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Vikings 5×13 – L’ebbra follia che spezza la corona

Nelle ultime puntate di Vikings, si portano avanti storyline al limite dell’assurdo, che quasi rasentano la soap opera con tinte di sangue qui e lì.

Nel dettaglio, l’ultima puntata può essere riassunta attraverso due personaggi che ci stanno lasciando fortemente interdetti e uno che sta giocando bene le sue carte: Bjorn lo sciupafemmine, Floki il miscredente e Freydis la volpe.

Questa puntata si è risollevata grazie al finale cliffhanger in cui, però, si può già intuire su chi calerà la scure della morte.

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Il povero fratellino Hvitserk si è visto portare via Margret, presumibilmente dagli assassini mandati da Ivar. L’ennesima sottrazione che il fratricida gli impone, quasi fosse un suo mero servo piuttosto che sangue del suo sangue. Non c’era ovviamente bisogno di arrivare a tal punto, ma conosciamo bene ormai il personaggio interpretato da Marco Ilso, ed è tutto tranne che sovversivo.

Che sia arrivato il momento buono per strigliare il fratello storpio e ristabilire un minimo di logica in questo arco narrativo?

Dubitiamo tutti che possa accadere, ma in fondo quella vocina non smette di sperarci. Nel frattempo, Ivar non si smentisce e prepara un sacrificio molto teatrale e completamente fuori di testa.

Nel frattempo, (“il vero re”) Harald, fugge a gambe levate da quella follia che ormai circonda Kattegat, senza però ovviamente strutturare un piano. Avendo ormai compreso quel famoso detto romano “l’ospite è come il pescedopo tre giorni puzza”, alla terza puntata, leva le ancore per andarsene al Nord, in Inghilterra, precisamente nell’accampamento vichingo a York. Uno stratega non riposa mai la mente: neanche il tempo di approdare, che Harald subito cerca appoggio tra le fila dei presunti soldati di Ivar in terra inglese. Senza trovare poi tanta resistenza a questo piccolo cambio di lealtà.

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Se è stato abbastanza lento e noioso finora l’arco narrativo di Floki, in questa nuova puntata si presagisce una escalation di terribili eventi.

Un occhio di riguardo alla scena chiave di questa puntata di Vikings, che continua le danze di quella canzone chiamata Follia, che sta balenando nel cervello di qualsiasi personaggio in questa stagione. Pochi sono coloro che si salvano, e ovviamente, non sono i personaggi principali. Il presunto battesimo di Ubbe e Torvi, che suggella una pace tra i seguaci del Re Alfred, dovrebbe portare pace e tranquillità abbastanza a lungo da capire che strada intraprendere in quest’Inghilterra tanto grande quanto angusta per i nostri vichinghi in fuga.

Bjorn che incontra Magnus e subito lo accoglie come fratello suona ridicolo e approssimativo.

Dopo guerre, battaglie varie in vari reami, possibile che Bjorn non abbia un minimo di difesa da ipotetici truffatori? È così semplice riconoscersi fratelli? Una caratterizzazione sempre più fallace e deleteria, che fa sprofondare gli stessi protagonisti una volta intelligentemente sfruttati. Tra l’altro, noi tutti sappiamo benissimo che Magnus non è figlio di Ragnar, ma il poveretto sceglie di fidarsi di un vichingo sconosciuto.

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La tranquillità nata dopo la guerra civile sta giungendo al termine, nell’aria aleggia il presagio di nuove disfatte e terribili conseguenze. Il filone politico che si è insinuato nelle varie trame sta creando un terreno fertile per una violenza spietata, che può inserirsi in ogni arco narrativo. Da Kattegat al Wessex, fino ai desolati paesaggi dell’Islanda.

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