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Le 5 migliori interpretazioni di Timothée Chalamet

Se oggi c’è un nome continuamente ricercato da registi e pubblico di ogni dove, tanto è l’impatto che ha avuto a Hollywood, è quello di Timothée Chalamet. Spaziando dai film indipendenti alle epiche avventure fantascientifiche fino ai drammi storici, si è affermato rapidamente grazie ai ruoli complessi, sfaccettati e che sfidano il genere di appartenenza, alle ricche interpretazioni, alla versatilità, al carisma e al talento. Per non parlare del fatto che, essendo bilingue, è più facilitato nel cogliere sfumature, accenti e flessioni da tutto il mondo.

Che sia l’unica star o in un ensemble, prende ciò che gli viene dato e ne trae il massimo, riuscendo a interpretare così tanti tipi di giovani diversi che è estasiante guardarlo sul grande schermo. Il suo curriculum, a soli 26 anni, vanta collaborazioni importantissime: da Christopher Nolan a Denis Villeneuve, passando per Greta Gerwing, Wes Anderson e, soprattutto, Luca Guadagnino. Ed è proprio in occasione dell’uscita di Bones and All che gli rendiamo omaggio: individueremo le sue 5 migliori performance, cercando di essere il più obiettivi possibili.

In attesa di scoprire come si evolverà la carriera di Timothée Chalamet, entriamo nei 5 ruoli che finora l’hanno caratterizzata.

1) Elio Perlman (Chiamami col tuo nome)

Timothée Chalamet

Iniziamo subito con il botto. Il romantico Chiamami col tuo nome è IL film di Timothée Chalamet, il ruolo che l’ha definitivamente consacrato a Hollywood e che l’ha fatto diventare il terzo candidato più giovane di sempre agli Oscar.

Elio è il personaggio che l’attore è nato per interpretare e questa tenera storia d’amore gli ha dato l’opportunità di mostrare le sue capacità recitative, musicali e linguistiche, con una performance sbalorditiva, commovente e volutamente grezza, per trasmettere l’impeto del primo amore e il dolore straziante del crepacuore adolescenziale. Sullo sfondo di quelle languide giornate estive italiane, nelle notti nebbiose e nei deliziosi banchetti, Elio scopre sé stesso grazie a Oliver. Diviso tra l’esuberanza della gioventù e le strazianti realtà dell’età adulta, dalle corse in bici fino all’addio alla stazione ferroviaria passando per i baci rubati nei magici panorami nostrani, Chalamet è in grado di trasmetterci tutta la sofferenza della crescita e della lotta interiore del suo personaggio.

Ed il momento decisivo è proprio quello davanti al camino, lì dove solo con lo sguardo, senza dire niente, ci racconta il ricordo di un’estate d’amore, la devastazione della sua fine, la struggente accettazione malinconica. Un momento finale mozzafiato (da rivedere su Netflix e a noleggio su numerose piattaforme) che ci dimostra il perché quest’attore dominerà le scene per tanti, tanti, tantissimi anni.

2) Theodore “Laurie” Laurence (Piccole donne)

Non era facile assumere il ruolo di Laurie in Piccole donne (disponibile su Netflix e a noleggio su Prime, Apple e Chili), data l’importanza del personaggio letterario e l’amore che il pubblico aveva per il suo precedente interprete, ovvero Christian Bale. Eppure, lui l’affronta senza sforzo, senza paura. Anche se l’Academy non lo riconosce.

Nei panni di Laurie è affascinante, vulnerabile e sicuro allo stesso tempo; sa quando rimanere sullo sfondo per lasciare il palcoscenico alle colleghe e quando, invece, caricarsi la scena sulle spalle con tutte le emozioni che comporta. E nel momento in cui è lì, su quella collina, mentre dichiara il suo amore a Jo (con Saoirse Ronan ha semplicemente una chimica perfetta, ma anche con la Amy di Florence Pugh non scherza), il suo sguardo controllato, dolce e da cerbiatto riesce a esprimere perfettamente il desiderio e la devastazione mentre china la testa per assorbire il rifiuto. Vederlo in quel mondo, come un romantico innamorato senza speranza, fa sciogliere il cuore e contemporaneamente lo distrugge in milioni di piccoli pezzettini.

C’è qualcosa di moderno e familiare nel modo in cui Timothée Chalamet interagisce con gli altri personaggi, con attori più blasonati di lui, che lo rende riconoscibile, sensibile e fa sembrare rilevante oggi una storia del 19esimo secolo.

3) Nic Sheff (Beautiful Boy)

Beautiful Boy ha ricevuto una reazione mista dalla critica; tuttavia, c’è stata un’acclamazione unanime per la performance di Timothée Chalamet in un ruolo tremendamente impegnativo, venendo candidato a Globe, BAFTA, Screen Actors e Critics Choice Award (e la nomination all’Oscar se la sarebbe pure meritata).

