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Rutherford Falls è una rara sitcom che ha deciso di concentrarsi solo sull’amicizia

Rutherford Falls è una sitcom che ha come protagonisti due migliori amici, Nathan Rutherford (Ed Helms) e Reagan Wells (Jana Schmieding), il cui rapporto viene messo alla prova quando la città in cui vivono chiede la rimozione di una statua storica, fatta erigere dalla famiglia di Nathan, perché crea impedimenti al traffico cittadino.

La statua, conosciuta come “Big Larry“, commemora l’accordo che Lawrence Rutherford, un colono americano parente del protagonista, fece con la tribù Minishonka (da cui discende Reagan) per creare la città di Rutherford Falls.

La decisione di rimuoverla mette a dura prova il rapporto tra Reagan e Nathan, in quanto Reagan deve scegliere se stare dalla parte del suo amico di lunga data o schierarsi con la sua comunità indigena.

I due quindi, pur essendo amici per la pelle, hanno un background molto differente: Nathan Rutherford è il discendente bianco del fondatore della città mentre la sua migliore amica sta cercando di trovare la strada per tornare nella sua comunità dopo aver lasciato la riserva di Minishonka per inseguire il suo sogno personale e professionale di gestire un museo.

Potreste non aver mai sentito nominare questa serie Peacock, in Italia infatti non è particolarmente conosciuta, eppure è degna di nota perché ha come protagonisti dei nativi americani, minoranza di cui non si è mai parlato abbastanza nelle produzioni televisive.

Rutherford Falls dimostra che finalmente a Hollywood c’è posto per uno show che parli dei nativi d’America grazie anche ad autori e attori nativi.

La serie è un’anomalia del settore, anche se i suoi scrittori e attori sperano che cambi. Lo spettacolo ha uno staff di 10 scrittori, cinque dei quali sono discendenti dai nativi americani. Il team è guidato da Michael Schur – uno dei creatori di sitcom più prolifici del settore, e più bravo, vi dicono niente: “The Office“, “The Good Place” e “Parks and Recreation” ?

Tra gli autori insieme anche a Ed Helms (Andy di “The Office“) spicca Sierra Teller Ornelas showrunner navajo.

È risaputo che la questione della diversità e dell’inclusione sia diventata un tema scottante per Hollywood e che negli ultimi anni, l’industria tradizionalmente bianca abbia iniziato a istituire iniziative ufficiali per promuovere la cultura dell’ inclusività che si è dimostrata non solo una buona risposta alle polemiche del pubblico ma anche una fonte di ricchezza in termini di idee e punti di vista.

Rutherford Falls è una show che, in tal senso, ha infranto nuove barriere nel mondo della serialità. La storia dei nativi americani, infatti, è stata sempre considerata poco e male dalla televisione ed è una delle prime volte che, attraverso una sitcom, se ne parla apertamente, andando oltre i soliti luoghi comuni e senza essere pesanti.

Vengano affrontati argomenti spinosi come il colonialismo, le popolazioni native e il furto della loro terra e persino la cancel culture e lo si fa attraverso battute, buon umore e gioia.

Rutherford Falls presenta le vite dei discendenti dei nativi americani in tutta la loro complessità. Mostra relazioni tese tra indigeni e coloni, ma anche amicizie. Racconta storie di giovani indigeni: come sono impegnati a mantenere e condividere le pratiche culturali e la felicità che provano nel farlo.

La serie parte quindi con ottime premesse avendo come cuore narrativo una storia completamente nuova, talvolta, però, ha mancato di coraggio e sfacciataggine e anche di impegno sociale e questa è una occasione mancata.

La serie, sia chiaro, è scritta bene e gli attori, in maggioranza nativi, sono perfetti nei loro ruoli. Ed Helms, poi, è davvero ottimo nel ruolo dell’uomo bianco, stralunato e naif, pieno di conoscenze falsate da una narrazione storica chiaramente di parte ed è perfetto in coppia con Reagan, uno tra i personaggi femminili meglio scritti nell’universo di Schur, una donna che emana forza e moralità ed è piena di indulgenza e moralità. Una Lisa Simpson nativa americana.

Rutherford Falls oltre tutto è certamente la storia di una amicizia: una amicizia ricca di sfumature e mai scricchiolante sebbene i due protagonisti rappresentino fronti opposti, mai stucchevole né inverosimile.

Tra Nathan e Reagan c’è un profondo legame di amicizia che, nelle intenzioni degli autori, rappresenta simbolicamente l’amicizia, in realtà inesistente, tra nativi e colonizzatori giunti dall’Inghilterra a bordo della nave Mayflower. Sia Nathan che Reagan, infatti, ci sono l’uno per l’altra e si aiutano vicendevolmente cercando di far prosperare la cittadina attraverso il bene comune.

Rutherford Falls

L’amicizia tra Nathan e Reagan è l’esempio che nonostante le differenze si può convivere pacificamente: quando Nathan apprende che in realtà non è un discendente della famiglia dei fondatori della città inizia a rivedere le sue convinzioni e a rendersi conto di quanto possa essere stato egoista anche nei confronti dell’amica ma l’amicizia tra Reagan e Nathan è eterna. È abbastanza forte da sopravvivere alla crisi d’identità di Nathan e non è imprigionata in pregiudizi di genere.

I due trovano un modo per aiutarsi l’un l’altro in questi tempi difficili. Essi possono sopportare alcune crisi di identità davvero intense e risorgere singolarmente e come duo.

Helms ha detto in una intervista che i due amici hanno un legame speciale, e che il suo personaggio ha fatto sì un sacco di errori ma ha imparato da loro lavorando su sé stesso.

Mentre Nathan è maggiormente focalizzato su sé stesso, Reagan è un personaggio che tiene profondamente a tutto ciò che fa; si preoccupa che il suo lavoro sia significativo, si preoccupa per la sua Comunità, si preoccupa profondamente per Nathan. Pensiamo che le interessi lasciare un segno in questo mondo e che il suo lavoro e quello che ha fatto possano sostenere la sua gente e tutti i nativi.

I due amici si rispettano e si vogliono bene nonostante “incidenti di percorso”; si conoscono da una vita e sono accumunati da un approccio nerd alla storia; sono due persone molto diverse ma accomunate dall’essere due outsider.

La dolcezza dell’ amicizia tra i due protagonisti di Rutherford Falls riesce a farci riflettere su come, attraverso il dialogo, potremmo stare meglio e più onestamente insieme. Invece di fossilizzarci sui momenti brutti della nostra storia personale ci spinge ad affrontare il passato che poi è il modo migliore per andare avanti. Brillantemente ci ricorda che le statue che ostruiscono il traffico non sono il problema reale che invece è tutto ciò che le sostiene, compreso la nostra insistenza ad essere visti come “buoni e giusti” piuttosto che a “fare la cosa giusta”.

Siete felici di aver scoperto una serie che parla sì d’amicizia ma anche di un argomento nuovo diverso dai soliti proposti dai vari show delle diverse piattaforme?

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