“Ha le gambe più lunghe nella storia delle serie tv”: così Josh Holloway definisce l’opera che l’ha reso celebre nei panni di Sawyer, Lost. E parla della possibilità di uno spin-off.
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Potremmo addirittura definirla un’anomalia: in un’epoca televisiva sempre più dominata dalle IP (Intellectual Proprierty), ovvero i franchise che si sviluppano nei modi più disparati attraverso innumerevoli prodotti derivati, Lost è un’eccezione.
Nonostante sia una delle serie tv di maggiore successo di sempre, non è mai stato realizzato uno spin-off, un reboot, un revival, prequel, sequel o chissà cosa: conclusasi nel 2010, si è conclusa davvero.
Non mancherebbero gli spunti, ma la scelta sembra al momento definitiva. Ed è avallata anche da Josh Holloway, star di Lost nei panni di Sawyer. L’attore, appena tornato in tv con un’ambiziosa produzione HBO (scritta da un altro nome ben noto ai fan di Lost), ne ha parlato nei giorni scorsi nel corso di un’intervista rilasciata all’Hollywood Reporter.
Ecco le parole principali della star di Lost: “Non lo so? Non ho alcun sentimento al riguardo perché non credo che lo farebbero. Ci sarei dentro – certo, perché no? Ma sento che la fine di quella serie… Sono a posto con la perdita e la chiusura. È stata l’esperienza più incredibile e ha le gambe più lunghe nella storia di una serie tv, a quanto pare. Ora siamo tornati grazie a Netflix“.
Già, Lost ha le gambe lunghe: nonostante sia finita quindici anni fa, lo streaming gli sta dando una seconda vita, e sta permettendo la scoperta anche da parte delle generazioni più giovani.
Lo sottolinea lo stesso Holloway: “Ricordo alcune adolescenti che ridevano e mi guardavano, e io pensavo: ‘Oddio, cosa ho in faccia?’. E loro: ‘Sei quello di Lost’. E io: ‘Wow, lo state guardando solo ora?’. È interessante quando le persone vengono da te con le loro figlie o figli maschi e ti dicono: ‘L’ho visto 20 anni fa, ora lo guardo con mio figlio o mia figlia’. È speciale. Lo adoro perché ho dei figli. Quindi è sempre bello quando si riesce a trovare un momento con i propri figli per condividere qualcosa. I miei non hanno mai visto Lost, e non gliene frega niente“.
Lunga vita a Lost, allora. In qualunque modo. Possibilmente, evitando l’accanimento terapeutico.
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