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La meglio gioventù bruciata

E’ difficile riuscire a scindere in questo modo un teen drama con un gangster senza far perdere credibilità a nessuna delle due fasi. Mare Fuori riesce a catapultare continuamente in una storia diversa, ampliando abilmente e gradualmente la coralità del racconto, sfruttandola per far emergere colpi di scena improvvisi. La serie riesce molto bene a dividere il bene dal male, a far intendere che la condizione sociale dei suoi protagonisti abbia realmente inciso sulla loro situazione, altro aspetto decisamente non scontato.

Mare fuori: il racconto del dramma più intimo

mare fuori
Mare fuori (640×327)

Mare fuori sputa in faccia al pubblico la crudele realtà di un mondo che pensiamo di conoscere per via dell’alta concentrazione di prodotti simili a questo degli ultimi anni, ma non è così. I protagonisti sono posti di fronte ai propri errori con la possibilità di scegliere quale via percorrere, ma a prescindere dall’orientamento finale, ognuno deve combattere con se stesso, facendo i conti con la realtà per arrivare sempre all’origine del problema. Tutti in Mare fuori imparano una lezione, ognuno la sua, quindi, in un certo senso, non ci sono sconfitti almeno dal punto di vista narrativo. Si percepisce il dramma delle inside stories tanto quanto la crescita caratteriale di tutti gli interpreti, sia dal punto di vista narrativo che da uno più interiore e personale. Laddove c’è un po’ di stucchevolezza motivata dal contesto giovanile e romanzato (da qui il mio appello al teen drama), c’è sempre un elemento reale o realistico che riporta personaggi e pubblico con i piedi per terra, smorzando l’entusiasmo sì, ma riuscendo perfettamente a mantenere il ritmo del racconto, che oscilla tra continue vie d’uscita solo apparenti e drammatici ritorni alla realtà. Il meccanismo dell’ampliamento graduale della coralità dà la possibilità di concentrarsi da subito sullo zoccolo duro del cast, per poi svelare pian piano storie toccanti e personalità difficili di quel dramma vero, distribuito lentamente per essere digerito, e non tutto d’un colpo.

Mare fuori: eroi e antieroi di un altro mondo

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Mare fuori (640×426)

Ci sono poi eroi e antieroi, i primi incarnano la vera essenza del quotidiano, con tutti i pregi e i difetti del caso, come per Massimo, che nel suo animo incorruttibile deve affrontare una famiglia sempre più lontana per via della sua assenza, e a maggior ragione Paola, condannata dal destino più che da se stessa. I secondi alla fine trionfano numericamente, perché sono pochi i personaggi che escono sconfitti dal racconto, se per sconfitta si intende quella morale. Quasi tutti, anche quelli più complicati dimostrano un briciolo di umanità, su tutti, Gaetano, dato per assassino certo e invece talmente fragile da farsi condizionare dall’ambiente esterno, nonostante sia uno dei pochi a poter godere dell’amore di una famiglia umile e per bene. Come del resto si riesce a percepire umanità anche in Edoardo, nonostante tutta la sua arroganza, carnefice e vittima di se stesso. Non c’è solo la camorra, il crimine, Mare fuori indaga sui drammi personali di ciascuno dei suoi personaggi, così diversi tra loro ma perfettamente incastrati nel disegno narrativo della serie. Il perdono non viene negato a nessuno, è tutto arbitrario ed è così che si salva chi lo vuole davvero, e non è solo una questione di cameratismo, in cui si va a ricadere sempre in una violenza che non ha niente di educativo, bensì di quello che succede attorno ai personaggi, che vedono la propria vita stravolgersi. Filippo è il protagonista ma anche il centro dell’azione, la sua esistenza viene sconvolta da un incidente ed è uno dei personaggi più distanti dal mondo narrato, ma riesce a sopravvivere e a crescere veramente, traendo enormi vantaggi da un’esperienza che si preannunciava logorante. E come la sua, anche la vita di chi gli sta attorno finisce per cambiare radicalmente. Naditza, Carmine, Pino e non solo. Tutti i personaggi vivono un’esperienza che, se non può essere definita formativa, perlomeno va considerata provante, e Filippo ne è l’incarnazione. L’incarnazione di uno scontro di classe tra due facce della stessa medaglia, due sfumature di una gioventù bruciata, ma che forse ha ancora delle speranze di redenzione.

Niente di scontato

mare fuori
Mare fuori

Non è scontato riflettere sul fatto che Mare fuori riesca a non farsi cannibalizzare dall’ingombrante tema della criminalità organizzata, che funge da perfetto sfondo di un contesto sociale che, come dicevamo prima, si pensa di conoscere fin troppo bene per via della vastità di contenuti, ma nei drammi nel dramma c’è tanto altro, si ha a che fare con una moltitudine di situazioni complesse che prescindono dall’ambientazione, andando a toccare tutti i temi più critici della gioventù (e non solo) attuale. Napoli è scenicamente il teatro perfetto, per passione e colori, ma non è solo quella partenopea la realtà raccontata, c’è un dipinto molto più ampio che trova casa, giustamente, nell’incantevole mare fuori dal carcere minorile dell’IPM. Inoltre, la gestione dei giovani personaggi ha il merito di far emergere un confronto realmente utile con gli adulti, anch’essi tormentati e problematici, non sono detenuti ma comunque non possono fare altro che dedicare la propria esistenza a quei ragazzi, chi per redimere un passato di fallimenti ed errori, chi per pura vocazione, e tutti si misurano con se stessi vincendo l’immobilità sociale alla quale sono condannati, creando un rapporto in cui in un modo o nell’altro tutti riescono ad imparare a dare, prima che ricevere.

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