Era una delle serie tv più attese di agosto, e non a caso se n’è parlato parecchio negli ultimi giorni. Ma si parla di Long Story Short anche per una motivazione imprevista.
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Quando torna sullo schermo un autore del calibro di Raphael Bob-Waksberg, non si può mai rimanere indifferenti. Lo storico autore di BoJack Horseman ha infatti fatto il ritorno su Netflix con una nuova serie animata della quale si sta parlando parecchio: Long Story Short. L’avevamo annunciato fin dal momento in cui erano emerse le prime informazioni e l’avevamo sottolineato ampiamente anche nella nostra guida di agosto dedicata alle serie tv più importanti in arrivo: Long Story Short era una serie cerchiata in rosso da molti.
Quello che non avevamo previsto, tuttavia, è uno dei motivi per cui se n’è parlato parecchio negli ultimi giorni. Al di là delle valutazioni sulla serie, infatti, Long Story Short si sta distinguendo per un semplicissimo disclaimer che compare al termine di ogni puntata. Poche parole, ma significative: “Questo programma è stato realizzato da esseri umani”.
Waksberg ci teneva parecchio, vista la proliferazione delle IA all’interno di produzioni come Long Story Short. E lo evidenzia in alcune dichiarazioni riportate da IndieWire, anche se ne riconosce i limiti: “È una garanzia un po’ inefficace, perché al momento non esiste uno standard, non esiste una Humane Society of Anti-IA che certifichi questo come il livello corretto di non automazione”.
Il messaggio, però, è importantissimo. “Valeva la pena dirlo ad alta voce: ‘Questo è importante per noi”‘, continua l’autore di Long Story Short. “Quello che amo di questo show è che è stato realizzato da esseri umani”.
Non è scontato, affatto. Negli scorsi mesi, avevamo affrontato diffusamente il legame che si sta instaurando tra le produzioni televisive o cinematografiche e l’utilizzo della IA, sempre più influenti. Un rischio sì, ma anche un’opportunità. A patto che la centralità della creatività e della maestria umana rimanga sempre al centro.
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