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10 Serie Tv con una fotografia da paura

Diciamocelo: i nostri sensi principali, vista e udito, sono da sempre solleticati e soddisfatti dalle immagini luccicanti dei film, così come le nostre orecchie vengono deliziate da colonne sonore azzeccate. E se questo principio vale per il cinema, perché non anche per le Serie Tv? In fondo, se è vero che una buona recitazione, colonna sonora e trama fanno un buon 70% del nostro gradimento, è innegabile che anche la fotografia, in una Serie Tv, contribuisca ad alimentare quell’insana voglia di bingewatching. E in queste Serie Tv la fotografia gioca un ruolo principale, estetico e subliminale.

1) BREAKING BAD

Serie Tv

Vince Gilligan, creatore di Breaking Bad, ha condensato nel suo capolavoro tutta la sua ossessione per i dettagli. Niente è lasciato al caso, nella trama di quella che è considerata la regina delle Serie Tv. Ogni scena può avere un rimando, anche visivo, ad un’altra, come un cerchio perfetto che si chiude. Vi avevamo parlato della perfezione del finale di Breaking Bad: quella parabola verso l’alto che si rispecchiava nel volo dei pantaloni di Walt nella primissima scena.

La mosca, metafora di Jane, del cancro, dei morti che Walt ha sulla coscienza o semplice vezzo registico: tutte scelte rese sublimi da una fotografia perfetta, evocativa, straziante, impeccabile. Una fotografia che non è mai lasciata al caso, e che serve sempre a dire qualcosa e a suscitare un’emozione nello spettatore. Come quel bianco e nero agghiacciante, interrotto dal rosa del peluche, che ci racconta una tragedia prima ancora che si materializzi sotto i nostri occhi.

2) BETTER CALL SAUL

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Se Breaking Bad è la sublimazione del senso estetico di Gilligan e della sua ossessione per i dettagli, Better Call Saul è, tra le altre cose, sublimazione del feticismo di Gilligan per i piedi femminili. Vi abbiamo parlato ampiamente di questo curioso aspetto, presente in troppe inquadrature di Better Call Saul perché sia solo un caso. Better Call Saul è gemello di Breaking Bad anche per quanto riguarda la fotografia, con qualche differenza: se Breaking Bad è una Serie Tv molto d’azione, Better Call Saul è più discorsiva, riflessiva, e questa scelta si ripercuote anche nella fotografia.

Più accelerata in Breaking Bad, più scorrevole in Better Call Saul: contiamo numerose inquadrature, anche durevoli, in cui i personaggi sono colti seduti – o in piedi – in un contesto di quiete o solitudine. Spesso la loro presenza diventa accessorio dell’ambiente circostante, o viene resa apposta statuaria, quasi teatrale, per permettere di creare una sorta di quadro che soddisfa le esigenze estetiche del suo creatore.

3) THE HANDMAID’S TALE

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La fotografia di questa Serie Tv balza subito all’occhio per i colori che la caratterizzano: il rosso e bianco delle Ancelle, il verde delle Mogli, lo spento color terra delle Zie e Marte, il nero degli Occhi e dei Comandanti, il candido bianco delle Spose. The Handmaid’s Tale è una Serie Tv estremamente coreografica e precisa dal punto di vista formale: i personaggi sono inquadrati sempre in maniera significante, oltre che estetica. Come nella foto in alto, in cui June è esattamente concentrica al cerchio della bussola che si trova in casa Waterford.

Un’immagine promozionale che trova però riscontro nella puntata 2×08 in cui un’affranta June si accascia a terra esattamente in quel punto. Mera scelta estetica che compiace l’occhio o messaggio subliminale? Di certo sappiamo che niente è lasciato al caso in questa Serie Tv: la fotografia, dall’ordine maniacale e asettico con cui viene rappresentata la brutalità della Cerimonia fino all’esplosivo caos di alcuni flashback o scene nelle Colonie, è sempre significante e mai fine a se stessa.

