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Dovete assolutamente vedere Dirk Gently, la sci-fi comedy che non ha avuto tempo di farsi conoscere

Dirk Gently

Prendete un approccio filosofico teorizzato quasi 500 anni fa. Applicatelo poi a quello che è il genere principe (o uno dei generi principe) della narrazione seriale, ovvero il crime. Cosa avrete? Con molta probabilità quella genialata dell’investigazione olistica che è alla base di una delle serie tv più sottovalutate degli ultimi anni: Dirk Gently. La serie, realizzata da BBC America nel 2016 e arrivata da noi grazie a Netflix (dove è ancora disponibile per recuperarla) adatta la saga di romanzi di Douglas Adams. Sì, quello di Guida galattica per autostoppisti, che da anni sembra poter tornare con un reboot seriale (con tanto di annuncio di Hulu), ma per ora ancora non si muove una foglia a riguardo.

Comunque, tornando a noi, Dirk Gently una sua resa televisiva ce l’ha avuta. E pure di ottima fattura. Non è riuscita, però, ad andare oltre a una seconda, audace e strampalata, stagione. Forse è arrivata in un momento sbagliato (lo sperimentalismo anni fa era meno pronunciato di oggi e lo streaming era agli albori della propria potenza). Forse il repentino cambio di rotta tra la prima e la seconda stagione è stato troppo audace per i tempi. Sta di fatto che dopo due stagioni la corsa di Dirk Gently si è esaurita. Ma è una corsa che, sinceramente, vi consigliamo di ripercorrere. Perché Dirk Gently è una serie tv unica, che anche tanti anni dopo la sua cancellazione rimane un grande rimpianto. Non aumentatelo, però, e recuperate almeno le prime due stagioni che abbiamo avuto il piacere di poter guardare.

I due protagonisti di Dirk Gently, Samuel Barnett ed Elijah Wood
Credits: Netflix

Un calderone unico di generi

Leggendo nel titolo sci-fi comedy siete rimasti un attimo spiazzati nel capire le reali coordinate del racconto? Niente paura, è perfettamente normale. La grande peculiarità di Dirk Gently sta nella sua incredibile capacità di mescolare i generi. Già sci-fi e comedy, di per se, non vantano chissà che tradizione sul piccolo schermo. E alcuni esempi interessanti, come Resident Alien o l’ancora più complessa Sunny (di cui qui potete leggere la nostra recensione), sono recenti. Per tornare a quel discorso della precocità della serie firmata BBC America. A questo particolare connubio, Dirk Gently aggiunge altri connotati. Il crime, ad esempio, al centro del racconto visto che il protagonista, un Dirk Gently splendidamente interpretato da Samuel Barnett, è un investigatore. Olistico, per l’appunto.

Non finisce qui, perché come accennato nella seconda stagione la serie tv compie un repentino cambio di passa, affondando a pieno le mani nel fantasy. Altro genere, altro piano di riscrittura. Tutti questi elementi si coniugano alla perfezione in un racconto che segue le avventure del detective olistico Dirk e del suo assistente Todd (Elijah Wood), l’incarnazione dello scetticismo e dell’incredulità. I due formano una coppia molto ben assortita, dominante sulla scena. L’interazione tra loro è al centro della narrazione e orienta le maglie di un racconto che, col passare delle puntate, dipinge un mistero sempre più astruso e ai limiti dell’incomprensibile. La cui risoluzione richiede l’approccio unico di Dirk.

L’olismo, il non-sense e l’ironia di Dirk Gently

Per comprendere la matrice del racconto è bene illustrare le fondamenta dell’approccio olistico di Dirk Gently. Questo, in sostanza, si basa sul considerare ogni situazione in una cornice più generale. Spieghiamoci meglio. L’olismo classico si basa sull’idea che ogni cosa che osserviamo sia più della somma delle sue parti costitutive. Ciò vuol dire che in ogni aspetto della vita c’è un qualcosa che va oltre l’aspetto superficiale ed esiste una profonda interconnessione tra le cose che permette, appunto, di andare oltre questa semplice somma delle singole parti. Insomma, applicato a un ipotetico crimine, secondo l’approccio olistico questo non si consuma nelle prove raccolte e in ciò che si osserva, ma si dipana attraverso ulteriori connessioni con l’universo che prima o poi sveleranno la natura totale di quel crimine.

L’approccio olistico nell’azione di Dirk Gently si traduce nel compiere le più disparate e strampalate azioni e considerazioni per cercare dei segnali dall’universo così da svelare quell’interconnessione tra le cose. Unico mezzo per conoscere la reale natura dell’oggetto che si desidera conoscere. Capite bene che un approccio del genere si presta benissimo alla comedy. E Dirk Gently vi sguazza, ricorrendo con grandissima frequenza al non-sense (naturale in una situazione del genere) e all‘ironia, vero tono stilistico dell’intero racconto.

Tutto questo corpus comico si mescola con la varietà di generi di cui abbiamo parlato sopra. Il crime, la fantascienza, e poi il fantasy. Quest’ultimo deborda nella seconda stagione, dove anche l’ironia e il non-sense salgono di livello. La riscrittura, nel secondo capitolo di Dirk Gently, viene ulteriormente esasperata. Il racconto si fa tanto più irresistibile quanto strampalato. E forse fuoriesce troppo dai canoni narrativi (già ampiamente distrutti nel primo capitolo) che erano diffusa abitudine. Se Dirk Gently non ha avuto futuro forse è anche a causa della sua audacia. Ma oggi, a otto anni di distanza dalla sua cancellazione, proprio per quell’audacia vi consigliamo di recuperarla. Al tempo non le è stato dato tempo. Ora, col senno di poi, è giusto che la serie tratta dai romanzi di Douglas Adams, possa godere di quel tempo che avrebbe meritato e che le è stato tolto.

I protagonisti durante le ricerche per risolvere uno dei loro misteri
Credits: Netflix

Le riflessioni oltre l’ironia in Dirk Gently

Come le più sapienti commedie, Dirk Gently riesce anche a insinuarsi oltre la sua stessa ironia. La narrazione, in moltissimi punti, si articola su diversi livelli, e tocca anche piani riflessivi davvero intensi. Quella maschera grottesca e sconclusionata di Dirk e di tutto l’approccio olistico cela un esistenzialismo pronunciato. La vita stessa, infatti, si pone al centro del ragionamento. E soprattutto il modo di condurla. Di stare al mondo. L’olismo si fa esistenza stessa. Quell’interconnessione ricercata nelle cose si specchia sull’interconnessione cercata, invece, tra le persone. La costruzione di legami più profondi. La sfaccettatura di un individuo che diventa più di ogni sua singola parte.

C’è tanto su cui riflettere, pure, in Dirk Gently. Si ride, parecchio e di cuore. Ci si arrovella intorno ai misteri e sopratutto al modo in cui il protagonista cerca di risolverli. Si provano tante cose durante la visione delle due stagioni di questa serie tv che, per quanto breve e sicuramente ricca di ulteriore potenziale rimasto inespresso, riesce comunque a essere un’esperienza unica. Lo era otto anni fa e lo è tutt’ora. Adesso, però, abbiamo ulteriori strumenti per comprendere e apprezzare Dirk Gently. Sarebbe un peccato non sfruttarli e perdersi una serie tv che, una volta tanto, non abusa di quell’etichetta “unica” che spesso si usa in maniera troppo grossolana, ma raramente è stata azzeccata come in questo caso.

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