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Vikings 5×05 – Il valore di un guerriero non si misura dalla sua spada

E’ un guerriero troppo valoroso per combattere in piedi.

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La quinta puntata di Vikings si apre con il botto! Come tutti pensavamo, Ivar ha fatto i compiti di storia e ha scoperto le fondamenta romane al di sotto di York, più precisamente le cosiddette fogne. Il vescovo, pur avendo intuito qualcosa tramite la fuoriuscita dei topi dal sottosuolo, ha preferito considerare i vichinghi troppo stupidi per pensare un tale piano. Mai sottovalutare la stirpe Ragnarsson, che della curiosità e dell’astuzia ne fanno la loro caratteristica principale.

Così, in pochi minuti, la città di York è nuovamente conquistata da Ivar e Hvitserk e l’esercito inglese decimato è costretto a ritirarsi. La scena dove Ivar fa consegnare il suo cavallo a Heahmund per permettergli di continuare (inutilmente) a combattere, deridendolo e facendosi beffa dello stolto e egocentrico vescovo. Infatti, non dura neanche due colpi di spada che viene nuovamente atterrato e fatto prigioniero dai vichinghi. E qui si ripresenta di nuovo la dualità religiosa che già vedemmo con Ragnar e Athelstan: Ivar decide di far vedere al vescovo la religione norrena e soprattutto la sua devozione nei confronti di essa. Una sorta di espediente per mostrargli con chi ha a che fare, di certo non sarà clemente come il padre fu con Athelstan, per questo la faccenda si fa assai più interessante.

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Nel frattempo a Kattegat fa ritorno Floki, visto ormai come una sorta di capo spirituale a tutti gli effetti, una sorta di profeta. L’accoglienza è calorosa, ma non appena enuncia il suo piano di portare con sé gli uomini più fedeli agli dei nella nuova landa, Lagertha si ritira come un riccio. Non può permettersi altre perdite tra le sue fila, non ora che Ivar è una minaccia concreta e con Harald praticamente alle porte della cittadina, pronto a diventarne re. Ma ormai conosciamo tutti come è fatto Floki, digli di non fare una cosa e la farà sicuramente.

Molto intrigante è la scelta delle persone che lo seguono, tra cui Kjettil Flatnose (interpretato da Adam Joseph Copeland), personaggio che avremo modo di conoscere meglio nelle prossime puntate. Insomma, Vikings apre nuove storyline interessanti nel tentativo di colmare la grande dipartita del personaggio di Ragnar. Personalmente la ritengo un’ottima, e soprattutto riuscita, tecnica di evoluzione dello show.

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Nel deserto ritroviamo i due esploratori Halfdan e Bjorn, incappati in chissà quale situazione più grande di loro. La presentazione dell’emiro è assai affascinante: la cura dei particolari la ritroviamo suoi nei vestiti pregiati e lussuosi, insieme a quelli di Kassia, personaggio ancora più misterioso. Quest’ultima ha un valore assai più grande di quanto poteva pensare dalla scorsa puntata: spacciata per suora, sembra essere l’amante dell’Emiro e questo è solo uno dei misteri che ella ancora cela.

Halfadan e Bjorn si ritrovano così invischiati in una faida interna, colpevoli solo di aver fatto da bodyguard alla persona sbagliata. Eppure c’è molto altro che ancora non è stato spiegato e da scoprire. Tra cui i contatti dell’emiro con i vichinghi dell’Europa dell’est, i Rus’, con cui si spiega il perché egli sappia parlare la loro lingua.

La tempesta è alle porte dell’accampamento beduino e a dare l’ordine di uccidere i tre vichinghi è niente di meno che Kassia. Un cliffhanger che non porta proprio quel particolare stupore, sappiamo tutti che non verranno uccisi, ma sarà divertente sapere come ne usciranno vivi da quella situazione.

Tirando le somme, questo episodio è abbastanza transitorio, chiude la parentesi su York e spalanca quelle sul Marocco e sull’isola scoperta da Floki. Siamo effettivamente nel vivo delle nuove storyline di questa quinta stagione.

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