4) HANNIBAL

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Un cavallo di razza di Serie Tv come Hannibal, ottima dal punto di vista della recitazione, della musica, della trama e della scrittura, non poteva avere certo una fotografia scadente. La fotografia di Hannibal è fortemente evocativa: se indulge all’estetica è perché sotto la superficie giace un messaggio che lo spettatore deve codificare. Come nel caso della tazzina che si rompe e viene ricomposta: metafora e simbolo della volontà di ritorno all’innocenza di Will, di ricongiunzione con il vero se stesso, rotto più e più volte.

La fotografia di Hannibal si sofferma spesso e volentieri su particolari scioccanti, smaccatamente horror: come nel caso del totem umano, del gigantesco occhio creato con decine di corpi disposti ordinatamente, del corpo composto a creare un cuore, del violoncello umano… infiniti esempi di aberrazione elevata ad arte e poesia. Hannibal è così: trasforma il male in bellezza, in significato. Come dice lo stesso protagonista, il male non è essere uccisi, il male è venire sprecati. E la fotografia di Hannibal fa proprio questo, trasformando anche il più semplice dettaglio o la scena all’apparenza più insignificante in una macabra poesia.

5) LA CASA DE PAPEL

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Una Serie Tv che ha il pregio di saperti prendere, nonostante i suoi numerosi difetti: ma la fotografia non è uno di questi. Ne La Casa de Papel la fotografia utilizza molto il colore. E non potrebbe essere altrimenti, dal momento che è ambientata per la maggior parte in un ambiente chiuso, in cui le possibilità di virtuosismo fotografico sono limitate. Ovviamente su tutti domina il rosso, colore che contraddistingue le divise dei rapinatori e degli ostaggi. Una scelta bizzarra, quella del rosso, che può spiegarsi con la volontà dei rapinatori di non passare assolutamente inosservati, di dire “noi ci siamo, esistiamo e non ci pieghiamo”.

Poi ci sono le maschere, diventate ormai una vera icona pop. La Casa de Papel è uno sfoggio di estetica non necessariamente significante, ma spesso fine a se stessa, per il gusto di divertire lo spettatore. Ci vuole anche questo nelle Serie Tv, purché sia fatto bene. E La Casa de Papel non delude le aspettative dandoci un prodotto che, anche dal punto di vista tecnico, non soffre di complesso di inferiorità rispetto a una produzione americana.

6) DARK

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Nella Serie Tv Netflix Dark la fotografia non ha una connotazione particolare oltre a quella meramente estetica: non veicola messaggi, non rappresenta altro da sé. A svolgere questo compito sono più che altro gli strumenti che i creatori della Serie hanno voluto inserire: il filo rosso, la triquetra, il serpente che si morde la coda. Tutti rimandi alla mitologia, a culture antiche e alla spiritualità. In Dark la fotografia ha il difficile compito di rendere accessibili allo spettatore i mille rimandi di cui è fatta la trama. Inoltre in una delle scene centrali di Dark, passato e presente dialogano e si intersecano, arrivando sempre sul punto di toccarsi: ve ne abbiamo parlato approfonditamente qui.

In questa scena era fondamentale utilizzare le immagini in maniera sapiente, e i creatori di Dark hanno scelto quella che è diventata un po’ la cifra stilistica della Serie: la specularità, mostrare un’immagine e il suo riflesso. Cifra stilistica che si trova anche nella sigla e nei poster promozionali. In Dark ogni cosa ha un suo rimando, un suo eco, in un altro tempo: il loop temporale si ripete all’infinito, così come le sofferenze dei protagonisti. E la fotografia amplifica come uno specchio, a volte distorcente, questo inganno dei sensi.

7) PEAKY BLINDERS

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Un esempio di fotografia di gran classe, che prende spunto direttamente dal cinema, lo troviamo nella Serie Tv Peaky Blinders. Le ambientazioni anni ’20 sono esaltate da un uso delle immagini sontuoso, hollywoodiano, che ci riporta alla mente i grandi kolossal malavitosi della storia del cinema, uno su tutti Gangs of New York. L’accostamento delle immagini con le musiche decisamente stranianti crea un cocktail visivo assolutamente nuovo. I colori, che virano verso il seppia, rendono le scene più reali e allo stesso tempo più immaginifiche, come se ci trovassimo davanti a una cartolina che prende vita.

