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Il film della settimana – Crimson Peak

Tutti abbiamo vissuto quella spiacevole situazione raccontata brillantemente da Zerocalcare in Strappare lungo i bordi: chi non è mai stato ore a scorrere i film sulle piatteforme streaming e non trovare niente da vedere pur avendo a disposizione “tutto l’audiovisivo del mondo” e pensando “è possibile che son tutti film de m*rda”? Certo, la roba bella magari l’abbiamo già vista, altra siamo in ritardo e altra ancora la teniamo per il momento giusto – se arriverà. Vogliamo evitare, però, di finire nella fantascienza polacca del ‘900 in lingua originale, andare a letto frustrati con la nostra coscienza sottoforma di Armadillo che ci costringe a interrogarci su noi stessi dicendo: “Dai su, se su ottomila film non te ne va bene manco uno, forse sei te che non vai bene”. Proprio per questo nasce la seguente rubrica settimanale, in onda ogni lunedì e rivolta sia a chi la pellicola in questione non l’ha mai vista, sia a chi l’ha già visionata e vuole saperne di più: infatti, nella prima breve parte vi consigliamo un film; nella seconda invece ve lo recensiamo, analizziamo o ci concentreremo su un aspetto particolare. E questa settimana abbiamo scelto Crimson Peak.

PRIMA PARTE: Perché, dunque, vedere Crimson Peak? Ecco la risposta senza spoiler.

Disponibile su Sky e Now, (a noleggio su Prime Video e Apple Tv+), Crimson Peak racconta la storia di Edith Cushing, giovane scrittrice newyorkese con il dono di vedere i fantasmi. La sua vita cambia quando incontra il nobile inglese Sir Thomas Sharpe, di cui si innamora perdutamente, ricambiata. Sospettoso, il padre della ragazza decide di indagare sul conto del giovane, scoprendone l’oscuro passato e osteggiando qualsiasi possibile relazione stesse nascendo con la figlia. Con la sua morte, però, niente può fermarli e i due innamorati si sposano. Edith, così, si trasferisce nella fatiscente villa degli Sharpe, Allerdale Hall, dove vive anche la sorella di Thomas, la fredda e ostile Lady Lucille. In quell’enorme casa, Edith si ritroverà a combattere con strani avvenimenti, come le apparizioni di fantasmi, e capirà il terribile segreto che si nasconde tra quelle mura.

Come in tutti i suoi film, anche in Crimson Peak Guillermo Del Toro dimostra la sua sconfinata immaginazione, riuscendo a trasportare lo spettatore in un altro dei suoi incredibili mondi paralleli, soprattutto grazie all’incredibile maestria tecnica. Nonostante un cast all’altezza – perfetti Mia Wasikowska e Tom Hiddleston come Edith e Thomas, meravigliosa Jessica Chastain che ruba la scena con la sua Lucille – all’epoca il film non aveva convinto fino in fondo. Sarà per la sua trama semplice e lineare, per i continui (e sbagliati) paragoni con Il Labirinto del Fauno o perché viene presentato come un horror quanto in realtà è un fantasy gotico che solo in pochi punti sfocia nell’orrore.

In realtà, Crimson Peak vuole solo raccontare una leggenda attraverso la potenza delle sue immagini. Sono tutte premesse necessarie da fare, perché così ci permettono di vedere l’opera di Guillermo Del Toro sotto una luce completamente diversa, più vicina a quella del regista, e soprattutto di apprezzarla maggiormente. E nella seconda parte del pezzo, vi spieghiamo anche il perché, attraverso la nostra analisi.