Non deve solo interpretare il solito adolescente problematico, ma una persona reale che ha davvero affrontato la spirale distruttiva della dipendenza. Chalamet rende giustizia a Nic attraverso un’estrema attenzione ai dettagli, che dà grande profondità alle lotte che giovani come il suo personaggio si trovano a combattere. È autentico, tanto che potremmo pensare che siano la stessa persona, grazie alle sue doti trasformative: per interpretare al meglio questo tossicodipendente sfaccettato e profondamente emotivo in Beautiful Boy, ha perso circa venti chili. Mette così in gioco la sua fisicità, come mai gli era capitato, per produrre quell’immagine straziante di Nic che si rannicchia su sé stesso, crollando sotto la forza soffocante del rimpianto; che cavalca uno dei suoi momenti da strafatto che lo conduce a un altro incidente; che si sfoga rabbiosamente col padre solo per farsi un’altra dose.

Sensibile e grintoso, Beautiful Boy (su Prime, a noleggio su Timvision e Apple) mostra la continua evoluzione e il modo con cui Chalamet rivela la psicologia dei suoi personaggi, attraverso una recitazione che non sembra umanamente possibile e una chimica straordinaria con i suoi colleghi, soprattutto con Steve Carrell.

4) Paul Atredis (Dune)

Timothée Chalamet

Quella in Dune (su Sky e Now, a noleggio su Timvision) era una sfida colossale per l’attore. Aveva il peso di un’opera mastodontica sulle spalle e doveva essere all’altezza delle aspettative di un Villeneuve che l’aveva fortemente voluto per diversi motivi:

“Prima di tutto, è un attore fenomenale, ha molta profondità, è molto maturo per la sua età; in più Paul Atreides è un’anima antica in un corpo giovane, come Timothée”.

A Variety l’attore rivelò di aver sofferto della sindrome dell’impostore per Dune, ma non si è lasciato scoraggiare; anzi, usò l’insicurezza e l’inadeguatezza che provava incanalandola in Paul, che sembra soffocare sotto le responsabilità del suo nome. E quella sensazione che sia fuori posto svanisce nel momento in cui lo ammiriamo sullo schermo. Riesce a scuotere i codici della mascolinità perché non ha il fisico da supereroe, eppure non gli manca niente per esserlo; a gestire le scene di combattimento con disinvoltura; a scavare dentro di sé, interrogandosi profondamente. È in questi momenti che splende, catturando l’ambiguità e i dubbi di Paul e facendoci immedesimare in lui. Impressionante e coinvolgente, è magnifico soprattutto nella scena con la Reverenda Madre, dove dai soli occhi capiamo ciò le emozioni di Paul: il modo in cui trasforma il dolore in rabbia, fissando la donna con sguardo furioso e controllato, consapevole del suo potere, fa letteralmente venire i brividi di gioia.

Dunque, se Dune ha funzionato così bene, grande merito è anche dell’intensa e profonda performance di Timothée Chalamet.

5) Kyle Scheible (Lady Bird)

L’ultimo ruolo da inserire è stata, invece, una sfida per noi. Dovevamo puntare sulla stramba comicità di Zeffirelli in The French Dispatch? O sulla sottovalutata performance, per di più con l’accento britannico, ne Il re? Alla fine, però, tenere fuori l’ottimamente scritto Lady Bird, data l’importanza che ha avuto nella sua carriera, non era fattibile. E non solo perché al fianco della Ronan – e diretto dalla Gerwing – fa sempre scintille.

A dimostrazione della sua versatilità, Kyle è di quanto più diverso possa esserci da Elio (Chiamami col tuo nome e Lady Bird sono usciti lo stesso anno). Rappresenta quel ragazzaccio ribelle dei primi anni 2000, un musicista emotivamente non disponibile, esagerato, inutilmente filosofico, dai capelli arruffati, che legge poesie e diffida della tecnologia. Chalamet, però, non scivola nel cliché e nell’arroganza pura: dona a Kyle vulnerabilità e umanità, dimostrando che condivide le insicurezze della protagonista. Ci aiuta con la sua interpretazione a capire come Lady Bird possa innamorarsi di qualcuno così terribile; ci ammalia e ci convince inizialmente che non abbiamo niente da temere da lui; è capace di renderlo accattivante e simpatico con il suo modo di recitare impassibile, sobrio e serio, prima di rivelarsi il solito playboy di sempre.

Nei momenti in cui compare in Lady Bird, Timothée Chalamet ruba la scena, dimostrando la sua vena comica – produce i momenti più divertenti del film – e innalzando il suo profilo a nuovi elevatissimi livelli.

Come abbiamo visto, la nostra indecisione più grossa è stata quella con The French Dispatch, soprattutto se vista alla luce della diversissima interpretazione che fece lo stesso anno in Dune. Con Zeffirelli, infatti, offre le battute più memorabili dell’opera, dimostra una chimica sorprendente con Frances McDormand ed è all’altezza dei veterani di Wes Anderson. La sua presenza è magnetica, così come ne Il re, dove sapientemente bilancia giovinezza e maturità del suo personaggio, mentre affronta con riluttanza il suo destino. Ma potremmo nominare i piccoli e significativi ruoli in Interstellar e Hostiles, il bellissimo monologo in Miss Stevens o la profondità che fa emerge in Don’t Look Up e in Hot Summer Night. Insomma, Timothée Chalamet è il presente e futuro di Hollywood, tanto che non vediamo l’ora di vedere i suoi prossimi progetti – e chissà, aggiornare questo pezzo. Vi lasciamo con la solita domanda, perché adesso siamo curiosi di sapere: siete d’accordo con le nostre scelte?