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Com’è nato Shameless

Shameless
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Come tutte le serie tv, Shameless nasce con il preciso intento di intrattenere e di comunicare un messaggio al pubblico; noi amanti di questo fantastico telefilm, però, conosciamo soltanto il prodotto finito, il risultato ultimo del lavoro di centinaia di persone… Eppure dietro alla storia, alle scene, ai personaggi e a ogni particolare che abbiamo imparato ad apprezzare c’è un’idea, che a suo tempo è balenata nella mente degli autori e ha dato inizio al processo di creazione.

Perchè un telefilm può e deve essere considerato un’opera d’arte, quando lo merita. Non dobbiamo lasciarci condizionare dal fatto che Shameless e gli show televisivi in generale esistano per essere seguiti dal maggior numero di spettatori possibile e quindi per vendere: anche una melodia o un quadro sono destinati al consumo (la fruizione dell’arte porta piacere estetico e incentiva il desiderio di “consumare” altra arte) e valgono all’autore un compenso in denaro, però questo non toglie nulla alla bellezza del prodotto.

Definire Shameless in tali termini forse appare esagerato, ma secondo noi una serie tv in grado di rappresentare gli abissi di autodistruzione in cui gli esseri umani possono cadere in modo da farli sembrare meno terribili di quanto siano in realtà, e nello stesso tempo non rinnegandone la gravità, non sarà mai soltanto un insieme di sequenze e volti condannato ad attraversare la programmazione di qualche canale televisivo e ad andarsene così, senza lasciare traccia.

No, Shameless è qualcosa di più. E’ la storia di una famiglia che sa affrontare i problemi della vita con coraggio, che non si vergogna delle proprie debolezze e pare dire a chi si scandalizza facilmente “ehi, è di questo che sono fatte tutte le persone… Se noi siamo me**a, lo sei anche tu”.

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Perciò, se diamo valore all’opera è necessario conferirne anche all’idea che l’ha generata: e forse vi stupirà scoprire che il telefilm che conosciamo non nasce da un’intuizione originale di John Welles, ma è al contrario l’adattamento americano dell’omonima serie tv creata da Paul Abbott nel 2004 per il pubblico inglese.

Ora è vero che le case di produzione del Regno Unito ci hanno abituati a telefilm di classe come Sherlock o “beneducati” come Merlin, eppure già Skins ci ha mostrato, negli anni scorsi, a far conoscere anche la parte meno nobile e più sporca della natura umana senza remore a metterla in mostra sullo schermo, laddove ciò risulti utile.

Shameless è un ulteriore esempio della genialità di alcuni autori inglesi, perchè se è vero che il format divenuto famoso nel mondo è quello americano, non dimentichiamo che l’idea di partenza è tutta di Paul Abbott e dei suoi collaboratori; a Welles va il merito, certo, di aver saputo cogliere l’ispirazione e aver messo mano a una trama innovativa che, con i dovuti accorgimenti, poteva calzare a pennello alla società degli States.

Vediamo un po’ quali sono le differenze sostanziali tra le due versioni dello show!

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Shameless USA vs U.K.: interpreti e personaggi

Il primo cambiamento significativo operato da Welles è stato, ovviamente, l’ambientazione della storia: se nella serie originale si parlava di Manchester, nel remake d’oltreoceano abbiamo i bassifondi di Chicago; entrambe le città influenzano con la propria atmosfera e il modo di vivere dei propri abitanti le vicende dei Gallagher, le loro abitudini alimentari, gli svaghi, i gusti nel vestire, il clima...

Ma fin qui si tratta di una scelta obbligata, dato che i due Shameless sono rivolti a spettatori di diversa nazionalità. Un’altra differenza impossibile da evitare concerne gli attori: la nostra amata Emmy Rossum (Fiona) veste il ruolo che nella versione originale è stato d Anne-Marie Duff, mentre William H. Macy ha sostituito David Threlfall nei panni del vecchio Frank.

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Inoltre, udite udite, il fidanzato di Fiona è stato impersonato nello show inglese niente meno che da James McAvoy, che di recente si è fatto conoscere dal grande pubblico per la parte del giovane, e bellissimo, Charles Xavier nella saga degli X-men.

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Non che Justin Chatwin (lo Steve/Jimmy della serie americana) ci faccia schifo… Anzi, le sue scene di sesso con la maggiore dei figli Gallagher valgono da sole i cinquanta minuti dell’episodio, per quanto mi riguarda. Però va sottolineato come Welles abbia deciso, per Steve, di optare per un attore piuttosto simile a McAvoy nelle sembianze, nelle movenze e nello stile: forse in omaggio alla fama di James, capace di attirare il pubblico, oppure semplicemente perchè quando un certo tipo di interprete è adatto a un personaggio è inutile cercare lontano.

