Vai al contenuto
Serie TV - Hall of Series » Film » Il film della settimana: Le iene

Il film della settimana: Le iene

Tutti abbiamo vissuto quella spiacevole situazione raccontata brillantemente da Zerocalcare in Strappare lungo i bordi: chi non è mai stato ore a scorrere i film sulle piattaforme streaming e non trovare niente da vedere pur avendo a disposizione “tutto l’audiovisivo del mondo” e pensando “è possibile che son tutti film de m*rda”? Certo, la roba bella magari l’abbiamo già vista, altra siamo in ritardo e altra ancora la teniamo per il momento giusto – se arriverà. Vogliamo evitare, però, di finire nella fantascienza polacca del ‘900 in lingua originale, andare a letto frustrati con la nostra coscienza sottoforma di Armadillo che ci costringe a interrogarci su noi stessi dicendo: “Dai su, se su ottomila film non te ne va bene manco uno, forse sei te che non vai bene”. Proprio per questo nasce la seguente rubrica settimanale, in onda ogni lunedì e rivolta sia a chi la pellicola in questione non l’ha mai vista, sia a chi l’ha già visionata e vuole saperne di più: infatti, nella prima breve parte vi consigliamo un film; nella seconda invece ve lo recensiamo, analizziamo o ci concentreremo su un aspetto particolare. E questa settimana abbiamo scelto Le iene.

PRIMA PARTE: Perché, dunque, vedere Le iene? Ecco la risposta senza spoiler

Nel giorno del 60esimo compleanno di quel genio ribelle di Quentin Tarantino, non potevamo che consigliarvi una sua opera. Anzi, proprio quella che ne ha rivelato il talento al mondo: stiamo parlando de Le Iene, in streaming su Prime Video, Starz e Lionsgate (a noleggio su Apple Tv). In breve, per derubare un commerciante di diamanti, il boss Joe Cabot e suo figlio Eddie il Bello assoldano sei rapinatori professionisti, che non si conoscono tra loro e a cui viene assegnato un nome di un colore. Nonostante il colpo sia stato studiato alla perfezione, qualcosa va storto. Così, il punto di ritrovo diviene il loro nascondiglio, mentre inizia a circolare il sospetto che, tra i banditi, ci sia un agente sotto copertura. Ed ecco che, in quel confronto spietato tra criminali, ha davvero inizio uno dei migliori esordi di sempre nel cinema.

Manifesto del cinema tarantiniano, Le iene contiene tutti i suoi elementi caratteristici: la violenza, la moralità ambigua, l’ironia cinica e intrisa di black humor, i dialoghi genialmente scurrili, la cura maniacale dei dettagli, la gestione non cronologica del tempo, la scelta – qui obbligata per il basso budget – di girare in pochissimi ambienti, la ripresa dal bagagliaio dell’auto, l’originale rielaborazione dei generi e il citazionismo esagerato. Già il titolo originale, Reservoir Dogs, è la fusione della storpiatura che il regista fa di Au revoir, les enfants di Louis Malle e del ‘dogs’ di Straw Dogs di Sam Peckinpah.

E che dire del cast? Il caso ha portato la sceneggiatura nelle mani di Harvey Keitel che decise di finanziarla, interpretarla (è Mr White) e circondarsi di eccellenti attori come Tim Roth (Mr Orange), Steve Buscemi (Mr Pink), Michael Madsen (Mr Blonde), Chris Penn (Eddie), Edward Bunker (Mr Blue) e Lawrence Tierney (Joe). Ma non perdiamoci in troppe chiacchiere iniziali, perché andremo ad analizzare questa meravigliosa opera a tutto tondo nella seconda parte del pezzo.

SECONDA PARTE: L’analisi approfondita di quel capolavoro de Le Iene (con spoiler)

Le iene

Non possiamo non iniziare la nostra analisi dal geniale incipit de Le Iene, tanto surreale ed estraneo al contesto del film quanto illuminante per comprenderne lo stile. La cinepresa si muove circolarmente attorno al tavolo con delle carrellate, per poi dedicarsi ai primi piani dei protagonisti che stanno discutendo sul significato di Like a Virgin di Madonna. È lo stesso regista, nei panni di Mr Brown e prima voce che sentiamo mentre iniziano a scorrere i titoli di testa, a sostenere l’idea che la canzone sia una metafora sul pene grosso, che fa provare dolore alla donna come fosse, appunto, vergine. Madonna lo smentì, affermando che il brano parli d’amore, ma ciò la dice lunga su come una scena rappresenti così bene l’essenza del cinema, ovvero raccontare qualsiasi cosa rendendola il più plausibile possibile. Come se davvero fosse così anche nella nostra realtà.

