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Il Colore delle Magnolie 2 – La Recensione della seconda stagione

Attenzione: la recensione contiene spoiler su “Il colore delle magnolie 2”

In questo febbraio carico di nuove uscite seriali (qui trovate quelle di Netflix e qui quelle di Amazon Prime Video), Il colore delle magnolie 2 non rappresenta né la più importante né la più discussa, eppure non per questo merita di passare in sordina. Il dramma di Netflix ambientato nella fittizia cittadina di Serenity – un luogo il cui nome evoca immediatamente le atmosfere luminose delle serie – ritorna dopo due anni con la sua seconda stagione, che vede al centro ancora le tre dolci magnolie Maddie, Helen e Dana Sue, migliori amiche fin dall’infanzia e ormai donne di mezza età le cui vite si intrecciano a quelle degli altri abitanti della piccola e unitissima comunità di Serenity. Il colore delle magnolie 2 è allora un ritorno piacevole, familiare nonostante il tempo passato dall’uscita della prima stagione sia tale per cui la maggior parte dei dettagli riguardanti la trama sono ormai scomparsi dalle nostre menti, perché la serie gioca sì su una trama prevedibilmente avvincente, ma soprattutto sulle atmosfere e i buoni sentimenti, sulle dinamiche cittadine che abbiamo imparato ad amare in serie come Gilmore Girls e Hart of Dixie, ma con dialoghi e personaggi molto meno arguti, che ricordano piuttosto quelli di un’altra serie Netflix, Virgin River. Il colore delle magnolie 2 è allora come uno di quei film romantici che vanno in onda su canali minori ogni pomeriggio, prevedibili e sdolcinati al punto che non possiamo farne a meno, perché capaci di svuotare la mente e trasportarci in un mondo parallelo dove la vita procede con ritmi propri. E così, nonostante non sia la migliore delle serie e questa seconda stagione presenti dei difetti evidenti, Il colore delle magnolie 2 funziona e siamo già in attesa di un terzo capitolo.

il colore delle magnolie 2

La prima stagione della serie ci aveva lasciati nel mezzo di diversi drammi e Il colore delle magnolie 2 riprende esattamente dal momento in cui eravamo rimasti, un inizio in medias res che tuttavia riprende in fretta le fila del discorso e cerca di aiutare lo spettatore ad ambientarsi nuovamente nelle dinamiche di Serenity. Fin da subito ci vengono (ri)presentati un numero assolutamente incomprensibile di triangoli amorosi che coinvolgono tanto le tre protagoniste quanto i loro figli e amici, lasciandoci momentaneamente confusi prima di venire catturati nelle vicende narrate e dalle dinamiche ripetitive che vengono proposte nel corso dei dieci episodi. Tuttavia, prima di quanto ci aspetteremmo Maddie chiude definitivamente con l’ex marito Bill (un uomo che scopriremo essere capace di fecondare tutte le donne di Serenity fin dai tempi dell’adolescenza) e la sua relazione con il bel coach Cal (interpretato da Justin Bruening, il Matthew di Grey’s Anatomy) è stabile, dolce fino ad essere stucchevole e stranamente adorabile per tutta la durata della stagione, fino a quel colpo di scena finale che vede Cal ripiombare in un’oscurità che ci era stata palesata solo circa 5 minuti prima e che risulta in una scena ridicola in cui l’uomo prende le difese della sua fidanzata e delle sue amiche e colpisce un malintenzionato che le stava aggredendo verbalmente, tra lo stupore generale di una Serenity incapace di credere che il perfetto allenatore ed ex superstar del baseball possa macchiarsi di azioni gravi come quella di dare un pugno quando provocato. Se la tormentata vita amorosa di Maddie era stata centrale nel primo capitolo della serie, ne Il colore delle magnolie 2 sono invece Dana Sue e Helen a dover affrontare grandi problemi di cuore e non solo.

il colore delle magnolie 2

La storia di Dana Sue e di suo marito Ronnie all’interno della serie è forse la più realistica, perché vede entrambi esporsi e cercare di migliorarsi, di affrontare i loro problemi, in uno dei rari casi in cui i personaggi all’interno de Il colore delle magnolie ricevono un adeguato approfondimento psicologico che ne mette in luce sia i pregi che i difetti e forse per questa ragione risulta la sotto-trama più riuscita e appassionante della stagione. La storyline che ha per protagonista Helen invece procede troppo velocemente e senza mai lasciare spazio alle implicazioni psicologiche che i traumi da lei vissuti hanno sulla sua salute mentale. Helen rimane incinta e ha un aborto spontaneo nel giro di un paio di episodi, ma la sua perdita e la sua decisione di continuare comunque il suo viaggio per diventare madre non vengono elaborate e anzi, vengono utilizzate come scusa per avvicinarla al nuovo interesse amoroso Erik all’inizio e infine per far tornare in scena il suo ex-fidanzato e aprire le porte all’arrivo dell’ennesimo triangolo amoroso della serie.

Paradossalmente risultano meglio sviluppate le storie dei personaggi minori, come i figli delle protagoniste, o ancora Isaac, Peggy, Jackson e persino Noreen. La possibile relazione tra Ty e Annie viene messa da parte in favore di un percorso di crescita parallelo intrapreso da entrambi i ragazzini, alle prese con decisioni difficili e con adulti che raramente fanno lo sforzo di comprenderli, mettendo le basi per una possibile evoluzione futura non solo del rapporto tra i due, ma soprattutto dei loro personaggi, probabilmente i più interessanti dell’intera serie. La storia che invece vede Isaac cercare i suoi genitori naturali, presentata come centrale all’inizio della prima puntata, non mantiene lo stesso grado di tensione per tutta la durata della serie e nonostante il mistero si risolva del tutto solo negli ultimi episodi la verità è che già verso metà della stagione l’interesse a riguardo si perde, rappresentando forse la più grande occasione sprecata de Il colore delle magnolie 2.

Questa seconda stagione de Il colore delle magnolie non sviluppa la psicologia di quasi nessun personaggio e soffre di avere protagonisti monodimensionali, tra cui solo gli adolescenti sono in grado di avere tratti caratteriali sia positivi che negativi, mentre gli adulti si posizionano quasi sempre agli estremi dell’asse buono-cattivo tipico dei cartoni animati. Anche se la serie prova ad affrontare anche alcune tematiche importanti, come quella della salute mentale, dell’aborto spontaneo, dell’adozione da parte di coppie omosessuali o della terapia di coppia, lo fa con superficialità e infarcendo il tutto di buoni sentimenti, parole banali e risolvendo conflitti profondi a tarallucci e vino. Questo non è necessariamente un male, perché Il colore delle magnolie 2 non si propone in nessun momento di essere profonda o didascalica, eppure rimane la percezione che si potesse comunque fare qualcosa in più, approfondire un minimo qualche dinamica psicologica o qualcuna delle numerose tematiche introdotte. Nel complesso la stagione è meno efficace del primo capitolo della serie, ma comunque mantiene fede alla sua promessa di regalare qualche ora di svago e distrazione dai problemi del mondo, trasportandoci in una dimensione parallela dove non esistono zone grigie ma solo giornate luminose e locali adorabili, vicini amorevoli e drammi facilmente risolvibili. E a volte non abbiamo bisogno d’altro.

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