La fotografia precisa ed evocativa di Peaky Blinders riesce a veicolarci la crudezza di una storia fatta di violenza, e allo stesso tempo la dolcezza che si cela anche nel gangster più sanguinario. Fin dalla sua prima apparizione intuiamo che nel destino di Tommy Shelby c’è la solitudine: vedendolo comparire nella prima scena sopra il suo altissimo e imponente baio nero, mentre procede lentamente per le strade, avvertiamo il peso del potere che gli grava addosso. E anche quando lo vedremo avanzare con i suoi Peaky Blinders schierati, sappiamo che Tommy Shelby si fa strada da solo nella vita, contro tutto e tutti.

8) GAME OF THRONES

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In Game of Thrones la fotografia è l’apoteosi del sogno di grandezza cinematografica. Quasi nulla di ciò che vediamo è reale o concreto, eppure riesce a farci venire i brividi lo stesso. La fotografia di Game of Thrones serve a creare un mondo da favola e nel contempo da incubo, una cartolina variopinta con tramonti, battaglie, fuoco, sangue.

Si tratta però anche di una fotografia non meramente sensazionalistica: serve a trasferire sullo schermo ciò che il lettore sa e che lo spettatore non potrebbe sapere altrimenti. Come l’isolamento progressivo in cui sprofonda il personaggio di Cersei, veicolato sia attraverso l’uso dei colori – i suoi vestiti passano da tonalità pastello della prima stagione alla cupezza del nero dell’ultima – sia attraverso le inquadrature che ce la dipingono sola, distaccata, sempre più nella sua immaginaria torre d’avorio. O, invece, a sottolineare un’evoluzione: pensiamo alla scelta di inquadrare sempre di più Sansa in volto per mostrare le sue emozioni, i piccoli accenni del viso che ne fanno scorgere il cambiamento. Una fotografia estremamente sensazionalistica, ma anche fortemente psicologica.

9) WESTWORLD

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Anche la fotografia di Westworld, come quella di Game of Thrones, è frutto di un sapiente lavoro di tecnologia: ma, diversamente da quest’ultima, la fotografia di Westworld è ciò che di più psicologico si potesse trovare nelle Serie Tv degli ultimi anni. Dalla scelta di restringere le proporzioni dello schermo per incanalare le scene – come attraverso una feritoia – al cambio di colore nell’abito di Dolores, non più Alice ma in transizione verso l’autocoscienza di sé, fino alla presenza simbolica degli animali.

Come il levriero di Ford, spinto da un atavico istinto a correre.
Per poi scoprire che il fine ultimo è la corsa, non la caccia.

O come gli uccellini morti di cui viene adornata Maeve, in un macabro richiamo alla storia dell’arte barocca. In Westworld c’è una costante ricerca di perfezione estetica, spesso con chiari rimandi al mondo dell’arte pittorica.

La fotografia si sposa con la psicologia, la psicanalisi e la spiritualità, in Westworld.
Per esprimere visivamente quell’intricato labirinto di sinapsi, desideri, impulsi, distruzione e rinnovamento che è il nostro cervello, la nostra coscienza: quella “voce” a cui possiamo finalmente dare un nome.

10) TRUE DETECTIVE

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In True Detective la fotografia riesce a concretizzare sullo schermo la potenza distruttiva e insieme creatrice dell’essere umano, e del suo dialogare con la natura. L’ambientazione della prima stagione è nell’America rurale, in cui l’uomo è stretto tra la morsa del suo simile e di un ambiente ostile. E ritroviamo questa “natura matrigna” anche nella seconda stagione, nella scena in cui Vince Vaugh cammina, ferito e solo,  in una landa desolata, ha la potenza evocativa che solo il deserto può dare.

Le scene in cui un invecchiato Rust parla con la polizia sono invece estremamente claustrofobiche. Obbligati a poter vedere solo Rust, il suo viso invecchiato e stanco che parla della vacuità della vita teorizzando un nichilismo totale e disperato, ci sentiamo prigionieri in un fotogramma da cui vogliamo disperatamente uscire. Un’eco di questa oppressione la troviamo anche nella seconda stagione, nelle malinconiche scene di Colin Farrell nel locale. Un uso della fotografia, quello in True Detective, che ci mette di fronte a un mondo ostile da più parti: quella della natura ma, soprattutto, quella dei nostri simili.

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