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7 Serie Tv vintage che sembra siano state girate l’altro ieri

Una storia può essere eterna. Ma è facile che la sua confezione si deteriori in fretta. Esistono show nati già vecchi, come Call Me Kat o The Ranch, e serie tv vintage amatissime, che ricordiamo con affetto – come The A-Team – che oggi ci fanno sorridere per l’ingenuità degli effetti speciali oppure per i contenuti ormai superati. E poi ci sono quelle che sembra siano state girate l’altro ieri. Serie tv, come Seinfeld (una delle 10 migliori Serie Tv Anni 90), che non solo non perdono un colpo, ma più invecchiano più migliorano. Le 7 opere di cui stiamo per parlare sono molto diverse tra loro, ma hanno una cosa in comune: sono rimaste sospese nel tempo. Nonostante la tecnologia impiegata appaia superata, le ovvie differenze socio-culturali e il contesto storico, è ancora possibile goderne a pieno. 7 cult diventati subito dei classici, appunto, dei modelli di riferimento senza tempo, capaci di creare paradigmi stilistici e tropi. Iniziamo questa passeggiata nel tempo alla scoperta di 7 serie tv dal carattere universale. Sit-com, crime, sci-fi e comedy che hanno fermato il tempo per raccontare una storia immortale capace di coinvolgere una generazione dopo l’altra. Non solo non sbiadiscono, ma diventano di anno in anno sempre più brillanti.

Ecco 7 serie tv vintage che sembrano ancora così attuali, come Seinfeld.

Seinfeld (1989 – 1998)

Seinfeld (640x360)
Seinfeld (640×360)

Creato da quei geniacci di Jerry Seinfeld e Larry David, nel 1989 arriva uno “show sul nulla”. Come era stato definito, in chiave denigratoria, da un produttore. Senza avere una forma allora riconoscibile, e carico di protagonisti insopportabili, il pilot di Seinfeld si presentava come un mix di spezzoni di cabaret del comico, Seinfeld, e conversazioni incentrate su aspetti banali del quotidiano. Si parlava di come fare il bucato oppure si cercava di capire le intenzioni delle donne che trascorrevano la notte nell’appartamento di Jerry. La presentazione del pilot fu un disastro. I dirigenti della NBC non risero. E neanche il pubblico campione! Brandon Tartikoff, un produttore esecutivo, non era nemmeno convinto che la sit-com avrebbe funzionato, ritenendola “Troppo newyorkese, troppo ebrea”!

Oggi sappiamo che non solo si sbagliavano, ma che quella struttura che il pubblico campione definì “debole”, quel ciarlare a vuoto di banalità (“Non puoi essere troppo eccitato per due ragazzi che vanno alla lavanderia a gettoni”, replicò uno spettatore) e quei personaggi davvero poco amabili divennero un punto fermo per la comicità seriale futura. Inutile dire che Seinfeld e David non si sono arresti e, più tardi, appesero quei promemoria diffidenti nel bagno. Dopo un inizio travagliato, The Seinfeld Chronicles è arrivato in tv con il nome con cui diventerà una leggenda. Preston Beckman, all’epoca responsabile del dipartimento di ricerca della NBC, ha sottolineato quanto la serie fosse diversa. Nessuno aveva visto niente del genere. Non solo, ma raramente uno spettacolo che aveva ricevuto un gradimento così basso nella fase di test era poi diventato un fenomeno culturale. Seinfeld è nato con un anticipo di vent’anni e oggi risulta quindi più attuale che mai. Lo trovate su Netflix!

Il Prigioniero – The Prisoner (1967-1968)

Il Prigioniero – The Prisoner
The Prisoner

Visionaria, avanguardista, eterna. La serie tv britannica di fantascienza creata da Patrick McGoohan e George Markstein (ma la paternità è ancora una questione controversa) è un unicum nel suo genere. Ancora oggi. Anzi, l’aspetto vintage non fa che conferirle un fascino ancora più inquietante e misterioso. Si tratta di un dramma psicologico in chiave sci-fi incentrato sulla vicenda di un uomo senza nome, Number Six (interpreto da McGoohan), che dopo essersi dimesso dal suo incarico governativo – apparentemente nei servizi segreti – si ritrova rinchiuso in una prigione situata in un misterioso “villaggio” isolato dalla terraferma da montagne e mare.

