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Durante le due puntate precedenti (come nel caso della seconda) avevamo messo le cose in chiaro: non ci saremmo lasciati andare all’entusiasmo. Nonostante il cambio di ambientazione, nonostante l’arrivo di nuovi personaggi, noi saremmo rimasti con i piedi ben piantati a terra. Perché, dopo le due stagioni precedenti di The Walking Dead: Daryl Dixon 3, abbiamo capito che è meglio non coltivare aspettative. Abbiamo compreso che i problemi che emergono con il passare degli episodi potrebbero dipendere non soltanto da una mancanza di capacità nello sviluppare presupposti narrativi interessanti, ma da una più profonda incapacità di rendere davvero coinvolgente questa storia. Per lo stesso motivo, quando abbiamo visto arrivare The Walking Dead: Daryl Dixon 3, ci siamo astenuti da qualsiasi giudizio netto, preferendo attendere qualche puntata in più.
Non sapevamo se questo sarebbe arrivato nel corso della quarta, della quinta o addirittura a un passo dal finale. Eravamo pronti a qualsiasi evenienza. Ma The Walking Dead: Daryl Dixon 3 ci ha sorpresi – e non in senso positivo – con una terza puntata che ci consegna già le prime risposte inequivocabili. E purtroppo, non ci sono buone notizie.

La terza puntata di The Walking Dead: Daryl Dixon 3 mette in luce le debolezze di questa terza stagione mentre intanto rispolvera un altro punto debole già noto della serie: la mancanza di adrenalina
La mancanza di adrenalina non è una novità per The Walking Dead: Daryl Dixon 3. L’avevamo già notata nel primo capitolo, l’abbiamo ritrovata nel secondo, ed è tornata anche nel terzo. Non proprio ideale per una Serie Tv che parla di sopravvivenza, di vaganti da cui fuggire, di luoghi da raggiungere o da cui scappare, di tragedie sfiorate su barche che avrebbero potuto portarti dall’altra parte del mondo. Ma questa assenza di tensione, questa quieta accettazione di ogni singolo evento, non fanno altro che spegnere una narrazione che, almeno sulla carta, avrebbe potuto sprigionare molto di più.
The Walking Dead: Daryl Dixon 3 aveva le potenzialità per ambire a qualcosa di più, per essere qualcosa di diverso. E invece continua a ripetere gli errori già visti, negando ai personaggi lo spazio per essere davvero esplorati, e alla storia l’occasione di fare un po’ di sano rumore dentro chi la guarda. Se le prime due puntate potevano essere interpretate come un momento di assestamento, di attesa per capire in che direzione volesse andare la stagione, la terza mette nuovamente a fuoco, senza esitazioni, le sue fragilità: un episodio spento, popolato da personalità altrettanto spente.
In questa terza puntata viene infatti dato spazio ai personaggi corali di questo nuovo capitolo, ma anche in questo caso, le aspettative vengono del tutto annientate. Come la narrazione che li ospita, anche loro mancano di energia, di urgenza, di rabbia. Sono poco più che una bozza di ciò che potrebbero diventare. Si muovono, agiscono, ma senza lasciare traccia. Non riescono mai a risultare davvero interessanti e, come troppo spesso accade, vengono divisi in modo grossolano tra buoni e cattivi. Ma i buoni sono terribilmente piatti, e i cattivi privi di qualunque carisma: non fanno altro che ostacolare Carol e Daryl, senza offrire alcuna vera minaccia o profondità.
I due protagonisti, anche in questo episodio, seguono strade separate. Daryl cerca di riparare la barca, mentre Carol cerca di capire in che tipo di incubo sia finita, tra donne sacrificate e un luogo che non può continuare a sopravvivere così a lungo. Eppure, anche questo aspetto – di gran lunga il più interessante tra quelli messi in scena finora – è stato trattato come un semplice sfondo, un dettaglio secondario nel contesto in cui si muovono i personaggi. Un elemento che non cambia nulla, non sposta nulla, non influenza emotivamente realmente la trama. Non c’è dolore, non c’è rumore, non c’è rabbia. Solo un’informazione sterile contro cui non si ha il coraggio di opporsi, lasciata lì, come tante altre.

Le aspettative nei confronti di The Walking Dead: Daryl Dixon 3, dopo le due stagioni precedenti, non erano certo alle stelle. Ma non esiste nulla che non possa avere un’altra occasione per mostrare il meglio di sé. Anche questa terza stagione (come sempre su Sky e NOW) aveva quella possibilità. Un’occasione che, almeno fino a questo momento, è rimasta inascoltata, dispersa tra i tanti rimpianti narrativi che continuano ad affliggere questo sequel.
Non è chiaro in che direzione voglia andare The Walking Dead: Daryl Dixon 3, né quanto a lungo la serie intenda ancora raccontare questa storia. Ma una cosa è certa: per poter continuare, servirà un brusco risveglio. Bisognerà stringere i denti e trovare un minimo di adrenalina, quanto basta per tornare a raccontare questo mondo alla rovescia con l’intensità necessaria a lasciare qualcosa a chi guarda dall’altra parte dello schermo. Perché, fino a questo punto, non abbiamo sentito nulla. Nessuna empatia, nessun coinvolgimento, nessun reale desiderio di tornare a casa insieme ai protagonisti. Niente. L’emozione più forte è stata l’attesa, perché portava con sé una speranza. Ma anche quella, dopo appena tre puntate, si è rivelata vana.







