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Kizazi Moto è un piccolo scrigno arrivato dall’Africa

ATTENZIONE: l’articolo potrebbe contenere spoiler su Kizazi Moto: Generazione di fuoco, la serie animata presente su Disney+!!

Noi occidentali siamo abituati a guardare al continente africano come a un blocco omogeneo di culture e civiltà che esprimono una sola anima, uno spirito univoco. Kizazi Moto: Generazione di fuoco ci permette invece di introdurci in un mondo semisconosciuto attraversando direttamente la soglia di casa. È come aprire uno scrigno misterioso e trovarsi all’improvviso dinanzi alla meraviglia del suo contenuto. Così scopriamo che l’Africa non è un ammasso uniforme di culture, ma un insieme variopinto e caleidoscopico di tradizioni affascinanti e punti di vista diversi sulla realtà. L’esperimento sponsorizzato da Disney+ parte dal presupposto che esiste una nuova generazione di registi africani pronti a dire qualcosa di totalmente nuovo. Il progetto di Kizazi Moto, sul piano stilistico e ideologico, può essere associato ad altri prodotti che sulla piattaforma hanno avuto un discreto successo, come l’esperienza di Star Wars. Love, Death & Robots, su Netflix, si propone la stessa cosa: un impianto estetico di alta qualità, storie brevi, condensate in meno di quindici minuti, uno sguardo al futuro come luogo mentale in cui trasporre le ansie del presente e una narrazione fluida, scorrevole, dal consumo immediato.

kizazi moto

Kizazi Moto racconta l’Africa in dieci episodi da poco più di dieci minuti ciascuno.

Non l’Africa del presente, quella che crediamo di conoscere attraverso il racconto che ne hanno fatto il cinema e la televisione occidentali, ma un’Africa post-futuristica, collocata in una dimensione ucronica, a volte sfumata dalle tinte del genere fantasy, altre volte dal marchio dello sci-fi d’animazione. Ne sono venuti fuori dieci cortometraggi vivaci, frizzanti, appassionanti e colorati. La resa estetica è di alto impatto: la Disney ha investito molto sul progetto, anche in termini di budget, per fornire le risorse tecnologiche necessarie a finalizzare un prodotto del genere. I registi che si sono cimentati nell’esperimento sono tutti nati e cresciuti nel continente africano: l’egiziano Ahmed Teilab, i sudafricani Simangaliso Sibaya, Malcolm Wope, Nthato Mokgata, Lesego Vorster, Terence Neale, Tshepo Moche, Terence Maluleke e Isaac Mogajane, il keniota Ng’endo Mukii, il nigeriano Shofela Coker, gli zimbabwiani Pious Nyenyewa e Tafadzwa Hove e l’ugandese Raymond Malinga. Quattordici registi che hanno trovato la loro via per raccontare la propria terra d’origine attraverso lo strumento del corto d’animazione. Dieci storie diverse, collocate geograficamente in Paesi e contesti diversi, ma tenute insieme da un unico filo conduttore: una resa stilistica potente, accattivante, e la volontà comune di esprimere all’esterno tutto il potenziale nascosto del continente africano, racchiuso nelle sue tradizioni e nei suoi stilemi culturali.

L’ansia del futuro accomuna la visione dei dieci episodi di Kizazi Moto.

Il fil rouge che tiene insieme il racconto si rintraccia infatti in una certa interpretazione della realtà e in un certo modo di guardare a un futuro lontano. Chiamati ad immaginare quel che sarà della civiltà africana da qui a un domani imprecisato, i quattordici registi di Kizazi Moto non hanno potuto fare a meno di trasmettere alle loro storie una sottile trama di inquietudine. Nelle dieci puntate, i personaggi si trovano a fronteggiare sempre una minaccia esterna: il pericolo è difatti l’attivatore dell’azione, mentre lo sforzo per arrivare alla risoluzione del problema è il fine dell’intreccio narrativo. Robot futuristici, alieni, spiriti ancestrali e mostri sono le creature da combattere. Ma il nemico non si nasconde solo tra personaggi in carne e ossa: i cambiamenti climatici, lo sfruttamento delle risorse naturali, l’incedere incessante del progresso tecnologico, il sopravvento dei social, le conseguenze del colonialismo e della globalizzazione sono tutti fattori che tendono a spingere il pianeta verso un baratro, verso quella ineluttabile degenerazione che rischia di mettere in pericolo la sussistenza stessa della civiltà per come la conosciamo. Se da un lato il futuro viene reso come un luogo luminoso, coloratissimo ed eccentrico, dall’altro nasconde quindi insidie profonde, che nell’animo umano generano ansie e inquietudini. La storia – o meglio, le storie – che prova a portare sullo schermo Kizazi Moto ha dunque la portata di un racconto universale, che parla agli abitanti del continente africano come pure a noi Occidentali.

Il linguaggio di questa serie si serve di simboli e metafore per esplicare il nocciolo duro del suo messaggio.

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Vediamo creature misteriose e mitologiche affiancarsi a strumenti fantascientifici. La componente fantastica, oltre a impreziosire il prodotto sul piano estetico e cromatico, serve anche a mettere in risalto i pregi e i difetti del comportamento umano, ora incline ad assecondare le tendenze più distruttive del progresso tecnologico, ora disponibile ad offrire aiuto quando la sopravvivenza del pianeta lo richiede. I dieci episodi di Kizazi Moto (Chwezi Highlands, la storia di un allevatore di mandrie cyborg che deve proteggere il bestiame dalla minaccia di un mostro; Mkhuzi: il pilota spirito, una gara tra un ragazzo che vuole salvare la propria casa e un alieno superdotato; Mọrèmí, una fiaba fantasy sugli spiriti e sugli dèi; Surf Sangoma, il racconto di una sfida sulle onde; I problemi del primo totem, una storia di crescita attraverso la conquista di un totem; Mukudzei – forse il più bello della serie Diseny+ – sul viaggio di un influencer in una dimensione parallela; Hatima, la guerra senza fine tra due specie che vivono nei fondali marini; Polvere di stelle, un episodio dai tratti fantasy; Tu mi dai il cuore di Lesego Vorster, sull’ascesa di un talento sconosciuto che diventa Dio della Creatività; ed Enkai, la storia di una bambina che vorrebbe passare più tempo con sua madre, una donna stanca impegnata ogni giorno a salvare il pianeta) sono brevissimi e si guardano in un pomeriggio. Al pari di Love, Death & Robotse di tante altre serie tv animate presenti sulle piattaforme – questo show punta sulla concisione e sull’impatto visivo potente. Ogni puntata ha uno stile diverso, si presenta sotto una veste particolare, ma è il risultato complessivo che va analizzato. Non tutti gli episodi hanno lo stesso grado di coinvolgimento: essendo una serie tv antologica, Kizazi Moto ha degli alti e bassi. Ma il prodotto finale è una specie di scrigno coloratissimo e pieno zeppo di gingilli, che spinge chi guarda a cercare tra le cianfrusaglie il vero tesoro. Nelle pieghe di un’Africa vivace, ultramoderna e futuristica, si nascondono riflessioni universali che, scandite dal ritmo del corto d’animazione, arrivano dritte a destinazione.