La serie era stupefacente allora e lo è ancora oggi. Il suo impianto originalissimo, ricercato e intelligente, la rende un’opera difficile da collocare nel suo periodo di riferimento. Crea inquietudine, porta a riflettere su tematiche esistenziali, ma è in grado di divertire con un umorismo sofisticato. Niente era quello che sembrava. Nessuno aveva un vero nome ed era impossibile capire chi fossero i buoni o i cattivi. Una sceneggiatura così solida, che fa del dubbio il suo protagonista, potenzialmente, non invecchierà mai. Il Prigioniero è una serie che, ancor prima di Twin Peaks, è diventata un cult per la sua capacità di confonderci, giocare con il nostro inconscio e solleticare il nostro incessante bisogno di risposte. The Prisoner ha influenzato, e continua a influenzare, la cultura pop occidentale. La ritroviamo ovunque, da Lost a X-Files, da I Simpson, i fumetti alla musica. The Guardian ha scritto che “senza The Prisoner, non avremmo mai avuto serie tv criptiche e sconvolgenti come Twin Peaks o Lost.”

M*A*S*H (1972 – 1983)

M*A*S*H
M*A*S*H

Come Seinfeld e The Prisoner, M*A*S*H si è imposta ben presto come un fenomeno culturale. Si tratta di una serie tv iconica, esilarante ed eloquente anche a distanza di decenni. Dopo un inizio travagliato – forse causato dell’orario di messa in onda – la sit-com, dark comedy, medical drama sviluppata da Larry Gelbart, e basata sull’opera omonima di Richard Hooker, è diventata un programma di punta; uno dei primi 10 show dell’anno. Il series finale è uno dei singoli episodi più visti e più votati nella storia della televisione statunitense, con un record di 125 milioni di telespettatori. In 256 episodi, la serie tv corale segue un team di medici e il personale di supporto di stanza presso il “4077th Mobile Army Surgical Hospital” di Uijeongbu, in Corea del Sud, durante la guerra di Corea (1950-1953). Molte delle storie delle prime stagioni sono basate sulle testimonianze dirette di veri chirurghi MASH, i quali sono stati intervistati dal team di produzione.

Come il successivo film, M*A*S*H venne però percepita come un’allegoria della guerra del Vietnam (ancora in corso all’inizio dello spettacolo). Ecco quindi che un messaggio universale – ancora tristemente attuale – veniva avvolto da un strato spessissimo di umorismo, nonsense e romanticismo. Quelle gag ruvide ed esilaranti hanno finito per condizionare la comicità futura. Le battute, infatti, brillano e travolgono allo stesso modo ancora adesso. È la capacità di combinare la commedia con il dramma, che restituisce una tipologia di intrattenimento così insolita, leggera e allo stesso tempo impegnata, a renderla un gioiello sospeso nel tempo. Ci sentiamo un tutt’uno con quei personaggi così veri, e stranamente tridimensionali per una sit-com, inseriti in una cornice narrativa estraniante, che contribuisce a evidenziare il carattere surreale e disumano della guerra stessa.

Quantum Leap (1989 – 1993)

Quantum Leap (1989 - 1993) e Seinfeld
Quantum Leap (1989 – 1993)

Creata da Donald P. Bellisario, trasmessa in anteprima sulla NBC, Quantum Leap segue le avventure di un fisico quantistico, Dr. Samuel “Sam” Beckett (Scott Bakula), il quale, non avendo ancora completato l’acceleratore, scompare nello spaziotempo. Da quel momento si ritrova a saltare nel tempo senza averne alcun controllo. Classificata al 19° posto nella classifica dei “Top Cult Shows Ever” di TV Guide nel 2007, la serie si presentava come una miscela insolita di concetti innovativi, umorismo, romanticismo e risvolti drammatici. Seppur ingenue, lo show presentava delle trovate fantascientifiche notevoli, capaci di influenzare il genere stesso. Il protagonista non si limitava ad attraversare lo spazio tempo, come accadeva nei film e nelle serie sci-fi allora in voga, ma entrava nelle persone stesse, sostituendovisi.

