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Lalo Salamanca e Howard Hamlin, un’improbabile coppia a Pechino Express

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Avvertenza: questo è un articolo creativo. Non ci sono intenti di offesa per i lucani e per Pechino Express. A nessun Caciocavallo Podolico è stato fatto del male.

Lo zaino rosso è riverso a terra. Il logo di Pechino Express è parzialmente coperto da un velo di fango secco. L’uomo biondo e abbronzato è chinato su di esso e sfrega in maniera energica con una mano per togliere i residui di terra. All’improvviso si ferma e tira su la testa guardando l’uomo in piedi, occhi scuri che lo fissano.


“Perchè mi guardi così”
“Così come?”
“Così, così, inquietante”
“Howie bello! Inquietante? Te l’ho già detto, tu pensi troppo. Mi chiedevo che senso ha stare a pulire così a fondo lo zaino quando ancora abbiamo da camminare per molti chilometri e chissà in quali luoghi.”

Il sorriso si allarga sotto i baffi curati anche se gli occhi non rispondono all’espressione.
“Vedi Lalo, siamo diversi. Io penso che bisogna sempre prendersi cura delle cose costantemente e poi non sopporto proprio lo sporco.” sorride serenamente mentre risponde a Lalo che continua a mantenere la stessa mimica facciale, priva di qualsiasi suggerimento espressivo.
“Ahiahiai! Anche questo è un insegnamento buddista?” e la risata silenziosa si abbatte tra la coppia de “Gli Improbabili”, Lalo Salamanca e Howard Hamlin, di questa stagione extra del reality show Pechino Express di Sky Italia “Rotta verso il Caciocavallo Podolico”. E’ rimasta solo un’altra coppia a contendere con “Gli Improbabili” la conquista del territorio apulo-lucano, “I fluidi” che sembra essere in vantaggio. Il silenzio che si era creato dopo l’ultima battuta di Lalo viene interrotto dall’arrivo di un drone sulle loro teste che rimane in stallo e poco dopo diffonde un messaggio della produzione. “Improbabili, siamo arrivati all’ultima prova. Senza mappa, chiedendo solamente indicazioni verbali a chi incontrerete sulla vostra strada, dovrete trovare la città dell’Utopia. Avete solo 12 ore di tempo. Andate e ricordatevi che se riuscirete nell’impresa, avrete una fornitura a vita di Caciocavallo Podolico DOP”. Mentre il drone si allontana, Howard si sistema lo zaino sulle spalle e poi si avvicina a Lalo per aiutarlo.


“Non ho bisogno del tuo aiuto, la vuoi smettere di fare il ruffiano? Ti ho sopportato per tutto questo tempo perché i Salamanca mantengono la parola data ma ricordati che siamo in coppia solo perché mio cugino Tuco è morto, Hector è sulla sedia a rotelle e gli altri uomini affidabili del Cartello erano impegnati. La Rai non ci aveva avvisato che Pechino Express passava a Sky Italia che ci ha imposto te, mammoletta buddista”
“Hai finito con utilizzare il mezzuccio o dimo? Si vede che ti sei perso degli episodi dove io, la mammoletta buddista, ho dimostrato di essere o famo. E voglio vincere anche se so che tutti quei Caciocavallo saranno usati per nascondere la droga e poterla smerciare in tutta comodità.”


Lalo lo penetra con lo sguardo e resta muto, poi sorride a bocca intera, si gira e inizia a camminare, “Vamonos!” Howard guarda Lalo che si allontana, interdetto sul significato di questa reazione. Zaino in spalla e lo segue.


“A’ddò-jèt’?”
“Finora me la sono cavata con il mio spagnolo. Sei tu quello che ha studiato italiano, cosa ha detto?”
“Ma è italiano?”, Howard guarda Lalo con onestà, ammettendo con gli occhi che non lo capisce neanche lui.
“Cer-chia-mo-un-posto-che-chia-ma-no-città-dell’uto-pia” Howard scandisce le parole aumentando il tono della voce.
“Nunn’hé parlatu a nu surdu!”, il pastore risponde stizzito. Non sono i primi a chiedergli questa informazione. Quelli di prima erano pure più strani, non si capiva se uno era un uomo, uno una donna. In comune è che non parlavano italiano neanche quelli. Lui ci ha provato a farsi capire usando il migliore dialetto da domenica in Chiesa. Che coppie strane tutte e due, Cristo li ha creati e il diavolo li ha uniti.
“Crust l’hò crièt i ‘u diovl l’hò chicchiet. Stattë bbòunë”, il pastore spazientito se ne va e lascia Gli Improbabili sbigottiti e senza parole.
Un centinaio di chilometri e altri incontri locali dopo…
“Tu e i tuoi modi aggressivi di parlare alle persone, si spaventano tutti. E poi mettere le mani addosso, non siamo in Messico, non sei nessuno qui, con la gente ci devi parlare non la devi picchiare! Capito??”

Howard è paonazzo e con la vena del collo ingrossata mentre urla queste parole all’indirizzo di Lalo che resta distante e impassibile.


“Che fine ha fatto la mammoletta buddista? Dicevi di sapere l’italiano ma non sei riuscito a capire nessuno. Mammoletta buddista e bugiarda! Avrei fatto meglio a venire con Hector che non parla, è paralizzato ma capisce tutto. Sarei già arrivato alla tappa finale, invece tu sei una zavorra, un’inutile zav…”


Il sangue esce copioso dall’arteria del collo che Howard ha reciso con un colpo di coltello. Lalo Salamanca si accascia, gli occhi sgranati che guardano senza vedere, il sangue che esce dalla bocca gorgoglia nel tentativo di dire qualcosa. Howard si piega verso di lui per coprirgli la bocca e naso con una mano. Preme forte mentre Lalo si dimena per qualche secondo fino a che si blocca del tutto. Howard toglie la mano, si alza. Recupera il suo zaino e lo trova schizzato di sangue. Con un fazzoletto intriso d’acqua inizia a strofinare, strofinare, strofinare, fino a che la macchia non sparisce del tutto.


“Non sopporto lo sporco, lo sai Lalo, e ho cura delle cose. Se non fossi stato una mammoletta buddista come dici tu, non ti avrei abbreviato la sofferenza. Mi dovresti ringraziare. Ti ho fatto uscire da questo reality show, da Pechino Express, con onore. Non abbiamo vinto ma non per incapacità. Aggredito da uno di questi selvaggi locali con i quali non si riesce a comunicare. Io l’italiano l’ho studiato davvero. Namasté Lalo.”