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8 film (veramente) horror che non hanno avuto la giusta risonanza mediatica

E’ proprio il caso di dirlo: noi spettatori non siamo mai soddisfatti. In un’epoca mediale che pullula di contenuti sempre nuovi, è molto facile perdersi per strada qualche piccolo capolavoro a favore dei grandi prodotti fortemente pubblicizzati. Nella cinematografia horror, dove è molto facile incontrare dei veri e propri flop, la concorrenza è spietata: si cercano sempre nuove storie, nuovi modi per raccontarle, nuove paure da portare in scena. Senza nulla togliere ai capolavori degli ultimi anni, oggi vediamo 8 film (veramente) horror da vedere che purtroppo non hanno avuto la giusta risonanza mediatica. E si, stiamo parlando di The Strangers.

1) Autopsy tra i film horror da vedere

Film horror da vedere
Autopsy (640×360)

Autopsy è il primo film horror in lingua inglese del regista norvegese Andre Øvredal; pellicola di cui, inspiegabilmente, si è parlato davvero poco. Quando invece Autopsy ne ha di cose da dire. In una piccola cittadina degli Stati Uniti il medico legale Tommy Tilden porta avanti l’obitorio di famiglia con l’aiuto del figlio Austin, più reticente rispetto al padre nei confronti di un lavoro che percepisce come asettico e inumano. I due si devono occupare del cadavere di una giovane donna di cui non si sa nulla (il titolo originale del film, The Autopsy of Jane Doe, fa riferimento al nome dato ai corpi non identificati che giungono negli obitori). Senza fare spoiler si può dire che Autopsy, pur essendo girato quasi nella sua totalità all’interno di una sola stanza, è un disturbante viaggio nella mente umana, uno di quei film dai quali è difficile staccarsi e che spinge lo spettatore a mettere in dubbio qualsiasi cosa abbia visto fino a quel momento. Spaventoso e decisamente sottovalutato.

2) Two Sisters

Film horror da vedere
Two Sisters (640×360)

Che sia a causa di un certo pregiudizio nei confronti del “paese dal calmo mattino” o per semplicemente una scarsa attenzione al tema, non si sa. Fatto sta che di Two Sisters, film horror sudcoreano del 2003, non si è sentito quasi nulla. Ed è un vero peccato, perché il film del regista Kim Ji-woo non solo fa paura, ma lo fa nel modo più inaspettato possibile. Two Sisters parla di due sorelle che, in quel clima teso che può succedere solo ad una tragedia, in seguito alla morte della madre si ritrovano a dover fare i conti con la nuova moglie del padre in una casa che sembra essere infestata da presenze oscure. Coinvolgente, ben scritto e tremendamente realistico, Two Sisters è sì un film horror ma anche una bellissima storia d’amore, di sofferenza e di cosa vuol dire voler bene a qualcuno più che a se stessi. C’è pure il colpo di scena da cardiopalma. Da recuperare assolutamente.

3) La madre, uno dei film horror da vedere più intensi

Film horror da vedere
La madre (640×360)

Se Two Sisters si concentrava sul bellissimo legame che c’è tra due sorelle, La Madre, film horror del 2013 di Andres Muschietti, parla di un legame ancora più forte e ancestrale: quello tra madre e figlio. E’ veramente difficile parlare di questa pellicola senza farsi scappare qualcosa di troppo: basti sapere che La Madre riesce ad unire perfettamente il genere horror con quello drammatico in un connubio disturbante, oscuro e fin troppo sottovalutato. La trama forse non è la più originale mai vista, ma la sceneggiatura di Guillermo del Toro fa un ottimo lavoro nel costruire un horror che fa davvero paura e al tempo stesso ci ricorda quanto si è disposti a fare per amore. Soprattutto se è l’amore per un figlio. Nonostante il film cada sul finale (non uno dei peggiori in ogni caso), va assolutamente riconsiderare.

