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Jeanne du Barry: dal popolino alla corte di Versailles

Produzione polacco-francese del 2022, la serie televisiva Maria Antonietta si incentra sulla vita dell’omonima Delfina di Francia (Emilia Schüle), quando appena quattordicenne dovette spostarsi dall’Austria e incontrare il futuro consorte, Luigi XVI di Borbone (Louis Cunningham), figlio del sovrano Luigi XV (James Purefoy). Proprio quest’ultimo ha avuto una vita colma di intrighi e sotterfugi, oltre che di favorite: elle erano niente di meno che le sue passionali amanti, delle facoltose cortigiane, non così tanto ben viste dall’aristocrazia.

Di certo, non ruotava una buona notorietà attorno alla sua ultima favorita, la popolana Marie-Jeanne Bécu, contessa du Barry, nota anche solo come Madame du Barry. La sua personalità è emersa nell’ultimo ventennio grazie a produzioni cinematografiche del calibro di Maria Antonietta (2006) di Sofia Coppola, dove a interpretarla è Asia Argento, oppure il recentissimo Jeanne du Barry (2023) di Maïwenn, dov’è interpretata proprio dalla stessa regista; impossibile non menzionare, però, il capolavoro degli anni Trenta, Maria Antonietta (1938), che immortala nel ruolo un’eccellente Gladys George e regala uno sfavillante ritratto della complicata corte francese nei suoi ultimi anni di vita, prima della fatidica Rivoluzione Francese. Tuttavia, un importante punto di riferimento in ambito seriale è il seguente progetto, che narra una visione inedita del personaggio storico che Jeanne è stata, purtroppo spesso ancora sepolta da maldicenze e pettegolezzi infondati: formulati sia dalla stessa Delfina, che dalle spregevoli figlie del sovrano francese.

Al di là di quello che si vociferava negli ampi corridoi di Versailles, chi era davvero Jeanne Bécu?

Maria Antonietta
Maria Antonietta (640×360)

Jeanne nacque il 19 agosto 1743, a Vaucouleurs, nella regione del Grand Est. Jeanne era figlia di Anne Becù, una sarta dei bassi fondi, mentre non sappiamo con certezza chi fosse il padre, nonostante le tante ipotesi formulate dagli storici francesi e non. La ragazza era una creatura del popolino, un membro di quella folta massa di miserabili, in precarie condizioni economiche e degradata igiene. Solo grazie alla sua determinazione e una serie di fortunate conoscenze, riuscì pian piano a fuoriuscire dal suo misero status sociale e a elevarsi: un qualcosa che l’ha sicuramente salvata da una vita fatta di povertà, ma che in qualche modo l’ha portata poi all’effettiva morte.

La sua formazione scolastica venne finanziata da un banchiere, Claude Roch Billiard du Monceaux, che pose lei e la madre sotto la sua protezione. Jeanne passò nove anni all’interno di un collegio presso le dame di Saint-Aure. Una volta uscita, colta e ben impostata, si inserì nei salotti intellettuali delle nobildonne per via dei vari mestieri che fece, apprendendo i modi di fare e di porsi, indispensabili per l’avvenire. In questi ambienti mondani incontrò l’uomo che le avrebbe per sempre cambiato la vita, ancor prima del sovrano, ovvero Jean-Baptiste, il Conte du Barry. Egli rimase affascinato dalla diciannovenne, tanto da divenire il mecenate della Madame l’ange (uno dei tanti soprannomi di Jeanne) e a farla entrare in contatto con il libertino Luis François Armand, duca di Richelieu; quest’ultimo la inserì alla corte di Versailles, al cospetto del sovrano.

Maria Antonietta (640×360)

Il loro primo incontro avvenne nel 1768, nel Salone degli Specchi a Versailles. Luigi XV scovò il suo grazioso volto tra i tanti presenti e ne rimase ammaliato. Per far sì che potesse entrare nelle grazie regali, però, a Jeanne occorreva un titolo nobiliare, pertanto fu data in sposa al fratello minore dell’amante, Guillaume du Barry, un matrimonio non consumato e che le permise di acquisire la nomea di Contessa. Fu allora, nel 1769, che potè essere presentata ufficialmente a corte.

