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Qualche volta vorresti andare in un posto dove tutti conoscono il tuo nome. Nell’immenso metaverso delle serie tv questo posto c’è e si chiama Cheers. Il 20 maggio 1993 è andato in onda l’ultimo episodio dell’undicesima stagione. La porta del pub di Boston si chiude definitivamente e i suoi clienti affezionati, non solo alla birra, restano orfani delle chiacchiere, dell’ascolto, delle prese in giro. Resta invece ben aperta la porta che Cheers, la serie, ha spalancato sull’evoluzione della serialità. La genesi di un nuovo modo di concepire la narrazione a episodi con delle innovazioni che non riguardano solo la situation comedy.

Sei amici al bar

Lo zoccolo duro, il gruppo che resta a seguire le vicende della vita dallo sgabello del pub, i magnifici sei che servono e bevono birre con scambi di battute veloci come le porte di un saloon. Micro cosmo di personaggi ognuno con la propria peculiarità. Ex lanciatore della squadra di baseball dei Red Sox Sam Malone (Ted Danson), ex alcolista, non ex dongiovanni, proprietario del pub Cheers ; Diane Chambers (Shelley Long), la cameriera letterata e di cultura che condivide con Sam un’attrazione fisica che sfocerà in una relazione ; Carla Tortelli (Rhea Perlman), la rude cameriera di lungo corso dalle battute caustiche; Norm Peterson (George Wendt), il grande Norm, lo sfaticato mezzemaniche Norm, lo sgabello dove si siede ogni pomeriggio è la sua parte cyborg; Cliff Clavin (John Ratzenberger) il postino onnisciente, con un aneddoto per ogni stagione; Ernie Pantusso barista ma Coach per tutti (Nicholas Colasanto), ex allenatore dei Red Sox e di Sam dotato di scarso acume. Proprio il Coach avrà il destino di rompere il cerchio magico di questa comedy, un destino di noi mortali non personaggi di serie, la sua morte improvvisa nella terza stagione lo porta fuori di scena. Il suo “posto” viene preso dalla quarta serie in poi da Woody Boyd (Woody Harrelson), animo naive ma non troppo. Tutto qui? Un gruppo di persone intorno ad un bancone che si raccontano?

La Costola di Adamo

Cheers (640X360)

Adam’s Rib il titolo originale del film di George Cukor del 1949. Lo so, è una citazione da cinefili ma non è fine a se stessa, per fare bella mostra di conoscenza. Se adesso è il cinema ad attingere alle serie televisive per la costruzione dei personaggi, sceneggiatura, narrazione, agli albori della serialità era il contrario. L’origine di tutte le coppie disfunzionali, l’icona della battaglia dei sessi è incarnata da Spencer Tracy e Katherine Hepburn. La coppia frizzantina che ha una grande chimica ma si trova ai poli opposti o comunque su posizioni distanti per pensiero. Le frecciatine acuminate non si risparmiano nonostante l’attrazione sia lì, visibile a tutti, palpabile attraverso lo schermo. Ecco, Sam e Diane sono la coppia prototipo che aprirà la strada a Ross e Rachel, Monica e Chandler (Friends), Ted e Robin (How I Met Your Mother), Leonard e Penny (The Big Bang Theory). Sam e Diane sono la costola di Adamo delle coppie nelle serie comedy. Quando l’attrice Shelley Long che interpretava Diane decide di lasciare la serie per concentrarsi sulla carriera cinematografica, che comunque non decollerà, gli autori introducono una figura femminile alternativa ma con dinamiche diverse. Rebecca Howe (Kirstie Alley) non sarà un rimpiazzo tour-court ma più un cambio di registro. Con la mancanza del pilastro della coppia Sam/Diane gli autori daranno più spazio a personaggi già introdotti tra i quali spicca lo psichiatra Frasier Crane (Kelsey Grammer). Il lavoro di sceneggiatura e di arricchimento del personaggio regalano alla storia seriale uno dei migliori e più acclamati spin-off, Frasier. 11 stagioni con 37 Emmy vinti. Un record imbattuto per 12 anni fino a Games of Thrones.

I fratelli Charles

Glen e Les Charles sono i fratelli che assieme a James Burrows hanno creato l’amalgama perfetta di Cheers che con i parametri odierni, le scelte degli algoritmi, non avrebbe visto la seconda stagione. Il primo anno di messa in onda non ha dato dei risultati esaltanti. Il Network NBC ha comunque rinnovato la fiducia ai due fratelli che hanno avuto la possibilità assieme al regista James Burrows di far capire il valore innovativo di Cheers. Gli autori hanno preso il meglio dalla serie comedy pioniera della televisione I Love Lucy (il pubblico dal vivo, le multi camere)e lo hanno incastrato con la vera innovazione, la narrazione estesa, serializzata. Ogni episodio è un passo in avanti nell’arco narrativo sia per gli eventi che per la crescita dei personaggi nonostante siano sempre ancorati al bancone o seduti ad un tavolo. La loro staticità è confinata esclusivamente al luogo mentre crescono individualmente e si evolvono nei rapporti con gli altri personaggi. Viaggiano attraversando la quarta parete, dobbiamo seguire tutti gli episodi per capire in quali luoghi siano andati perché sono uguali nella forma ma cambiano nella sostanza. Cheers apre anche la stagione delle serie comedy in un ambiente diverso dal soggiorno con divano al centro. Al posto del divano, il bancone, al posto del soggiorno il pub. I fratelli Charles avevano già trascinato la sitcom in altri luoghi con la serie Taxi che era ambientata in una rimessa e, ovviamente, i personaggi facevano tutti lo stesso mestiere.

Nel pub di Sam Malone il boccale di birra è trasversale e si beve accanto a un postino e uno psichiatra. Il pubblico sta nel mezzo. Tutti i Norm del mondo seduti accanto ai Freud, tutta la normalità accanto all’eccezionale. Così è la vita, così è Cheers.