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9 Serie Tv italiane che per fortuna sono finite nel dimenticatoio

Il panorama delle serie tv italiane è vasto e disomogeneo, ma soprattutto scarseggia di vie di mezzo. Da quando esistono le serie tv, in Italia sono stati realizzati dei capolavori indiscussi (pochi e spesso recenti) e delle serie di cui avremmo fatto volentieri a meno (la maggioranza). Nel mezzo c’è un considerevole stuolo di serie che per varie ragioni sono passate inosservate oppure sono state al centro dell’attenzione per un po’, poi sono finite insieme ai calzini spaiati in quel cassetto delle cose che non usiamo più, e che non sappiamo nemmeno di avere. Quelli di cui stiamo per parlare sono prodotti che non brillano né per bruttezza né per magnificenza, semplicemente se ne stanno lì, abbandonati a loro stessi nei cataloghi di Rai Play e di Mediaset Play.

Queste 9 serie tv italiane sono mediocri o indefinibili, non hanno superato la prova del tempo e sono finite così nel dimenticatoio.

1) Capri (2006 – 2010)

serie tv italiane Capri

Capri è una serie di tre stagioni prodotta da Rai Fiction e nasce dalla collaborazione con Film Commission Regione Campania con il velato intento di promuovere il territorio. Le ambientazioni e i paesaggi sono mastodontici, peccato però per la realizzazione. Capri è una fiction stereotipata basata su passioni e tradimenti insensati, gioie e dolori, tante facce basite e una recitazione spesso un po’ così. Per la qualità della fotografia potremmo scomodare ancora Boris. Se la prima stagione risulta guardabile, dalla seconda in poi arriva il declino totale. Senza parlare del fatto che la trama è piena di incongruenze e inesattezze, come personaggi che appaiono e scompaiono, buchi di trama e tantissime altre cosette che per fortuna abbiamo cancellato dalla memoria.

2) Regina dei fiori (2005)

Regina di Fiori Arcuri

Una miniserie con Manuela Arcuri che interpreta una fioraia di nome Regina non poteva mancare in questa lista. Se scavate a fondo tra i vostri ricordi riuscirete di sicuro a riesumare questa serie tv italiana andata in onda sulla Rai. La trama è piuttosto sciapa: la storia d’amore tra Regina e Federico, il bellissimo e facoltoso imprenditore interpretato da Giorgio Lupano, che nasce per caso e si trasforma in una favola. La trama prova a ricalcare le dinamiche tipiche della commedia all’italiana, come quelle di Dino Risi, ma senza successo. Una miniserie di due episodi che nonostante abbia poche note positive (come le ambientazioni a Venezia), non eccelle nemmeno in bruttezza. Infatti se la paragoniamo a certe altre fiction, risulta addirittura piacevole e in alcuni momenti riesce a strappare perfino un sorriso.

3) Così fan tutte (2009 – 2012)

Così fan tutte

La sketch comedy di Italia 1 con Alessia Marcuzzi e Debora Villa è tratta dal format francese Vous les femmes e forse ha suscitato imbarazzo perfino in Tinto Brass. Il titolo della comedy allude infatti alla commedia erotica del regista che a sua volta s’ispira all’omonima opera di Mozart. Si tratta di una serie al femminile con il nobile intento di svecchiare il palinsesto di Mediaset proponendo dei contenuti audaci in stile Sex and the City. Gli episodi pullulano di temi bollenti, doppi sensi ed equivoci sconci – come la scena del würstel – che hanno attirato uno sciame di polemiche da ogni tipo di associazione. Anche da quella dei würstel. La Marcuzzi ha difeso la comedy sostenendo che l’Italia è troppo bigotta per apprezzare questo tipo di comicità irriverente. Non ha torto, il problema è che Così fan tutte risulta prevedibile e gratuita. A urtare la nostra sensibilità non sono i contenuti espliciti, ma le situazioni e i dialoghi che purtroppo mettono più tristezza che allegria, mentre Debora Villa risulta essere l’unica nota positiva. Dopo un periodo di oblio, forse all’epoca i tempi non erano maturi, è riapparsa recentemente su Now e nel palinsesto di Comedy Central.

4) Giornalisti (2000)

Una serie tv che avrebbe potuto raccontare il mondo del giornalismo italiano, ma che non ci ha creduto abbastanza. Giornalisti è stata trasmessa su Canale 5 ed è basata su Periodistas, un format spagnolo di successo. Al contrario, la versione italiana non ha ottenuto gli ascolti sperati e solo dopo quattro puntate è stata declassata dalla prima serata al pomeriggio, per poi essere cancellata al 13° episodio. La storia è incentrata sulla redazione de Il Cronista. L’attore Fabrizio Contri è Luca Ferrari, Valeria Cavalli veste i panni di Laura della Seta e c’è addirittura Rocco Papaleo. Il progetto propone un’idea con un potenziale notevole e tocca dei temi controversi, come la corruzione, la mafia e la malasanità, ma lo fa con superficialità e offre delle modalità che annoiano con la solita fotografia un po’ così, un accompagnamento sonoro non all’altezza, una recitazione forzata e dei dialoghi non particolarmente brillanti. Peccato, un’altra occasione sprecata per le serie tv italiane.