Purtroppo, nonostante la legittimità della posizione ottenuta, la donna non venne mai accolta a braccia aperte dall’aristocrazia francese, soprattutto dalle figlie di Luigi XV: Maria Adelaide, Vittoria Luisa Maria Teresa e Filippina Elisabetta Giustina. Le ragazze non avevano mai accettato la precedente favorita, la benestante Madame de Pompadour (deceduta nel 1764), figuriamoci se avrebbero potuto farlo per una figlia del popolo: una Signora nessuno. Le ostacolarono la vita a corte più di chiunque altro, maggiormente dal 1770, con l’arrivo a Versailles della giovane Maria Antonietta, futura regina di Francia. Quest’ultima detestava Jeanne, tanto che le rivolse la parola soltanto una volta, spinta dalla madre, Maria Teresa d’Asburgo (Marthe Keller), e dalle pressioni date dall’esterno, ai fini di non danneggiare la preziosa alleanza politica tra la Francia e l’Austria. Accompagnata dal proprio entourage, dov’era presente pure la migliore amica, nonché spalla destra, la principessa di Lamballe (Jasmine Blackborow), Maria Antonietta scandì le seguenti parole:

C’è molta gente oggi a Versailles.

Maria Antonietta
Maria Antonietta (640×360)

La Jeanne du Barry che ci viene presentata nella serie televisiva Maria Antonietta è libera, emancipata e riconoscente del proprio valore, non un’arpia meschina e insolente, come ad esempio è raffigurata nel celeberrimo anime Lady Oscar (1979-1980). È audace e leale al sovrano di Francia, senza essere però sottomessa o sminuita dalla presenza di altre donne. Si dimostra superiore alle figlie dell’amante e alla futura regina consorte, senza mai immischiarsi negli affari politici o rimarcare un carattere vendicativo: mite, docile e magnanima, così potrebbe essere descritta con quasi certezza. Una donna aperta di mente, dalle ampie vedute, sicuramente un’ampiezza derivante dalle sue origini e dall’avere esperienza di entrambe le estremità della scala gerarchica sociale. Di animo buono, soprattutto con i bambini, impossibile non citare l’amore incondizionato che ebbe per il figlio del primo amante, Adolphe, e per il paggetto bengalese che le fu donato dal sovrano, Zamor.

Dal basso riuscì a elevarsi verso l’alto, il massimo rango dell’aristocrazia del tempo. Questa sua ascesa, tuttavia, si dimostrò effimera al momento della morte di Luigi XV, il 10 maggio 1774, a causa del vaiolo; un avvenimento che la portò a dover abbandonare la corte, l’inizio di un breve, quanto duro periodo. Finì per un anno in un convento, per poi uscirne grazie al Delfino di Francia, nell’aprile del 1775, e le fu ridato il castello regalatole dall’amante, a Louveciennes: a patto, però, che non rimettesse mai più piede a Versailles. Visse degli anni felici, da cortigiana in esilio. I tempi severi furono quelli della Rivoluzione Francese, dove si spostò in Inghilterra per salvaguardare la propria incolumità; imprudentemente rimise piede in Francia, dove fu arrestata e dichiarata colpevole per il supporto al moto della contro-rivoluzione. Il 6 dicembre 1793 si aprì il processo ai danni della Contessa, dove fu accusata di varie nefandezze e condannata alla ghigliottina.

Maria Antonietta (640×360)

L’8 dicembre 1793, in piazza della Concordia a Parigi, si svolse l’esecuzione. Negli ultimi attimi di vita pregò il popolo di abbandonare quegli ideali, gridando, e perse il coraggio, tanto che le sue ultime parole furono:

Ancora un momento, signor Boia, la prego! Ho amato così tanto la vita, per perderla in un secondo.

Una scena pietosa e commuovente, che non smosse la condanna, ma ne svuotò il valore. Èlisabeth Vigèe Le Brun, pittrice prediletta di Jeanne, nel suo epistolario afferma che:

Fu l’unica donna, fra tutte quelle che perirono in quegli orribili giorni, a non saper affrontare il patibolo con fermezza. Urlò, implorò il perdono all’odiosa folla che la circondava e quella folla fu al tal punto commossa, che il boia dovette affrettarsi a portare a termine il suo compito. Questo ha sempre confermato la mia convinzione: che se le vittime di quel periodo di esecrabile memoria, non avessero avuto il nobile orgoglio di morire con fierezza, il Terrore sarebbe cessato molto prima.