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ATTENZIONE: proseguendo nella lettura potreste imbattervi in spoiler su The Terminal List: Dark Wolf
Con The Terminal List: Dark Wolf siamo finalmente al penultimo capitolo, e Pedoni e Re (Pawns & Kings in lingua originale) conferma la vocazione della serie. Non è solo un prequel utile a spiegare perché Ben Edwards farà la fine che conosciamo già, ma un thriller politico che intreccia tensione internazionale, spionaggio vecchia scuola e dilemmi morali più profondi del previsto.
L’episodio prende tutto ciò che abbiamo visto finora, complotti, fedeltà, legami che si sgretolano, e lo porta a un punto di ebollizione, costringendo i protagonisti a fare i conti con chi sono davvero.
Le pedine sono state mosse, i re finalmente svelati, e lo spettatore si ritrova trascinato in una partita che profuma di fine stagione e che sembra pronta a esplodere nel gran finale. Non è solo questione di cuscinetti nucleari o di traditori nascosti nei corridoi della CIA: Pedoni e Re lavora sulle scelte personali, sulla fragilità dei confini tra lealtà e sopravvivenza, tra ragione di Stato e coscienza individuale.
Tra sparatorie spettacolari, intrighi che saltano e personaggi costretti a guardarsi dentro, l’episodio 6 rappresenta il momento in cui la tensione narrativa e quella emotiva finalmente si incontrano, preparando il terreno per un finale che promette di essere tanto esplosivo quanto, si spera, rivelatore.
Il tradimento che sapevamo (ma che fa comunque male)
Sin dai primi episodi di The Terminal List: Dark Wolf era chiaro che Jed Haverford (Robert Wisdom) fosse l’uomo da tenere d’occhio. Dark Wolf non perde tempo a confermarlo: il puzzle si completa, rivelando che il suo piano con Cyrus Rahimi (Alain Ali Washnevsky) era più torbido di quanto immaginato. Non è solo spionaggio: è l’ambizione di un uomo convinto di poter plasmare la geopolitica con una manciata di cuscinetti nucleari, sacrificando chiunque lungo la strada.
La scrittura gioca sull’ovvietà del twist, ma riesce comunque a lasciarci un sapore amaro. Forse perché Haverford, con il suo sorriso compiaciuto, rappresenta quel tipo di villain che crede di essere il protagonista morale della storia. Ed è proprio qui che la serie trova il suo mordente: il male non è mai puro, ma nasce spesso da ideali distorti.
Ben Edwards: un uomo in trincea (anche con se stesso)
Se c’è un personaggio che regge il peso emotivo di Pedoni e Re, quello è Ben Edwards (Taylor Kitsch). Lo vediamo stordito per la morte di Eliza e ferito, alle prese con la scheggia che lo tormenta. Un dettaglio che sottolinea come il dolore fisico e quello morale viaggino paralleli. Ben è l’uomo che non riesce a smettere di combattere, anche quando la guerra è persa in partenza.
La sua testardaggine è il cuore del conflitto con Raife Hastings (Tom Hopper). Quest’ultimo, dopo aver deposto il corpo dell’agente tedesco segreto in una chiesa e avergli lavato i piedi in un gesto quasi liturgico, sceglie di abbandonare la missione. È una scena potente, ma forse troppo rapida nella “conversione” di Raife: il passaggio da torturatore tormentato a penitente lascia un po’ spaesati. Eppure, il suo addio è il momento più umano dell’episodio: non è codardia, ma un rifiuto di continuare a inseguire una verità che sembra sempre più marcia.
Il rapporto tra Ben e Raife è il vero motore emotivo dell’episodio. La loro discussione sull’onore è costruita con cura. Raife mette in dubbio l’integrità della missione mentre Ben lo accusa di codardia. In realtà, Raife appare il più lucido dei due, pronto a smettere prima di perdersi definitivamente.
La serie gioca bene su questa ambiguità: chi è davvero il vigliacco? Chi sceglie di fuggire o chi si ostina a combattere una guerra che non ha più senso? La risposta non è semplice, e questo rende i due personaggi tridimensionali.
