente: le dinamiche che succedono una dichiarazione d’amore, più che i burrascosi precedenti.

10) Death Note
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Eccoci qua.
Cambiare il mondo” è un’espressione che, per la stessa platealità insita per definizione, è inevitabilmente utilizzata in modo improprio, metaforicamente, riferendosi a gesti che fanno la differenza.
E’ l’imperativo di Light Yagami, che tuttavia ne fa un comandamento alla lettera.
Lo stesso imperativo imposto a sé stesso da Tsugumi Oba, ideatore del manga, che con quest’opera sublime, una porzione di mondo (quella dedicata al genere manga/anime, appunto) l’ha cambiata davvero.
Mai, per un solo millesimo di secondo, ci siamo sentiti spaesati dagli elaborati intrecci generati nelle tacite, meticolose e claustrofobiche partite a scacchi tra Light ed L prima, e tra Light ed il duo formato da Near e Mello poi.
Questo perché ogni minuscolo tassello inserito ad opera d’arte ha mantenuto una coerenza che non ci ha mai fatto perdere la rotta, che non ha mai messo in dubbio la sua credibilità.
Un’opera brillante che ci ha dato un saggio di come si può “cambiare il mondo”, e l’ha fatto sia dentro che fuori dal testo.