5) La principessa e il povero (1997)

La principessa e il povero serie tv italiane

Dal primo Fantaghirò (1991) a Caraibi (1999), Lamberto Bava ha diretto e prodotto per Mediaset una miniserie di genere fantastico dopo l’altra. Se Fantaghirò rappresenta un unicum nella serialità italiana ed è ancora considerata un cult, da Desideria e l’anello del drago in poi tutto si colora di trash. La principessa e il povero con Anna Falchi e Lorenzo Crespi è forse la miniserie di Bava meno conosciuta, nonostante non sia nemmeno la peggiore. Si tratta di una serie facilmente dimenticabile proprio perché non ha nessun merito: non può essere considerata un capolavoro del trash e tutto quello che vediamo ci sembra di averlo già visto da altre parti.

6) 48 ore (2006)

Chi di voi ricorda la serie con Claudio Amendola e Claudia Gerini che raccontava le storie della Sezione Catturandi della Questura di Genova? Probabilmente nessuno, considerando che già dalla prima puntata gli ascolti furono bassissimi. Il motivo dell’insuccesso potrebbe essere ascrivibile ai suoi intenti progressisti, a cui il pubblico di riferimento forse non era ancora pronto. La serie ha infatti delle caratteristiche innovative, come la regia ritmata e frenetica, le inquadrature all’americana e la fotografia cupa; anche la recitazione e le scene d’azione non sono male, il problema è la sceneggiatura. Se da una parte la realizzazione tecnica è qualitativamente superiore rispetto a molte altre fiction, dall’altra la trama propone delle dinamiche scontate e convenzionali. Lo sviluppo della storia è superficiale e i personaggi sono fastidiosamente bidimensionali. Un progetto ambizioso che scivola proprio sulla mancanza di impegno verso una delle componenti più importanti di una serie: la narrazione.

7) Ricominciare (2000 – 2001)

Ricominciare

La soap opera trasmessa su Rai 1 narra, come è prevedibile, le vicende di due famiglie: i Vallesi e i Ruggeri, i ricchi e i poveri. Ricominciare rappresenta una delle prime fiction trasmesse nella fascia postprandiale in concorrenza con Vivere e poi con Centovetrine, le soap opera Mediaset che grazie agli ascolti ottenuti sono ancora presenti nei nostri ricordi seriali. La serie Rai interpretata da Michele D’Anca, Nina Soldano e Brigitta Boccoli presenta tutti gli ingredienti più cari alla telenovela nostrana, e quindi tutti i difetti illustrati da Boris con il suo umorismo unico al mondo. Non a caso tra gli sceneggiatori compare anche il nome di Luca Vendruscolo, una delle menti geniali che ha lavorato alla fuoriserie italiana. Forse in pochi ricorderanno Ricominciare, ma a modo suo, non in positivo, ha fatto la storia.

8) Paura di amare (2010 – 2013)

Paura di amare serie tv italiane dimenticate

Un’altra fiction Rai che – sebbene non sia tra le peggiori – non vale la pena ricordare: moderne Cenerentole, passioni, morti improvvise, tragici incidenti, tanti mai ‘na gioia e il tipico carattere melodrammatico che affligge la maggioranza delle serie tv italiane. Mentre la prima stagione non ha dispiaciuto il pubblico, la seconda ha registrato degli ascolti così bassi che ad oggi quasi nessuno ricorda più la travolgente storia d’amore tra Asia e Stefano (Erica Banchi e Giorgio Lupano). Lei è un aspirante medico acqua e sapone che non è come tutte le altre e lotta per affermarsi e dopo la morte della moglie di Stefano diventa la babysitter dei suoi due figli. Lui è il prevedibile principe azzurro vedovo, ricco, gentile e affascinante che tra tutte vuole solo lei. Lontana dal trash di altre sitcom, risulta una serie equilibrata e anche la recitazione è passabile, ma di sicuro non rappresenta nulla di nuovo in casa Rai. Infatti è stata chiusa a doppia mandata nel cassetto degli accendini scarichi e delle chiavi che nessuno sa cosa aprono.

9) Yesterday – Vacanze al mare (1985)

Vacanze al mare miniserie

Una miniserie di due puntate trasmessa su Italia 1 di cui il mondo non aveva bisogno. Sulla scia dei successi vacanzieri dei fratelli Vanzina, come Sapore di mare, questo film in due parti di Claudio Risi realizzato solo per la televisione è un prodotto che sarebbe meglio non riportare alla luce. Non solo le dinamiche mettono in cattiva luce i giovani italiani, ma è assente qualunque impegno nella realizzazione. Una miniserie pessima e sdolcinata che dovrebbe reggersi sull’effetto nostalgia delle vacanze spensierate trascorse con gli amici, ma che invece finisce per rattristare il pubblico con gag citofonate. Tra il cast troviamo Jackie Basehart, Antonio Caffari, Massimo Ciavarro, Mauro Di Francesco, Francesco Salvi, Eleonora Giorgi e l’immancabile guest star: Jerry Calà.

Si tratta di 9 serie tv italiane di cui nessuno, fortunatamente, sente la mancanza.

In questa lista di serie, o meglio di calzini spaiati dimenticati in fondo al cassetto, figurano titoli che non menzioniamo più perché forse non vale nemmeno la pena ricordare. Molte sono il risultato delle scelte sfortunate delle produzioni televisive interessate solo agli ascolti, come Capri e Ricominciare; alcune, come Giornalisti o 48 Ore, con un pizzico in più di impegno sarebbero potute diventare degli ottimi prodotti, ma allo stato attuale non presentano nessun elemento degno di nota.

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