La loro fratellanza ferita è anche una finestra sul futuro: sappiamo che Ben diventerà l’uomo che darà la caccia a James Reece, in The Terminal List. Ma come? Il penultimo episodio semina indizi senza dare risposte definitive, e il rischio è che il finale debba correre troppo per chiudere il cerchio.
Tal, l’agente che non si arrende

Mentre Ben e Raife litigano con i propri fantasmi, Tal Varon (Shiraz Tzarfati) è l’unica che agisce con una certa determinazione. Reduce dalle botte della puntata precedente e dalla perdita della collega Eliza, contravviene agli ordini del Mossad per indagare su Haverford. È lei a collegare i pezzi, a scoprire il legame con Cyrus, e a mandare la foto che innesca, poi, il caos sulla pista d’atterraggio.
Tal è una ventata di freschezza in un episodio dominato da testosterone e complotti. La sua rabbia è lucida, mai impulsiva. Il dolore per la morte dell’amica la spinge oltre il protocollo, ma la serie non dimentica di mostrarne il costo emotivo. C’è una scena, di una semplicità disarmante ma indubbiamente incisiva in cui Tal guarda la notizia della morte di Eliza trasmessa in tv: un momento che racconta più di tante parole il prezzo umano delle missioni clandestine.
The Terminal List: Dark Wolf. Cose buone, cose un po’ meno buone

Pedoni e Re non rinuncia alla tradizione di The Terminal List: Dark Wolf: Azione muscolare, location europee dal sapore spionistico, anche se non tutte ben realizzate. E un montaggio serrato che tiene lo spettatore incollato allo schermo.
La sequenza sulla pista privata, accompagnata dai suoni dei A Perfect Circle in sottofondo, è puro spettacolo. Edwards, Mo (Dar Salim) e Landry (Luke Hemsworth) che assaltano il velivolo per recuperare i cuscinetti hanno la forza di una scena cult cinematografica alla Michael Bay.
La regia riesce a bilanciare l’adrenalina con momenti più intimi: la chiesa con Raife, il dialogo al tramonto tra Ben e Hastings, persino la mano tremante di Tal mentre invia il messaggio che cambia tutto. Questi dettagli impediscono all’episodio di scivolare nel mero action e danno spessore emotivo a ciò che vediamo.
Non mancano, però, alcune fragilità. La gestione del tempo narrativo è la più evidente. Con solo un episodio rimasto, c’è il timore che l’arco di Ben venga chiuso in modo affrettato. Servirebbe più spazio per esplorare il momento esatto in cui Edwards decide di diventare quello che abbiamo già conosciuto. I semi sono stati piantati e innaffiati. Adesso vorremmo vederli germogliare senza finire sotto una tempesta di neve.
Anche la storyline di Raife, come già accennato, soffre di qualche accelerazione. La sua conversione nella chiesa meritava più respiro, per evitare di sembrare un espediente simbolico troppo facile.
The Terminal List: Dark Wolf, verso il (gran?) finale
Con Pedoni e Re, The Terminal List: Dark Wolf prepara un terreno scivoloso per l’ultimo episodio. L’intera squadra che, puntata dopo puntata perde i suoi componenti uno alla volta, è stata incastrata. Saranno in grado di sistemare tutto quanto e tornare uomini liberi? E Haverford? Perderà il suo status di burattinaio per scoprire di essere solo una pedina a sua volta?
La speranza è che il gran finale sappia conciliare le anime della serie: lo spionaggio teso, l’azione spettacolare e il dramma umano. Perché se la missione di Dark Wolf era spiegare come un uomo possa scivolare dal senso del dovere al tradimento, allora il momento della verità è dietro l’angolo.
L’episodio 6 è, finora, il capitolo più compiuto della stagione. Nonostante qualche inciampo narrativo, riesce a fondere spy story, adrenalina e introspezione in un mix che intrattiene e fa discutere. Tra fratellanze spezzate, doppi giochi e una squadra più determinata che mai, Pedoni e Re è il preludio ideale a un finale che promette scintille.