Mentre Mr White esplicita la tecnica dello spezzamento e intreccio di due dialoghi (affermando che da un orecchio sente il discorso sulle fave e dall’altro Joe che borbotta), veniamo catturati dai vestiti. Essendo un film a basso budget, gli attori indossavano i loro veri abiti, come la tuta sportiva di Eddie. Fanno eccezione i completi eleganti, ideati dalla stilista Agnes B e ispirati a quelli dei Blues Brothers – così come gli occhiali di Madsen, usati anche in Colazione da Tiffany – e dei personaggi di A Better Tomorrow II di John Woo. Già da qui e da Like a Virgin, Quentin Tarantino mostra la sua ossessione per le citazioni; una componente importante del suo cinema che, però, spiegheremo più in là. Perché i momenti memorabili nell’incipit non sono finiti.

Attraverso il rifiuto di Mr Pink di dare la mancia, Le iene opera una critica alla società conformista; infatti, non è un caso che ne viene menzionato l’emblema, il McDonalds. Questo è un pungente dialogo, che ci rivela anche come costruirli efficacemente: devono creare una discussione mostrando i vari e sensati punti di vista; oppure, parlare di una critica comune con la relativa risposta. Si giunge, poi, all’iconica camminata al rallenty, con i nomi dei personaggi sovrapposti alle loro figure e Little Green Bang in sottofondo. Quando compaiono gli altri nomi, lo schermo diviene nero alla maniera dei titoli di coda, invitandoci a leggerli: è il modo con cui il regista ringrazia chiunque abbia collaborato alla pellicola.

E questi erano solo i primi otto minuti, non male, no?

Dopo la fine dei titoli di testa, in cui Tarantino omaggia la radio grazie alla voce fuori campo di DJ K-Billy, veniamo catapultati in una scena completamente diversa, che dimostra l’estrema disinvoltura con cui il regista passi da un genere all’altro. Oltre a quella sfumatura tragicomica che rende lo scambio ancor più brillante, c’è uno degli elementi fondanti della poetica tarantiniana: l’andamento non cronologico della storia. Pur non essendo diviso in capitoli come Pulp Fiction e Kill Bill, Le iene viaggia avanti e indietro nel tempo senza essere confusionario né complesso o fastidioso, ma impreziosendo la narrazione: è proprio con i flashback e con i dialoghi che ci dà le informazioni giuste al momento giusto, come succede con l’identità della talpa, senza diminuire mai la tensione; inoltre, sono necessari per sviscerare i personaggi e dare circolarità all’azione.

Evidenti sono le muse de Le Iene: Rapina a mano armata di Stanley Kubrick – che a sua volta si ispira a Quarto potere di Orson Welles – e C’era una volta in America del suo idolo Sergio Leone.

Così come non segue il tempo cronologico, allo stesso modo non rimane ancorato a generi precisi. Le iene è un heist movie, seppure non viene mostrata la rapina per motivi di budget, ma anche una commedia nera, un gangster, un thriller e un noir. Li fonde tutti senza però identificare in uno di essi il film su Prime Video, Starz e Lionsgate. E se l’unità temporale viene persa, si mantiene salda quella di luogo: quasi tutta la pellicola si svolge in un magazzino, dando infatti grande importanza ai dialoghi.

Quello stanzone sembra abbandonato; in realtà, era adibito ai funerali, come si vede quando Mr Blonde si siede su un carro funebre. Lì arrivano Mr White, Mr Orange e, poco dopo, Mr Pink che è convinto ci sia un poliziotto tra loro. Ripresi in campo medio attraverso un corridoio stretto, Mr Pink racconta a Mr White ciò che gli è successo mentre compaiono le immagini corrispondenti; non c’è musica perché ciò che conta sono quei dialoghi dal quale apprendiamo, ad esempio, la morte di Mr Brown. La camera, intanto, stringe su di loro in intensissimi primi piani, mostrando le espressioni e il talento degli attori. Essendoci un lavandino, dovrebbero essere in bagno e, nel cinema tarantiniano, è sempre presagio di un evento importante. E quel momento ci rivela l’identità della talpa: dietro Mr White e Mr Pink ci sono dei flaconi di sapone, stessa misura ma colore diverso; i tre rosa (Pink) sono accanto a quello bianco (White), mentre i tre arancioni (Orange) sono separati dagli altri.

Le iene
Il dettaglio del sapone nel film su Prime Video, Starz e Lionsgate

Iniziano così i capitoli dedicati ai personaggi, il cui primo è Mr White. Scopriamo che è molto amico di Joe, per poi tornare nello stanzone che, con una carrellata all’indietro, mostra l’ingresso di Mr Blonde. I tre battibeccano con una tecnica molto usata da Tarantino, ovvero la ripetizione della battuta, finché Mr Blonde li porta all’esterno, creando il pretesto perfetto per la prima leggendaria trunk shot, ovvero l’inquadratura all’interno del bagagliaio dell’auto della vera Cadillac di Madsen. A questo punto, la palla passa a Mr Blonde. Non solo pure lui è molto intimo con Joe (inquadrato spesso in contro-plongée, così da enfatizzare la sua posizione di comando), ma si chiama Vic Vega e sarebbe il fratello del Vincent protagonista di Pulp Fiction. Quentin Tarantino pensò anche a un prequel su di loro, ma il progetto non venne mai realizzato.

