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Maschi Veri è una buona comedy, ma Machos Alfa è ancora meglio

Maschi veri, serie tv in arrivo su Netflix

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Nel vasto e variegato panorama delle comedy contemporanee, sta vivendo una stagione particolarmente feconda il sotto-genere della “crisi dell’uomo moderno”. Un tema apparentemente saturo, spesso trattato con retorica o superficialità, ma che negli ultimi anni ha trovato nuovi spunti grazie a produzioni brillanti, capaci di parlare con leggerezza di identità, genere, ruoli sociali, relazioni di potere e trasformazioni culturali profonde. Due serie in particolare incarnano bene questo rinnovato interesse per il maschio in crisi: l’originale spagnola Machos Alfa (2022) e la sua versione italiana, Maschi Veri (2024), entrambe distribuite da Netflix.

Se la serie italiana si lascia apprezzare per ritmo, ambientazione e riconoscibilità culturale, è la sua progenitrice iberica a lasciare il segno in maniera più incisiva. Ma perché Machos Alfa riesce là dove molte comedy falliscono? Sicuramente affronta un tema difficile, come la trasformazione del maschio, con ironia autentica, intelligenza narrativa e un tono sempre in equilibrio tra satira, empatia e autocritica (qui l’autocritica di Black Mirror a Netflix). Ma per comprendere il senso e l’impatto di queste due serie, è necessario partire da un dato culturale che le attraversa, ossia la trasformazione radicale del ruolo maschile nella società contemporanea.

Le conquiste femministe, la diffusione di nuovi modelli relazionali, l’indebolimento di strutture patriarcali tradizionali e il costante rimettere in discussione i ruoli di genere hanno generato, per molti uomini, un senso di spaesamento. Questa fase non riguarda la perdita di potere sociale, ma la confusione identitaria: cosa significa oggi essere un uomo, un partner, un padre? Che ne è dell’autorità? Della forza? E della vulnerabilità?

I protagonisti di Machos Alfa

La comedy diventa un ottimo veicolo per esplorare le tensioni del caso

Proprio perché questa consente di ridere delle debolezze, esorcizzare paure e scardinare archetipi. È esattamente ciò che Machos Alfa fa, con maestria, fin dal primo episodio. Creata da Alberto e Laura Caballero, già noti per successi come La que se avecina, Machos Alfa è una serie costruita attorno a quattro amici quarantenni di Madrid. Pedro, un poliziotto sindacalizzato e geloso, Raúl, un broker arrogante e ipersessualizzato, Luis, un marito sottomesso e spaesato e Santi, un neo-divorziato fragile e confusionario. Tutti, a modo loro, rappresentano un frammento dell’identità maschile tradizionale che vacilla sotto i colpi della modernità in termini di autorità, competitività, virilità e controllo.

L’intuizione vincente dei Caballero è quella di non demonizzare questi uomini, né di glorificarli. Sono ridicoli, sì, ma anche teneri, sinceri nel loro smarrimento. La serie li segue nel tentativo, spesso maldestro, di rimettere insieme i pezzi tra corsi di decostruzione maschile, terapie di coppia, relazioni con donne più emancipate e goffi tentativi di reinventarsi. Il tono è ilare, ma mai farsesco. La comicità nasce dalle situazioni e dai paradossi culturali, non da macchiette o battute volgari (ecco le serie ritenute volgari). In tutto ciò, Machos Alfa riesce a proporre una riflessione autentica sul maschile contemporaneo, senza scivolare nel moralismo, ammiccare al politicamente corretto in modo sterile o rimanere imprigionata nei cliché.