SECONDA PARTE: L’analisi (con spoiler) di Crimson Peak

Crimson Peak

Fin dall’inizio, con l’avvertimento della Signora Cushing a noi e a Edith, il film su Sky e Netflix stabilisce che i fantasmi, sebbene vengano usati principalmente come elementi di contorno, giochino un ruolo cruciale all’interno della trama ma non tanto per il loro essere spaventosi. Lo stesso Guillermo Del Toro aveva affermato che lo scopo del sovrannaturale in Crimson Peak non era l’orrore:

“In sostanza, è un incrocio tra un romanzo gotico classico, come Jane Eyre e simili, e La caduta della casa degli Usher. Ho cercato di catturare le atmosfere dark della letteratura di genere. Potrei essere contraddetto dal marketing, ma questo non è un film dell’orrore”.

Innanzitutto, i fantasmi rappresentano “una metafora del passato” ed è Edith stessa a dirlo al suo editore. E non si limita a ciò, affermando che essi “sono reali” non perché lei riesce a vederli, ma perché sono l’impronta che ognuno lascia nel mondo e che finisce inevitabilmente per influenzare le vite degli altri. Infatti, gli spiriti che abitano nella villa incarnano il dolore, la violenza e la disperazione che hanno caratterizzato l’esistenza degli Sharpe, trasformandoli in angeli della morte per le giovani e ricche donne cadute nella loro trappola: si scopre, infatti, che i fantasmi che popolano la villa sono le mogli di Thomas, uccise per intascarsi il loro patrimonio. Sono anime perse che non riescono a trovare pace, impossibilitate ad andare avanti poiché intrappolate o in cerca di vendetta. Soprattutto, sono rosse; un colore che riflette l’argilla in cui sono tenute, la connessione con la casa e con la loro assassina Lucille (non a caso la vediamo per la prima volta con un vestito di quel colore), la loro rabbia e vendetta.

La cromia dei fantasmi è, infatti rivelatrice del loro destino: oltre ai rossi, ci sono quelli bianchi e neri. I primi (come Thomas) hanno trovato la pace nella morte, senza essere travolti dall’oscurità, scegliendo in seguito di andarsene. Nera, invece, è la madre di Edith, rappresentante la malattia di cui è morta (il colera) e l’aver scelto di restare per avvertire la figlia del pericolo che incombe su di lei; lo è anche Lucille, completamente abbandonata al male, che rimane a Crimson Peak perché è l’unica cosa che conosce, condannata a ciò che aveva sempre temuto: essere sola.

Guillermo De Toro, così, riprende una delle caratteristiche distintive dei suoi lavori: il non seguire la canonica opposizione tra bene e male.

Lo fa con i fantasmi che, pur essendo minacciosi nell’aspetto, non vogliono il sangue di Edith, non sono per forza malvagi. Anzi, sono le vittime che cercano di avvertire la protagonista, come la Signora Cushing o le mogli assassinate, o l’uomo che si sacrifica per la donna che ama, come Thomas. Per questo incarnano le conseguenze o i ricordi di qualcosa, che possono scomparire oppure rimanere ancorati a un passato troppo difficile da superare, soprattutto se legato agli Sharpe. A proposito, l’operazione del regista sui concetti di bene e male avviene anche con questi ultimi. Perché a De Toro piace approfondire la psicologia dei cattivi, cercando di superare gli stereotipi e di renderli più umani possibili.

Thomas e Lucille sono cresciuti in un ambiente malato e pieno di abusi di ogni tipo. L’amore incestuoso e carnale nato tra i due non ha fatto altro che ripetere quel circolo vizioso di sangue e violenza, colpendo per prima la loro madre. Non hanno avuto la fortuna di Edith, la cui mamma continua a proteggerla anche dopo la sua morte; non possono davvero comprendere quel sentimento, dato che non l’hanno mai provato. Ma sarà proprio l’amore puro e idealista di Edith a cambiare le cose nel film su Sky e Netflix. Thomas, infatti, che ne incarna l’aspetto tormentato, si innamora davvero della protagonista e dimostra di essere cambiato quando, nella morte che gli permette finalmente di essere sé stesso, sceglie di aiutarla. E forse, così, pensa di salvare anche la sorella, ma la verità è che per Lucille non c’è via d’uscita.