In altri casi invece Welles ha preferito discostarsi dall’aspetto fisico degli attori originali, col merito di una scelta saggia.

Prendiamo per esempio Fiona, che nel telefilm U.K. è stata incarnata da una bionda, mentre Emmy Rossum è una bella moretta dallo sguardo di velluto: forse vi starete chiedendo che importanza abbia questo particolare (anche perchè per il resto le due interpreti si assomigliano abbastanza: magroline, occhi grandi, aria sveglia)… Beh, probabilmente è solo il frutto della mia abitudine alla Rossum, ma a essere sincera fatico non poco a immaginarmi una Fiona con i capelli biondi. E’ ovvio che non avendo seguito lo Shameless inglese non posso giudicare con cognizione di causa, infatti è un’impressione puramente “a pelle“: però nella nostra cultura il biondo nelle donne era anticamente associato alla creatura angelica, alla principessa, alla dama nobile che i poeti lodavano nelle loro composizioni…

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E non c’è nulla di più diverso da Fiona, la quale ricorda una pseudo orfana senza fata madrina, pallida, stressata, quasi sommersa dai problemi. E’ carina, ma non bellissima e di sicuro non appariscente.

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Insomma, Emmy Rossum secondo me è più inserita nel personaggio, anche se nessuno di noi ha ragione di credere che Anne-Marie Duff non abbia fatto un’eccellente figura nei panni della figlia di Frank.

Comunque anche se l’idea di base dei due Shameless è la stessa, è stato lo show di Welles a conquistare il successo, mentre l’altro è rimasto un po’ nell’ombra (in Italia sono state trasmesse soltanto quattro delle sue undici stagioni, sul canale a pagamento Jimmy)… Perchè solo uno dei due format è diventato davvero famoso?

La supremazia delle produzioni USA

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I motivi sono molteplici, e non per forza inerenti alla qualità dello Shameless inglese e di quello d’oltreoceano.

Potremmo parlare di diverso periodo di trasmissione, perchè anche se tra 2004 e 2011 (cui risale il debutto del format di Welles) passa meno di un decennio è chiaro che l’improvviso amore per i drammi umani e le storie di persone disagiate esploso negli ultimi tempi abbia favorito in parte l’accoglienza dello Shameless americano, laddove nei primi anni di questo secolo il gusto per l’alternativo/ribelle non era ancora così sentito.

Oppure potrebbe essersi trattato di pubblicità nuda e cruda: non ci è dato saperlo, ma forse Welles ha investito più energie e attenzioni nella diffusione del suo programma su più canali, in modo da poterlo esportare in altre nazioni; magari ad Abbott invece bastava farsi apprezzare dal pubblico inglese, e se la serie è stata rinnovata per undici stagioni evidentemente non ha fallito

Però siamo più propensi a credere che il merito del successo di Shameless sia dovuto al fascino che le produzioni americane continuano a svolgere, nonostante tutto; per quanto riguarda i prodotti di intrattenimento cinematografici (meno per i film d’autore, ma è un altro discorso) gli States detengono ancora il primato, e ciò va avanti dall’epoca del cinema classico di Hollywood.

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I film e le serie americane ci piacciono, hanno un taglio intrigante e per assurdo sono vicine al nostro modo di sentire: noi italiani, per esempio, conosciamo la cultura americana meglio di quella di molti Paesi europei perchè siamo abituati ad avere familiarità con essa, a vederla sugli schermi delle nostre tv; e lo stesso vale per la regia, la recitazione, la fotografia di tali prodotti cinematografici… Il modo di recitare degli attori italiani, infatti, è in genere assai diverso, meno brillante e appariscente e più drammatico rispetto agli interpreti americani, ed ecco perchè i film nostrani spesso ci sembrano “stonati“, anche quando si tratta di opere di qualità.

La regia di un film d’autore europeo è talmente differente da quella di un qualsiasi blockbuster americano da risultare lenta e fastidiosa a gran parte del pubblico popolare, sebbene entrambi siano prodotti necessari e apprezzabili nella loro diversità.

Come già accennato, non ho seguito lo Shameless inglese; però credo che se ha ispirato Welles e se il remake che ne è derivato è diventato così celebre significa che già l’originale doveva essere meritevole. Poi si sa, il successo deriva da numerosi fattori non sempre riguardanti la qualità reale delle opere.

Di sicuro ci sentiamo di dire una cosa: grazie a Paul Abbott per aver creato Shameless; e grazie a John Welles per averne fatto la serie tv che tutti adoriamo!

 

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Un ringraziamento speciale va alla pagina Shameless US Italian Page