ATTENZIONE: evitate la lettura se non volete imbattervi in spoiler sui primi due episodi di Robin Hood!!
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Robin Hood: il principe dei ladri, il fuorilegge della foresta, colui che rubava ai ricchi per dare ai poveri, l’eroe in calzamaglia, il Dio della foresta, la spina nel fianco del potere, l’arciere più temibile del regno. Secoli di letteratura ci hanno tramandato la figura di un eroe senza tempo che ha conservato il suo fascino anche nella cultura moderna, spingendo industria cinematografica e televisiva a puntare sul suo nome, mostrandocelo in tutte le sue sfaccettature. Robin Hood è una di quelle figure universali – come Zorro, Superman, Sherlock Holmes – che si prestano a una miriade di riletture e che riescono a conservare un certo fascino presso il pubblico di ogni epoca.
La storia di Robin Hood ha dato vita a film, cartoni animati e serie televisive più o meno gettonate. Esistono versioni epiche della leggenda come il Robin Hood di Ridley Scott a cui dà il volto Russell Crowe. Versioni più ironiche come Il principe dei ladri di Kevin Costner o più romantiche come il Robin e Marian di Sean Connery e Audrey Hepburn. Ci sono il film d’animazione della Disney di Wolfgang Reitherman, una serie degli anni Cinquanta, una degli anni Settanta, una degli anni Ottanta, una degli anni Novanta e una del Duemila. Su Robin Hood, insomma, si è già fatto tanto (era anche un personaggio di Once Upon a Time). Il suo mito è stato esplorato in tutte le salse e ogni tipologia di pubblico ha la sua opera di riferimento.
Personaggio iconico ed eroe popolare, Robin Hood è quindi il custode di una storia che vive di un riverbero costante, che anche a distanza di decenni, continua ad affascinare gli spettatori.
L’ultima versione della leggenda l’hanno proposta Jonathan English (Ironclad) e John Glenn (The Lazarus Project e tanto altro) con una serie tv che è disponibile con i primi due episodi su MGM+. Si tratta di un adattamento originale, che esplora la storia da un punto di vista finora inedito. Rob è il figlio di Hugh Locksley (Tom Mison), un sassone che si è visto spodestare le proprie terre dai normanni e che vive come guardiacaccia nella foresta di Sherwood. Hugh e sua moglie Joan (Anastasia Griffith) non si sono mai convertiti al cristianesimo e hanno conservato le tradizioni della cultura sassone. Una cultura che ha un legame molto forte con la natura e le sue forze invisibili.
Il piccolo Rob è cresciuto ascoltando miti e storie della sua cultura, anche se sua madre gli ha insegnato usi e costumi normanni (compresa la lingua di corte) perché spera un giorno di poterlo mandare a Londra e offrirgli una vita tranquilla. Il Robin Hood della serie di English e Glenn è ambientato nel XII secolo, dopo la conquista normanna. Il tema della convivenza tra sassoni e normanni è uno dei topoi centrali dello show. I sassoni che non si sono convertiti al cristianesimo e non hanno abbracciato la cultura normanna vengono visti come degli “estranei” da marginalizzare. È tutto un discorso sul diverso e sul rapporto tra culture contrapposte che coesistono in uno stesso territorio. La diversità deve portare necessariamente allo scontro o esiste una maniera per convivere pacificamente accettando l’uno le differenze dell’altro?
Per alcuni questa seconda via è praticabile. Con il passare del tempo, le due culture impareranno a dialogare e a inglobarsi l’una nell’altra. Per altri invece, non può esserci un punto d’incontro.
I sassoni guardano ai normanni come ha degli usurpatori che hanno confiscato terre e arricchito i loro forzieri con il frutto del lavoro dei loro predecessori. Per i normanni, al contrario, i sassoni recalcitranti rappresentano un problema per la stabilità del potere. Li vedono come una minaccia, un grosso pericolo per la tenuta del regno. Il problema è che la maggior parte dei personaggi di Robin Hood è schierata su questa seconda prospettiva. Ragion per cui, lo scontro è inevitabile, sin dal primo episodio. Hugh Locksley si è visto portar via le sue terre, dove ora abita il conte di Huntingdon (Steven Waddington) insieme a sua figlia Marian (Lauren McQueen) e ai due figli maschi.
Hugh è un uomo animato da grandi valori, che mal sopporta le ingerenze dei normanni e che vorrebbe reclamare quello che è suo di diritto. Il conte di Huntingdon percepisce il suo disprezzo, per cui si prodiga per liberarsene nella maniera più “pulita“ possibile. Hugh Locksley viene tratto in arresto con un pretesto poco credibile e un “incidente“ in cella lo porta all’accusa di omicidio e all’impiccagione secondo le leggi normanne. Il giovane Rob assiste all’impiccagione di suo padre, che lo lascia all’improvviso privo di protezione. Qualche giorno più tardi, anche sua madre si ammala e muore, lasciando Rob completamente solo. Il ragazzo vede all’improvviso stravolta la sua vita e incamera una buona dose di disprezzo nei confronti di chi ha giustiziato suo padre. Il ragazzo va a vivere da suo zio Gamewell (Ian Pirie) e suo cugino Will (Henry Rowley), le sole persone che gli siano rimaste.