La donna percepisce la scelta di Thomas come il tradimento più grave che potesse mai farle. È il suo amore ossessivo, morboso e distorto che muove la trama in Crimson Peak. Il sentimento verso il fratello è autentico, incomprensibile da chiunque, talmente intenso da portarla alla pazzia e al diventare un’assassina.

Crimson Peak

Perdendo l’influenza e l’amore di Thomas, si addentra in un tunnel di morte e distruzione, perché:

“Le cose che facciamo per amore sono brutte, folli, piene di sudore e rimpianti. L’amore ti brucia, ti mutila e ti sconvolge. È un amore mostruoso e ci rende tutti dei mostri”

Per lei non esiste un amore che libera, che crea o che dà luce. Ne ha conosciuto solo la parte distruttiva ed è vittima di un sentimento che non riesce a controllare: è per questo che, in quel finale malinconico, rimane imprigionata in un eterno presente di solitudine e rimpianti, all’interno appunto dell’unico posto a lei familiare, ovvero la sua casa.

Già, quell’edificio gotico le cui fondamenta sprofondano sempre di più nei giacimenti di argilla rossa; un terreno che appare quasi vivo, con quel colore che chiaramente rimanda al sangue versato all’interno della villa. Ricordiamoci che Crimson Peak è letteralmente tradotto con “Picco Cremisi”. Sembra quasi che sia la casa stessa a sanguinare, con l’argilla che scende dalle pareti, fuoriesce dal pavimento e inonda le tubature dalle quali sgorga acqua rossa. Un po’ come l’Overlook Hotel di Shining, è come se quel luogo avesse vita propria, ergendosi a protagonista stesso dell’opera su Sky e Netflix. Il suo essere nera e spigolosa, poi, contrasta nettamente con la distesa bianca di neve, macchiata dal rosso dell’argilla.

Contrasti cromatici che possono essere notati anche nei vestiti dei protagonisti: principalmente blu e neri sono quelli degli Sharpe, oltre a essere molto carichi, pesanti e fuori moda; di colori chiari come il giallo o il crema sono, invece, gli abiti di Edith. In più, man mano che le sue finanze e la sua vita vengono prosciugati dal veleno dei due fratelli, i colori sfumano verso il verde scuro e i tessuti vaporosi e moderni si trasformano in spesse sete ricamate e velluti pesanti.

Se la villa, però, sarà destinata a essere inghiottita dalle sabbie mobili del terreno, assieme ai suoi fantasmi, la sua storia sopravvivrà in Crimson Peak, attraverso i racconti di Edith.

La pellicola si Sky e Netflix, infatti, esplora anche il tema dell’arte e del raggiungimento delle aspirazioni personali di coloro che sognano di trasformarla in un lavoro. Nessuno vuole prendere sul serio il desiderio di Edith di diventare una scrittrice. Su di lei, giovane e donna, si abbattono i pregiudizi dell’epoca; viene trattata con disprezzo e continuamente sbeffeggiata, come dimostra la frase tagliente di Lucille:

“Pensavi di essere una scrittrice”.

Attraverso Edith, Guillermo Del Toro vuole rappresentare la lotta degli artisti per coronare i propri sogni. Infatti, si innamora di Thomas perché quest’ultimo esprime interesse verso la sua opera letteraria, perché sembra comprenderla come nessun altro, ignorando così le bandiere rosse che cela abilmente. E non è un caso che, quando la lascia su minaccia del padre, fa leva su questo per ferirla. Sarà proprio la terribile esperienza con gli Sharpe a permetterle di redigere il libro che ha sempre voluto scrivere. È vero, l’ha quasi uccisa, facendola sprofondare nell’oscurità, ma uscendone vincitrice ne è risultata fortemente cambiata; così come lo è l’opinione di un’opera cinematografica terribilmente sottovalutata, nonostante la tecnica, l’approfondimento psicologico e i diversi interrogativi che ci lascia. Rendendolo uno dei migliori film di fantasmi che sia mai stato fatto.