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Medici miei – Quando Enzo Iacchetti provò a diventare il Dr. House italiano 

La televisione italiana è una materia complessa e alquanto sfaccettata, vive di costanti periodi di crisi, in un settore o nell’altro, ma è sempre rimasta in piedi. La storia della tv del nostro paese è lunga e piena di misteri, questioni irrisolte e grossi, grossissimi incidenti di percorso. Per esempio, i più nostalgici di voi si ricorderanno di quella volta che Mediaset decise di proporre una versione italiana (molto, molto italiana) dei medical più famosi di quel tempo, tra cui Dr. House, Grey’s Anatomy e Scrubs; in realtà, l’italianità del progetto sta proprio nel proporre un prodotto che ironizzasse sui temi e sui principali elementi delle serie americane, il risultato? Medici miei rappresenta al meglio il tipo di prodotti che più andavano in voga in Italia in quegli anni. Parliamo del 2008, un’era in cui il politically correct non era nemmeno nelle preoccupazioni delle più pessimiste menti di Hollywood. Ma soprattutto, un’era in cui Enzo Iacchetti aveva la possibilità di immedesimarsi in Gregory House (e no, non lo diciamo tanto per dire, lo ha fatto davvero).

Oggi vi proponiamo un salto nel passato in uno dei periodi più strampalati della televisione italiana, quello in a Medici miei fu concessa la possibilità di conquistare il pubblico di Italia 1.

medici miei
Medici miei (640×360)

Era il 2008, erano gli anni in cui la sera, prima di cena, ci si accomodava in poltrona per gustarsi con leggerezza un episodio di Love Bugs o Camera Café, e di quell’irriverenza tipicamente italiana, quella che permetteva ai più temerari autori di cimentarsi in opere che oggi non potrebbero mai vedere la luce. Erano gli anni in cui la sitcom italiana, dopo i successi di programmi storici come Casa Vianello o Finalmente soli, quest’ultimo con la gradita partecipazione del Gerry nazionale, provava a reinventarsi, divisa a metà tra prodotti originali rivolti ai più giovani, come Quelli dell’intervallo e Life Bites su Disney Channel, e altri più espliciti e diretti, rivolti a un pubblico decisamente più adulto, quello di Mediaset e, nello specifico, di Italia 1, ai tempi la “casa” del politicamente scorretto. E’ qui, in un contesto di sperimentazione e folle creatività che nasce l’idea di regalare al pubblico italiano una sitcom, Medici miei, che cavalcasse l’onda del medical, uno dei generi più in voga negli Stati Uniti in quel periodo, rovesciando completamente tutti i canoni, ironizzandoci sopra nel modo più italiano possibile. E quale protagonista migliore di Enzo Iacchetti per un progetto così folle? Iacchetti, in quegli anni aveva già avuto esperienze di questo tipo in altre sitcom, apparendo in Quelli dell’intervallo nei panni del padre di Tinelli (questa forse vi sbloccherà un ricordo) e, soprattutto, interpretando il vedovo Silvano Zerbi ne Il mammo, serie conclusasi proprio nel 2008.

Iacchetti, in Medici miei, interpreta Enzo Zanetti (forse un omaggio alla sua fede calcistica?), lo strampalato chirurgo della privilegiata ed esclusiva clinica Sanabel, gestita da Anna Durkhemin, niente meno che la sua ex moglie.

Medici miei (640×360)

Il resto del cast è composto da attori del mondo sitcom e personalità televisive: Giobbe Covatta interpreta il dott. Gianni Colantuomo, migliore amico di Enzo e suo testimone di nozze, nonché primario della clinica, un punto di riferimento per il protagonista, che insieme a lui cerca quotidianamente le scuse più assurde per portare a casa la giornata senza troppe fatiche; Alessandro Sampaoli interpreta Francesco Gasista, anestesista costantemente bullizzato dai due amici di vecchia data… vi ricorda qualcosa? Già, Sampaoli è il buon Silvano Rogi di Camera Caffè, e in Medici miei interpreta una versione più “studiata” dello stesso tipo di personaggio, meno sfaccettato e centrale, ma con la stessa attitudine da “valvola di sfogo” del duo protagonista, solo che invece di Luca e Paolo deve vedersela con due medici di tutto rispetto che, in realtà, passano le giornate a pensare come ingannare il tempo senza lavorare, rendendo inevitabilmente Gasista il loro “giocattolo preferito”. Il resto del cast conta su nomi appartenenti allo spettacolo più che alla recitazione, come Giacomo “Ciccio” Valenti, una delle voci più note di quel periodo, nei panni del dottor Riccardo Monatti, il figlio del proprietario della clinica, Elisabetta Canalis, interprete della dott.ssa Colombini e lo strambo dottor Impastato; non possono poi mancare le quote “straniere”, con l’italocanadese dott. Anthony Ross (Antonio Cupo) e il dott. Brambilla (e no, non è il tipico milanese imbruttito).

medici miei
Medici miei (640×360)

Medici miei decise di affidarsi, dunque, a un cast di volti noti, lasciando intendere fin da subito di puntare su un tipo di comicità immediato e conforme con le caratteristiche dei vari personaggi presenti. Le puntate della sitcom toccano i topic più disparati, allontanandosi di gran lunga dalla sfera medica e abbandonando pian piano l’obiettivo iniziale di proporre una rivisitazione comedy dei classici medical americani, preferendo optare per un black humor d’altri tempi che oggi farebbe sicuramente scandalo: dall’episodio in cui un paziente deve essere operato per rimuovere un antico ordigno da una zona delicatissima (sì, avete capito bene), fino all’inchiesta giornalistica che minaccia di far chiudere la clinica, passando per le classiche trovate italiche su temi come la sfortuna, l’immancabile infedeltà coniugale e perfino la pornografia; insomma, c’è un po’ di medical in questa commedia all’italiana, verrebbe da dire. Nonostante ciò, i riferimenti alle serie più famose non mancano, anzi, sono continui: in una puntata in particolare, Enzo resta zoppo e attira su di sé le attenzioni di tutte le infermiere dell’ospedale, mentre si trascina accompagnato da un bastone atteggiandosi come il nuovo Gregory House, che comunque viene citato a più riprese durante l’arco della serie. Non si tratta di un prodotto imperdibile, forse, ma sicuramente va a incarnare alla perfezione lo spirito che la sitcom italiana aveva in quegli anni di transizione, in cui la tv del nostro paese aveva deciso di cavalcare l’onda dell’elemento scandalistico, proponendo contenuti ritenuti “trasgressivi”, che però a vederli ora, ovviamente, fanno più sorridere che altro; perché in fondo era così: in quegli anni la televisione italiana poteva permettersi di proporre davvero qualsiasi cosa, anche una tragicomica rivisitazione italiana del dottore più famoso della tv, incaricando proprio Enzo Iacchetti di tale ruolo, cercato, voluto, mica per sbaglio.