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Madre perfetta di originale ha solo il punto di vista?

Tratta dal libro The perfect mother di Nina Darnton, testo liberamente ispirato alla storia di Amanda Knox, Madre perfetta è una miniserie di 4 episodi co-prodotta da Francia, Belgio e Germania, rilasciata su Netflix il 3 giugno.

Un prodotto scorrevole, ben strutturato e adatto agli amanti del genere thriller e crime, che prova a raccontare la storia di un omicidio da un punto di vista diverso: quello della madre dell’indagato.

Una premessa che raccoglie già in sé una ventata di originalità, che fornisce l’occasione per creare una serie che, seppur vicina nei temi a qualsiasi altro thriller in circolazione, ha il potenziale per differenziarsi da tutto il resto.

Ma la Madre Perfetta riesce davvero a portare a compimento questo salto verso l’originalità, o il cambio di punto di vista rimane nel corso della storia un elemento marginale, incapace di creare una serie veramente diversa da tutte le altre?

madre perfetta

Ci siamo posti questa domanda nel corso della nostra visione della serie e oggi vogliamo provare a rispondere insieme a voi, iniziando proprio dal raccontarvi la trama di questo show che sta già tanto facendo parlare di sé.

Madre perfetta racconta una storia simile a tante altre: un uomo viene trovato morto nel suo appartamento, dopo aver trascorso una notte di sesso con la giovane Anya. Le indagini hanno subito inizio e Anya viene bloccata dalla polizia, considerata l’unica indiziata per la morte di Damien Carnau, ricco erede di una benestante famiglia parigina.

Avvisata dell’accaduto, Hélène, madre della ragazza, vola immediatamente a Parigi, intenzionata a tirare fuori dai guai la sua bambina. La donna non ha alcun dubbio circa l’innocenza della figlia, ma al suo arrivo a Parigi nuove e sconcertanti verità arrivano a stravolgere le sue convinzioni, iniziando a farla dubitare della versione fornita dalla sua Anya.

Da questo punto di partenza, la serie si snoda attraverso 4 puntate, mostrandoci il proseguire delle indagini e il lento ricostruirsi di un puzzle che porterà alla riscoperta della verità. Le vicende personali della famiglia si intrecciano nella storia, creando un quadro molto diverso da quello che avevamo immaginato a un primo sguardo.

Madre perfetta ci racconta prima di tutto la storia di una famiglia, il conflitto di una madre che ha a lungo cercato di essere perfetta, divenendo pian piano incapace di riconoscere la naturale imperfezione dei suoi figli e finendo per diventare tutto il contrario della mamma che voleva essere.

La famiglia di Hélène è molto lontana da quel paradiso idilliaco che lei aveva immaginato. Man mano che la narrazione procede, lo spettatore inizia a capire sempre di più che dietro l’immagine di perfezione che sembrava coronare la quotidianità di quella casa, si nascondono in realtà dolori, incomprensioni e difficoltà troppo a lungo rimasti repressi.

Ogni nuovo tassello rivelato diventa un indizio in più circa le dinamiche dell’omicidio. La perfezione di Anya, tanto decantata dalla madre fin dall’inizio delle indagini, viene sempre di più messa in dubbio, mentre nuovi retroscena dipingono l’immagine di una ragazza dal passato difficile, costretta a combattere con dei demoni che potrebbero averla resa la donna capace di compiere l’omicidio di Damien che Hélène si rifiuta di vedere.

Qui Madre Perfetta presenta molte somiglianze con altre serie del suo genere, un esempio delle quali potrebbe essere The Undoing, la miniserie HBO che ci aveva affascinati solo un paio d’anni fa.

Il cliché della famiglia perfetta, rotta dal perpetuarsi di uno scandalo che arriva a scombinare i fragili equilibri costruiti, non è nuovo nel panorama del thriller. Ed è forse proprio per questo che nel corso della visione di Madre perfetta lo spettatore non fa alcuna fatica a capire la reale dinamica degli eventi, già prima della rivelazione finale.

Lo sviluppo e il finale della serie appaiono scontati, prevedibili. Anya non è la figlia perfetta che la madre vuole vedere, non è vittima innocente e su questo nessuno, oltre Hélène, sembra avere dubbi fin dall’inizio.

Ma il punto fondante della serie, d’altronde, non è tanto la risoluzione dell’omicidio. Madre perfetta vuole principalmente mostrarci lo stato d’animo, la confusione e il percorso di una madre, di una figura raramente presa in considerazione in storie di questo tipo.

Perché se il panorama seriale è pieno di racconti di omicidi trattati dal punto di vista dell’assassino, dei familiari della vittima o dalla stessa madre del defunto, è raro trovare una storia che si concentri interamente su l’altro lato della vicenda, quello della mamma dell’indagato.