Nei primi due episodi di Robin Hood il protagonista vive una crisi profonda causata dal dolore per la scomparsa dei suoi genitori.
Rob si sente perso, emarginato, diverso. È cresciuto ammirando una cultura che qualcuno vorrebbe far scomparire per sempre, soppiantata da nuove tradizioni nelle quali stenta a riconoscersi. Non si sente al proprio posto da nessuna parte e tenta di sfogare la frustrazione per la morte dei suoi genitori covando sogni di vendetta. L’unico spiraglio di luce in un mondo a tinte fosche è Marian, la giovane figlia del conte di Huntingdon. Nel primo episodio di Robin Hood vediamo i due ragazzi conoscersi per la prima volta quando sono ancora due adolescenti. In seguito, Marian cerca di avvicinarsi a Robin, sfidando suo padre e le sue rigidissime prescrizioni.
È la classica storia d’amore travagliata, quella tra due giovani che appartengono a famiglie rivali. Da una parte la figlia di un conte normanno, dall’altra il figlio di un guardiacaccia sassone. Un amore impossibile, che però non impedisce ai due ragazzi di avvicinarsi. Robin Hood ha già uno spiccato tema sentimentale al centro della storia. La love story tra il protagonista e Marian è centrale nel racconto e in questa serie pare aver già assunto dei connotati da teen drama. I due ragazzi hanno poco in comune, ma condividono il disagio di sentirsi diversi.
Marian odia suo padre e le sue leggi. Odia la politica e le macchinazioni di corte, alle quali è comunque destinata perché viene mandata nella capitale per tenerla lontana da Rob.
I primi due episodi di Robin Hood hanno quindi fatto da prologo alla serie, che continuerà ad essere distribuita con cadenza settimanale fino al 28 dicembre. Marian è partita per Londra, dove si è recato anche Will, e da lì assisterà in prima persona ai giochi di potere di corte. Rob prova invece a tentare la fortuna con un torneo per arcieri, dove il vincitore verrà nominato guardiacaccia del regno. In un primo momento titubante all’idea, Rob alla fine si lascia convincere da suo zio a partecipare con il suo arco nuovo. Rob è un eccezionale arciere, capace di colpire obiettivi a distanze improponibilii. Il ragazzo vuole sfruttare il suo talento per vincere il torneo e diventare guardiacaccia, ritrovando così uno scopo nella vita.
Ma i suoi sogni di gloria si frantumano quando uccide accidentalmente il capitano Lefors e diventa a tutti gli effetti un fuorilegge. Rob capisce di essere diventato un bandito e l’unico posto in cui può rifugiarsi è la foresta, animata da quelle forze misteriose con cui i sassoni riuscivano a dialogare. È l’inizio della leggenda di Robin Hood. La serie si dividerà tra un filone più politico, fatto di intrighi e macchinazioni, e uno più avventuroso, con la foresta di Sherwood come grande protagonista. Altri due personaggi comparsi nei primi due episodi di Robin Hood sono lo sceriffo di Nottingham e sua figlia Priscilla (Lydia Peckham). Sean Bean (stavolta morirà?) dà il volto al cattivo in questa versione di Robin Hood.
L’attore è uno dei nomi di punta del cast, su cui la serie ha puntato per arrivare il più possibile a un pubblico appassionato di period drama e fantasy.
Anche il personaggio di Priscilla è interessante e sarà centrale nello sviluppo della storia. La donna, cresciuta accanto al padre che la faceva assistere ai suoi conciliabili, è un personaggio astuto e temibile, che giocherà un ruolo importante nella trama politica della serie. Non sappiamo quanto Robin Hood sia in grado di dare forma alla duplice veste di serie tv storica e serie tv d’avventura fantasy. Di certo, il tema della contrapposizione e dello scontro tra sassoni e normanni è centrale (dovreste guardare Vikings, il romanzo della nostalgia). Esistono delle disparità sociali nell’Inghilterra del XII secolo che sono legate non solo all’estrazione sociale, ma anche all’appartenenza culturale. I sassoni rappresentano il “diverso“ perché i normanni hanno conquistato le loro terre e si sono accaparrate il diritto a dominare.
Robin Hood, d’altronde, è la figura che meglio rappresenta la lotta contro le disparità sociali. Per cui ci aspettiamo uno show che punti molto su questo aspetto. La leggenda è unita alla storia reale, licenze artistiche a parte. Questo mix dovrebbe allargare a un pubblico più vasto e parlare agli appassionati di serie d’avventura così come a quelli di period drama politici. Ma anche la storia dell’amore tra Robin e Marian è un tema centrale di Robin Hood e sarà interessante guardare come questa relazione verrà portata avanti dei due protagonisti. Un primo sguardo sulla serie MGM+ ci lascia speranzosi per il proseguo della storia. Si ha già netta la sensazione che non ci troviamo davanti a qualcosa di epico, ma il punto di vista della serie, la presenza di alcuni nomi di spessore e le ambientazioni nella foresta potrebbero convincerci a guardare con fiducia ai prossimi episodi di Robin Hood.