Indubbiamente la dinamica dei viaggi temporali presuppone una dose elevatissima di sospensione dell’incredulità. Ma il viaggio nel tempo funge da pretesto per esplorare delle tematiche sociali molto interessanti. “Saltando” nei corpi delle persone del passato, infatti, Sam finisce per aiutarle a risolvere i loro dilemmi. Ad assisterlo, troviamo il contrammiraglio Albert “Al” Calavicci (Dean Stockwell), il quale può entrare in contatto cerebrale con il viaggiatore attraverso la “Camera delle Immagini”, un luogo in cui viene proiettato olograficamente il mondo visto dagli occhi del viaggiatore. Quantum Leap è una pioniera del suo genere, molto interessante e fruibile anche oggi. Sebbene gli effetti speciali facciano sorridere, il contenuto appare ancora accattivante, grazie al livello elevatissimo della recitazione e dello spessore della narrazione.

Colombo – Columbo (1968 – 1978 e 1989 – 2003)

Colombo e Seinfeld
Colombo (640×360)

Il crime drama creato da Richard Levinson e William Link, con Peter Falk nell’indimenticabile impermeabile sgualcito del Lieutenant Columbo, ha pochi precedenti e ancora nessun eguale. Non possiamo non essere d’accordo con la BBC quando afferma che Colombo è una serie tv “senza tempo”; capace di catturare l’attenzione ancora oggi, perfino quella di un pubblico giovanissimo. Il tenente dal sigaro in mano e dall’acume “nascosto” arrivò sul piccolo schermo così in anticipo che oggi sembra essere il protagonista di uno show girato l’altro ieri. Il motivo risiede nella qualità sbalorditiva dell’opera.

Colombo vede protagonista un antieroe sui generis, dotato di una caratterizzazione sfuggente, tra le righe, che incuriosisce, sfonda lo schermo e lo fa vivere di vita propria. Ogni caso presenta una ricchezza di dettagli e un’attenzione minuziosa ai particolari da ossessionare lo spettatore più esigente. Ha una regia avanguardista e una fotografia asciutta che la rendono un classico senza età. Infine, la serie sfrutta in maniera intelligente un meccanismo narrativo poco abusato, cioè il racconto poliziesco invertito. Ogni puntata inizia infatti con il colpevole. Pertanto, come pubblico, non siamo chiamati a sfidare il criminale, ma il protagonista stesso. La curiosità sta nel capire come quel detective apparentemente sbadato risolverà un caso “perfetto”. E rimanerne puntualmente stupefatti. Il Reverse Whodunnit, detto anche “open mystery” e “How To Catch Them“, è un tropo letterario, ma fu Colombo a renderlo celebre. Un meccanismo seducente, insolito e irresistibile che non solo costituisce l’ossatura di ogni episodio, ma l’essenza stessa dello show. Noi spettatori abbiamo il vantaggio sul protagonista, eppure, come il colpevole, verremo sempre messi nel sacco (10 motivi per amare Il Tenente Colombo).

