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Dandadan 2 – La Recensione della prima puntata: siamo a un livello di follia fuori scala

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Uomini alligatori, case infestate, un vermone alieno nel seminterrato e un Maneki Neko molto scurrile. Succede se al suo interno è prigioniero lo spirito di un demone noto come Turbononna e, insieme ai tuoi amici, ti ritrovi al centro di uno scontro epico tra spiriti ed extraterrestri. Dandadan è tornato, più folle che mai (disponibile sul catalogo Netflix) e meno male aggiungiamo noi. Momo Ayase è una studentessa delle superiori reduce da una rottura sentimentale e ciecamente convinta che l’occulto e gli spiriti siano roba da prendere sul serio. Al contrario, Ken Takakura — coetaneo solitario e bersaglio abituale dei bulli — è convinto che siano gli alieni a nascondersi dietro ai misteri dell’universo. I due si incontrano per caso e finiscono per sfidarsi a vicenda. Ognuno cercherà di dimostrare all’altro di avere ragione.

Ken decide di visitare un tunnel dismesso, famoso per essere infestato da un’entità maligna, mentre Momo si dirige verso un vecchio ospedale abbandonato, teatro – si dice – di misteriosi esperimenti extraterrestri. Il colpo di scena? Entrambi scoprono che le loro convinzioni erano fondate. E quello che li attende non è solo la conferma dei loro sospetti, ma l’inizio di un conflitto colossale tra forze ultraterrene e presenze venute da mondi lontani.

Caotico, irresistibile e a tratti decisamente inquietante, Dandadan si è imposto come la sorpresa più elettrizzante dell’anno nel panorama anime.

Dandadan una vera e propria esplosione visiva, dove duelli psichedelici e disegni incredibili si fondono in una folle corsa verso l’ignoto. Tra creature aliene con bizzarre ossessioni per i genitali umani, mostri sacrilieghi, leggende lacustri e nonne badass, ogni episodio è un tuffo in un universo fuori controllo. E ci era mancato moltissimo. Basato sul manga omonimo di Yukinobu Tatsu, Dandadan riesce, come pochi colleghi, a conciliare generi diversi tra loro in un cocktail frizzante e gustosissimo. Dopo aver posto le basi del racconto e chiarito un po’ le regole del suo folle universo, è arrivato quindi il momento di addentrarci nel terrificante e cruento mondo degli spiriti. Prendendo spunto dal “Cursed House Arc” del manga, la seconda stagione ha inizio esattamente da dove ci eravamo lasciati.

Il clan Kito nella prima puntata della seconda stagione di Dandadan
Credits: Netflix

Momo e Okarun accompagnano Jiji alla sua casa di famiglia, apparentemente infestata. Ma la ragazza decide di prendersi una pausa e concedersi un bagno alle terme, lasciando i ragazzi a gestirsi da soli. Mentre Okarun e Jiji esplorano la casa, scoprono per caso una stanza nascosta ricoperti di strani e inquietanti glifi. Poco dopo, un gruppo di donne mature fa il suo ingresso, presentandosi come vere proprietarie dell’abitazione, appartenenti alla stirpe dei Kito. Intanto, Momo non può godersi un momento di relax che si ritrova accerchiata da uomini di mezza età, anch’essi membri della famiglia Kito, lascivi e intenzionati ad abusare della ragazza. Salvata in extremis dall’instancabile Turbo Nonna, Momo decide di ricongiungersi con i ragazzi. Durante il tragitto fa tappa al santuario di Tsuchinoko, dove incontra un sacerdote.

Quest’ultimo le narra un’antica leggenda. Un tempo, per impedire a un vulcano di eruttare, gli abitanti del villaggio offrivano in sacrificio dei bambini a un enorme serpente sotterraneo.

La dimora dei Kito si scopre essere stata eretta proprio sopra il luogo di quegli antichi riti, e i suoi attuali abitanti cercano di ripetere il sacrificio usando i tre ragazzi. Intrappolati dentro la stanza nascosta, Momo, Okarun e Jiji precipitano in una cavità sotto la casa, trascinando con sé anche i membri del clan. Laggiù, nelle profondità della caverna stessa, giace in attesa un Allghoi Khorhoi, una creatura leggendaria che si dice viva nel deserto del Gobi. Dpo che il mostruoso verme delle sabbie di dimensioni mastodontiche mangia in un sol boccone il clan Kito, i ragazzi cercano disperatamente riparo. Ma la presenza della bestia scatena nei ragazzi impulsi autodistruttivi, spinti da una forza psichica disturbante e ignota.

Siamo solo all’inizio di un arco narrativo che rimetterà in discussione le certezze e i legami dei protagonisti di Dandadan.

La seconda stagione è appena iniziata e possiamo già ritrovare tutti quegli elementi che avevano reso entusiasmante la visione della prima. Abbiamo il pericolo sovrannaturale certo, ma anche il disagio da parte di esseri umani che si comportano in maniera più disgustosa dei mostri stessi. Già la prima stagione non ci era andata tanto per il sottile tanto da iniziare il suo primo round di episodi proprio con un tentato stupro da parte dei serpiani. Una sottotrama che aveva generato moltissima discussione online e non poche lamentale da parte del pubblico.

Il primo episodio della seconda stagione di Dandadan torna a fare esattamente lo stesso presentandoci una Momo in netta inferiorità numerica, nuda, alle terme e circondata da un gruppo di “gators”. Con “alligatori” l’anime vuole riferirsi, colloquialmente, a un tipo di predatore sessuale che rimanda all’idea di attendere pazientemente nell’acqua. In un’ottica occidentale è facile capire il riferimento, anche nel mondo orientale sarebbe più corretto definirli “wani”, vale a dire mostri marini lunghi e serpentini che assomigliano a draghi con le pinne.

Il mostro nella cantina nella prima puntata di Dandadan 2
Credits: Netflix

E se gli uomini del clan Kito rappresentano un tipo di mostro metaforico, di certo il verme delle sabbie di Duniana memoria dentro la casa di Jiji è più reale che mai. Non sappiamo ancora nulla di lui, nè di cosa succederà a meno che non siate tra coloro che hanno letto il manga. Di certo questa prima puntata è servita più a riprendere le fila e a delineare la trama del nuovo arco narrativo. Jiji, al fianco di Momo e Okarun, promette di diventare presenza fissa. Chissà che anche lui non venga toccato in maniera particolare dalle entità maligne (wink wink). C’è un altro elemento, però, che vorremmo sottolineare prima di salutarci.

La fede, nell’universo di Dandadan, è spesso motivo di scherno.

Credere nelle entità paranormali e negli alieni rende Momo e Okarun degli outsider, degli strambi che fanno parte solo parzialmente della società attorno a loro. Eppure proprio in virtù di questa loro fede sono in grado di vedere cose precluse a tutti gli altri e di dimostrare una sensibilità fuori dal comune. Uno dei temi principali introdotto da questo arco narrativo è il modo, invece, in cui l’essere umano è in grado di comportarsi in modo terribile nei confronti degli altri a causa della loro fede. Il clan Kito è molto più crudele e disturbante di tanti villain incontrati nel corso della prima stagione.

Stagione nuova, OP nuova (ecco le più esaltanti della storia degli anime). Sulle note di “On The Way” di Aina The End, la nuova opening sequence di Dandadan raccoglie benissimo la pesante eredità lasciata da Creepy Nuts. Muovendosi nuovamente tra diversi generi musicali per rendere a pieno la varietà dell’anime stesso. Si prospetta un’estate molto movimentata.

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