Una mamma che, esattamente come i genitori della vittima, si ritrova a dover affrontare un lutto importante: la perdita di una figlia che sempre aveva pensato di conoscere, ma che si rivela essere una persona diversa. Una mamma che deve affrontare le conseguenze di un omicidio, di una morte che arriva a sconvolgere la sua vita tanto quanto quella dei parenti del defunto. Una madre che esattamente come la mamma di Damien è solo una vittima collaterale delle scelte sbagliate dei suoi figli.

Ed è in questo paragone, in questa analisi, che Madre Perfetta dovrebbe trovare la sua originalità, non nella storia, non nel colpo di scena, non nello scontato rivelarsi di una verità sulla vera essenza di Anya che è già stata analizzata e raccontata numerose volte nella storia della tv.

Eppure anche in quell’unico elemento di novità, lo show sembra non riuscire a compiere a pieno il grande passo capace di distinguerlo da tutto il resto.

Il diverso punto di vista poteva rappresentare un’occasione, un mezzo per raccontare in modo diverso una storia che null’altro aveva di originale a parte la protagonista. Ma nel suo dispiegarsi tra le rivelazioni della trama, Madre perfetta sembra non concentrarsi abbastanza su ciò che poteva veramente permettergli di emergere.

La storia di Hélène, la sua visuale, vengono usati per raccontare una storia uguale a tutte le altre, senza lasciare che la trama si contamini con tutte quelle riflessioni, quelle emozioni e quei confronti che avrebbero potuto portare lo spettatore a soffermarsi sulle difficoltà di essere la madre dell’assassino.

Gli eventi finiscono per essere raccontati allo stesso modo di una qualsiasi serie che pone a centro della narrazione gli avvocati, gli investigatori o gli artefici stessi di un caso di omicidio. Hélène si dimostra per la maggior parte del tempo più una detective che una madre, non riesce a farci percepire veramente la sua posizione, non riesce a trasmetterci quel dubbio assillante sull’innocenza o colpevolezza della figlia che avrebbe potuto rendere il suo punto di vista originale e innovativo.

Il suo passato, le sue dinamiche personali, vengono solo accennati. Il rapporto turbolento con la madre, la storia del matrimonio infelice, la volontà di diventare una mamma diversa da quella che ha avuto, il rapporto con l’ex fidanzato. Nessuno di questi elementi trova sufficiente spazio nella narrazione, viene lasciato cadere nel vuoto, privato di qualsiasi spessore, diventando un semplice retroscena che racconta la storia di una mamma come tante, di un matrimonio come altri, di una storia d’amore giovanile e mai dimenticata. Nulla di nuovo, nulla di originale.

Il rapporto con i figli, la rabbia di Anya, il dolore di una famiglia costretta a mostrarsi sempre perfetta e incapace di condividere le proprie fragilità, rimangono sullo sfondo come tutto il resto, togliendo al ruolo di narratrice di Hélène qualsiasi appiglio per mostrare la sua innovatività.

E, carente di qualsiasi altro elemento di novità all’infuori di quello della narratrice, Madre perfetta finisce per perdere qualsiasi occasione in grado di differenziarla da tutto il resto, di renderla veramente nuova e diversa da ogni serie.

Non c’è niente di veramente originale in Madre Perfetta oltre la sua premessa.

La storia, così, finisce per essere una mera copia di tante altre. La storia di un omicidio, di delle verità nascoste e di una famiglia imperfetta: un racconto già troppo spesso rappresentato in miniserie dello stesso stampo.

Solo pochi e rari gli accenni che lasciano cogliere il potenziale narrativo di questa serie: il veloce confronto con il dolore della madre della vittima, gli sguardi accennati tra Anya e la mamma, l’indugiare finale che lascia presumere una svolta.

Uno show che certamente poteva fare di più, ma che finisce per accontentarsi, rimanendo fedele a uno schema narrativo collaudato e sicuro. Madre perfetta non si spinge oltre e, così facendo, brucia un’occasione grandiosa, distrugge le sue possibilità di ergersi a piccolo capolavoro.

Ciò non toglie che, nel complesso, la serie rimane un prodotto ben realizzato, coerente e godibile, che può sicuramente essere un piacevole passatempo per lo spettatore e un prodotto adatto per chi poco ancora ha conosciuto del genere.

Ma per gli spettatori più esperti, per tutti coloro che sperano di trovare in Madre perfetta qualcosa di nuovo a cui appassionarsi, un nuovo thriller che possa intrigarli senza apparire scontato e uguale al vasto catalogo di serie simili già attentamente spulciate e amate, questo show non sembra avere nulla da offrire.

Madre perfetta è solo l’ennesima storia di un caso da risolvere, un thriller come tanti, incapace di compiere quel salto in avanti che avrebbe potuto renderla veramente originale.

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