4) Marrowbone

Marrowbone (640×360)

Marrowbone è uno di quei film horror (anche qui l’aggettivo horror è opinabile) da vedere necessariamente almeno una volta nella vita. Horror, drammatico e thriller allo stesso tempo, Marrowbone segue le vicende di quattro fratelli che, dopo la morte della madre (e quando ti sbagli), si ritrovano a dover cercare di andare avanti in una gigantesca magione nell’America rurale. I quattro protagonisti vivono una vita ai margini, in silenzio, nascondendosi dagli avvocati e assistenti sociali che sembrano determinati a portarli via e ad impadronirsi della casa. Ancora una volta fa capolino il filo narrativo di The Strangers: una casa che sembra nascondere qualcos altro. Ma Marrowbone stupisce tutti e, con un colpo di scena finale che fa invidia a quello di Two Sisters (e forse uno dei migliori nel cinema degli ultimi anni), ci porta una storia spaventosa e tristissima allo stesso tempo. Una storia familiare che ricorda un racconto di Edgar Allan Poe e tocca tutti gli spettatori. Dal primo all’ultimo.

5) The Strangers

The Strangers (640×360)

E siamo finalmente arrivati a parlare di The Strangers, pellicola che, nonostante abbia diviso nettamente la critica, sembra essere passata in sordina anche tra gli amanti del genere. Ispirato ad un terribile fatto di cronaca (l’eccidio di Cielo Drive ad opera della famiglia Manson), il film del 2008 è girato interamente in una singola location e segue le vicende di James e Kristen, una coppia che si accinge a passare la serata nella casa d’infanzia di un loro amico. Se pur classico nella struttura home invasion, The Strangers fa un passo in più e costruisce una narrazione straziante perché senza pause ne momenti di stallo e riesce ad appassionare (per quanto non particolarmente originale). Giocando con una delle paura più ancestrali dell’uomo, il film horror di Bryan Bertino scuote e immobilizza allo stesso tempo lo spettatore, costringendolo ad una visione da cui è impossibile staccarsi. Un film horror da vedere e che avrebbe meritato molto di più.

6) Clown

Clown (640×360)

Parlando di terrori ancestrali, a quale bambino piacciono veramente i clown? Eli Roth, che di horror ci capisce abbastanza, gioca proprio su questa figura così controversa e, forse richiamando il capolavoro di Stephen King, ci costruisce sopra la narrazione di Clown, film del 2014 diretto da Jon Watts. Un padre si traveste da clown per il compleanno del figlio e, inspiegabilmente, non riesce più a togliersi il costume di dosso. Pur partendo da un pretesto di trama che sembra una barzelletta, Clown risulta essere un prodotto cupo, violento e per niente adatto ai bambini che tanto amano la figura del pagliaccio. Giocando sul dualismo risata-terrore la pellicola finisce per fare davvero paura, non tanto per la trama in sé, quanto per la componente di ineluttabilità che la caratterizza. E ci ricorda che un buon film horror non deve avere per forza come protagonista un mostro, per terrorizzare.

7) V/H/S

V\H\S (640X360)

Forse stupirà sapere che tra i capolavori del terrore si possono trovare diversi cortometraggi, a volte anche molto difficili da reperire. V/H/S è proprio questo, un prodotto del 2012 composto da una serie di cortometraggi horror con una trama di base per aiutare la fruizione da parte del pubblico. In V/H/S non c’è neanche la parvenza di ilarità che contraddistingue Clown: quasi due ore di puro terrore, ansia e a volte disgusto. Una carrellata di storie che di horror hanno fin troppo formano un prodotto fin troppo disturbante e quasi difficile da vedere (non è un caso che ricordi uno snuff movie, dove la violenza è reale e tangibile). Non si tratta del film horror da vedere per eccellenza, anzi ci sarebbe da discutere riguardo l’effettiva qualità del prodotto. Ma meritava un’attenzione mediatica maggiore, anche solo per il suo tentativo di distinguersi da un mare di film che sembrano raccontare tutti la stessa cosa.

8) Noi, l’ultimo film horror da vedere di questa lista

Noi (640×360)

Noi, capolavoro (è proprio il caso di dirlo) di quel genio di Jordan Peele, sembra soffrire della cosiddetta “sindrome del secondogenito”: continuamente paragonato al suo parente più famoso, e non necessariamente migliore, ha ricevuto un’attenzione da parte dei media che, sebbene non sia stata scarsa, non è stata sufficiente all’effettiva portata del film. Uscito del 2019, Noi è un’abilissimo film di denuncia, un’interessante metafora politica che utilizza l’horror come espediente per raccontare qualcosa di più grande. Sulla scia di Get Out, Jordan Peele riesce ad affrontare tematiche come il razzismo e la disparità sociale che affliggono gli Stati Uniti mettendo la componente horror in primo piano e, allo stesso tempo, come cornice di sfondo. Un altro di quei film decisamente sottovalutati che colpisce come un pugno allo stomaco.

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