Blackadder (1983 – 1989)

Blackadder
Blackadder

Dopo colossi come Seinfeld, M*A*S*H e Colombo, passiamo a una chicca pressoché sconosciuta in Italia, ma considerata una delle pietre miliari della comicità britannica. Blackadder è una period sit-com della BBC, creata da Richard Curtis e Rowan Atkinson e co-scritta insieme a Ben Elton, interpretata niente meno che da Rowan Atkinson, Tony Robinson, Tim McInnerny, Miranda Richardson, Stephen Fry e Hugh Laurie (l’indimenticabile Dr. House). Come tutte le serie tv di cui abbiamo parlato, anche questa sit-com britannica è unica nel suo genere. Dopo quasi quarant’anni, Blackadder riesce ancora a pungerci con arguzia. Ogni stagione è ambientata in un periodo diverso della storia britannica compreso tra il 1485 e il 1917 e segue le disgrazie di Edmund Blackadder (Atkinson), il quale è di volta in volta un membro della dinastia della stessa famiglia. A volte è un uomo brillante, altre è uno sciocco o un abile manipolatore.

Nel 2004, in un sondaggio televisivo della BBC, Blackadder è stata votata come la seconda migliore sit-com britannica di tutti i tempi. Anche in questo caso, il motivo è semplicissimo: la sua natura universale e la capacità di restare cristallizzata nel tempo. La storia, di base, racconta in chiave umoristica lotte per il potere, successioni, ambizioni e vizi umani. L’impianto narrativo e l’umorismo sono talmente particolari da risultare freschi e originali anche dopo decenni. Lo humor è sottile, mai esplicito, e fa in modo che sia lo spettatore a elaborarne il significato, facendo leva sugli stilemi della farsa e della satira storica. Il sarcasmo, poi, non passa mai di moda. Inoltre, la sceneggiatura è farcita da riferimenti colti, gioca con disinvoltura con Shakespeare e i caposaldi della letteratura inglese. E ovviamente, il valore aggiungo è senza dubbio il cast. Attori talentuosi – oggi divenuti delle icone – le cui interpretazioni stregano e divertono più che mai.

Thunderbirds (1965-66)

Terminiamo questa panoramica di serie tv vintage che sembra siano state girate l’altro ieri con un’altra chicca. Thunderbirds è una serie sci-fi britannica creata da Gerry e Sylvia Anderson, filmata dalla loro società di produzione AP Films (APF) e distribuita da ITC Entertainment. Non potevamo non includerla in questa lista: sebbene la computer grafica abbia fatto dei passi da gigante, è difficile non rimanere sorpresi dalla resa complessiva di questa perla. Lo show, infatti, è stato realizzato in “Supermarionation” (contrazione di Super Marionette Animation). Stando a Wikipedia, il nome è stato coniato dallo stesso Anderson per identificare una tecnologia di animazione elettronica di marionette, di cui Thunderbirds è l’esempio più rappresentativo.

L’animazione è strepitosa per gli anni Sessanta. Ogni oggetto di scena è così realistico e presenta un design così raffinato che impressiona anche lo spettatore attuale. Siamo nell’anno 2065, la famiglia Tracy gestisce International Rescue, un’organizzazione top-secret la cui missione è salvare le persone da situazioni pericolose. La serie è stata omaggiata non solo per la qualità dei suoi effetti speciali diretti da Derek Meddings, ma anche per la splendida colonna sonora composta da Barry Gray (Supercar, Fahrenheit 451) e per la sigla iniziale, aperta dal conto alla rovescia di Jeff Tracy con la voce di Peter Dyneley: “5, 4, 3, 2, 1: Thunderbirds Are Go!”. Un pezzo di storia della televisione che, sebbene poco popolare in Italia, ha avuto un impatto fortissimo nella cultura pop. I pupazzi e l’animazione, purtroppo, rischiarono di farlo sembrare uno spettacolo per bambini. Niente di più sbagliato. Per questo, oggi più che mai, è possibile apprezzare a pieno il suo impianto visionario senza pregiudizi.

Seinfeld, M*A*S*H, Colombo e The Prisoner: serie tv sospese nel tempo.

È facile scrivere una storia universale. Ma raccontarla attraverso un impianto narrativo e delle tecniche capaci di attraversare le epoche senza perdere smalto è un’impresa da veri maestri. E queste 7 serie tv, più classiche che vintage, rappresentano degli esempi perfetti.