Maschi Veri ha l’obiettivo di parlare agli Italiano con codici locali

L’adattamento, di fatto, non si vuole limitare a tradurre la serie spagnola. I protagonisti, Danilo, Giacomo, Leo e Piero, sono inseriti in un contesto profondamente italiano: le dinamiche familiari, le frustrazioni professionali, il maschilismo da bar, il culto della madre e del lavoro. Tutti elementi ben riconoscibili e ben scritti. Ciò che funziona nella serie italiana è la capacità di far ridere di cose che conosciamo bene. Tra gli altri stereotipi, annoveriamo il manager milanese che non sa più comandare, l’operaio del Sud abituato a “decidere lui”, il papà casalingo che si vergogna, il single che non capisce come funzioni l’emancipazione sessuale femminile. La scrittura cerca di bilanciare leggerezza e denuncia sociale, e spesso ci riesce.

Tuttavia, rispetto all’originale spagnolo, Maschi Veri appare meno sottile. Il tono è più caricaturale, più vicino alla commedia all’italiana classica, con punte di “macchiettismo” che a volte rischiano di ridurre la complessità dei personaggi. Le situazioni sono spesso più urlate, il ritmo è più frenetico, e i dialoghi più espliciti. È una scelta stilistica, comprensibile e coerente con la nostra tradizione comica, ma il rischio è quello di banalizzare alcune sfumature importanti. Un punto chiave nella differenza tra le due serie riguarda le figure femminili. In Machos Alfa, le compagne, ex mogli e colleghe dei protagonisti non sono semplici funzioni narrative. Piuttosto, hanno personalità autonome, linee narrative indipendenti, e spesso rappresentano con intelligenza la varietà delle identità femminili contemporanee.

I protagonisti di Maschi Veri

Nello show nostrano le donne sono perlopiù “reazioni”

Pertanto, queste sono risposte alla goffaggine maschile, alla loro inadeguatezza, al loro bisogno di cambiamento. E nonostante siano ben interpretate, sono meno centrali dal punto di vista drammaturgico. Raramente hanno archi narrativi autonomi e, più spesso, servono da specchio della crisi maschile. Questo elemento contribuisce a rendere Machos Alfa più corale, più equilibrata. Lo scompenso del maschio, infatti, non è un tema che si può affrontare senza tenere conto di ciò che succede dall’altra parte.

Di fatto, non si cambia identità se non ci si confronta davvero con chi ci sta accanto. Un’altra domanda legittima è se la Spagna, culturalmente, sia oggi più capace di ridere di sé rispetto all’Italia. Guardando Machos Alfa, in effetti, la sensazione è che questa nazione riesca a prendere in giro il proprio maschilismo con più naturalezza. Probabilmente perché ha già attraversato alcune tappe di quel processo di decostruzione che in Italia è ancora in corso o addirittura contestato.

In Italia la tematica di Maschi Veri è ancora carica di ansie e difese

Basti pensare al fatto che la parola “femminismo” è spesso percepita come un’accusa, una minaccia, un movimento che vuole togliere qualcosa agli uomini. In Spagna, invece, anche grazie a politiche culturali più incisive e a un dibattito pubblico più avanzato, il confronto è più maturo, più normalizzato. Questo si riflette anche nella capacità di fare commedia su certi temi senza cadere nell’autoassoluzione o nel vittimismo (qui i personaggi delle serie che fanno le vittime). Machos Alfa ride dei suoi uomini senza scusarli, ma lungi dell’offenderli o umiliarli. E questa è forse la chiave del suo successo.

In conclusione, tuttavia, possiamo affermare che Maschi Veri è una comedy ben fatta, divertente, con momenti riusciti e un buon cast. Ma Machos Alfa resta una spanna sopra poiché più elegante nella scrittura, più profonda nella visione, più equa nel trattamento dei personaggi e più coraggiosa nel mettere in discussione i vecchi modelli maschili. Guardare entrambe le serie è comunque un’esperienza consigliata per cogliere le differenze culturali tra Italia e Spagna, riflettere su quanto ancora ci sia da fare nella rappresentazione del maschile, e soprattutto di ridere, intelligentemente, di una virilità che non è più un riflesso automatico, ma una domanda aperta. Anche perché, in fondo, come dicono i nostri protagonisti spagnoli: “Essere maschi oggi non è facile… ma forse è proprio per questo che vale la pena provarci davvero”.

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