Prima di tornare nel magazzino, c’è di nuovo l’inseguimento e, dall’auto dei rapinatori, esce un palloncino arancione, ribadendo chi sia la talpa. Nello stanzone arriva Eddie che accusa i presenti di star giocando a Mezzogiorno di fuoco, altra citazione perfettamente inserita nel contesto de Le Iene. I presenti discutono in una sequenza quasi teatrale, mentre Mr Blonde ci dà la prima occasione per parlare della violenza. La camera non inquadra mai la sua tortura nei confronti del poliziotto e, seppur necessaria ed essenziale, risulta essere comunque molto cruda e disturbante, soprattutto con quell’orecchio mozzato. La usa in maniera grottesca, ironica e persino ludica, come succede nei film tanto amati dal regista: gli exploitation e i b-movie.

Quasi come se, rappresentandola in questo modo, volesse esorcizzare la violenza dalla società.

In sottofondo, c’è uno dei migliori esempi dell’abilità di Tarantino nell’uso della musica. Privilegia le fonti interne e, anche quando è sovrapposta, sembra che si origini dalle immagini e che i personaggi la sentano. Non sottolinea né commenta, ma è direttamente funzionale alle scene, spesso ribaltandole perché in voluta disarmonia con esse. Succede, appunto, durante la tortura di Mr Blonde – il cui balletto venne improvvisato da Madsen – e l’allegra Stuck in the Middle with You degli Stealers Wheel.

La prima trunk show nel film di Quentin Tarantino su Prime Video, Starz e Lionsgate

Allora, dopo l’uccisione di Mr Blond da parte di Mr Orange, c’è il flashback su quest’ultimo, diverso dai precedenti perché lui è la talpa. Freddy è un poliziotto che si prepara per diventare un criminale come se stesse andando a un provino. Studia la sua storia e riesce a essere convincente: lo vediamo con un raccordo di suono, quando le parole prendono vita trasformandosi in immagini nella sua mente. Il tutto è al rallenty, per permetterci di ricordare i fatti.

La sua vita pre-colpo si conclude mentre parla allo specchio come De Niro in Taxi Driver e, uscendo dall’appartamento, vediamo un poster di Silver Surfer. È il citazionismo che abbiamo già menzionato in precedenza, che ritroviamo anche quando verrà nominata Pam Grier, protagonista del futuro Jackie Brown. E ce ne sono tantissime altre. Ad esempio, ci fu un’accusa di plagio per la troppa somiglianza con City on Fire di Ringo Lam. L’idea di dare ai protagonisti i nomi dei colori deriva da Il colpo della metropolitana di Joseph Sargent. Da La cosa di John Carpenter riprende il sospetto e la diffidenza che diviene follia e violenza; da il buono, il brutto, il cattivo di Leone il memorabile triello. Rendendolo però molto più cinico e sporco e dando grandissima importanza all’attesa. Qui, oltre ai significati già detti, la violenza diviene liberazione dalle frustrazioni e, se i personaggi sono destinati a morir, il cinema vivrà per sempre grazie a loro.

Tarantino va oltre, iniziando a realizzare un universo complessivo delle sue pellicole: i già menzionati fratelli Vega; il giudice che deve controllare Mr Blonde si chiama Seymour Scagnetti, come il poliziotto alle calcagna degli assassini di Natural Born Killers, il cui soggetto è di Quentin Tarantino; in Pulp Fiction Steve Buscemi è ironicamente un cameriere e Tim Roth completa la sua trasformazione in criminale diventando un rapinatore. A questo proposito, il film su Prime Video, Starz e Lionsgate ne anticipa il linguaggio, con quella volgarità mai fine a sé stessa, ma sempre necessaria per connotare personaggi e contesti. Piccola curiosità: la prima parolaccia arriva dopo due minuti, con la parola f**k ripetuta ben 252 volte.

Le iene, dunque, è un film su Prime Video, Starz e Lionsgate di grandissimo valore. È una tragedia greca che racchiude in quel capannone una realistica rappresentazione degli esseri umani: l’uno contro l’altro, immersi nel proprio egoismo violento e uniti dalla mancanza di etica. È un’opera insanguinata, che lascia contemporaneamente un senso di vuoto e di appagamento, che urla al mondo la genialità di un regista inclassificabile, fuori dall’ordinario e che fatto coniare una parola nuova per il suo cinema. E allora, quei muri bianchi diventano la tela sul quale Quentin Tarantino dipinge il suo personalissimo esordio e una storia che va avanti, ormai, da più di trenta, meravigliosi anni.

Il film della settimana scorsa: Miss Sloane – Giochi di potere