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La classifica dei 10 personaggi delle Serie Tv più tristi di sempre

La tristezza, al pari della felicità, è una delle tante sfumature che caratterizzano la nostra vita. Le serie tv molto spesso non fanno altro che ritrarre, talvolta enfatizzando, le svariate sfaccettature dell’esistenza. Proprio per questo non è così difficile imbattersi in personaggi piuttosto tristi, con gli stessi empatizziamo e può capitare che ci aiutino ad attraversare periodi più o meno bui. Non di rado la tristezza stessa è il perno intorno al quale si sviluppa l’intera serie (come accade in BoJack Horseman). D’altronde si tratta di un sentimento dalla natura poetica che nel corso della storia ha ispirato svariati artisti e i personaggi televisivi che ne sono tormentati non possono che essere avvolti da quest’aura di poesia.

Ecco, quindi, la classifica dei 10 personaggi più tristi delle serie tv:

10) Angel – Buffy L’ammazzavampiri

Angel è il vampiro maledetto di Buffy, l’essere crudele che aveva inquinato il mondo con le sue brutalità ma che, a seguito di una maledizione, riacquista la sua anima. Un’anima che lascerà emergere i rimorsi per le azioni perpetrate nel passato e lo lascerà in bilico tra l’umano e il demoniaco senza riuscire a trovare pace.

Un personaggio tanto triste quanto controverso che i fan di Buffy hanno particolarmente apprezzato e al quale è stato dedicato anche uno spin-off.

9) Patrick Melrose – Patrick Melrose

benedict cumberbatch patrick melrose BoJack Horseman

Patrick Melrose è una piccola perla televisiva creata da David Nicholls e magistralmente interpretata da Benedict Cumberbatch. La miniserie è composta da solo 5 puntate che ripercorrono la vita di Patrick sin da bambino.

Si evidenzia chiaramente come le ferite profonde, subite nel candore dell’infanzia, diventino cicatrici indelebili destinate a segnare per sempre l’adulto che sarà. Così Patrick cresce tra i soprusi e annega le fragilità che ne derivano in droghe e alcol.

8) Tony Johnson – After Life

Tony Johnson, protagonista di After Life, non ha più niente per cui valga la pena vivere. Dopo la morte della moglie, la vita e il suo trambusto gli scivolano addosso lasciandolo del tutto indifferente. Quando si perde tutto si diventa insensibili a tutto.

‘Posso sempre suicidarmi‘ ripete Tony, iniziando a pensare al suicidio come una sorta di uscita d’emergenza da sfondare in caso di necessità. Tuttavia, anche Tony imparerà che non bisogna dare nulla per scontato.

7) Tommy Shelby – Peaky Blinders

Tra il fumo di una sigaretta e l’oscillare ondoso dell’ennesimo drink nel bicchiere, scorre la vita di Thomas Shelby. Un’esistenza che si articola ferina in un labirinto di violenza e guerra. Se solo avesse potuto si sarebbe strappato via il cuore tante e tante volte per non sentirne il richiamo stridulo e tutto il dolore che ne consegue.

Nel frattempo striscia tra le strade della sua città come un rettile a sangue freddo che non si lascia sopraffare dalle emozioni ma che punta con razionalità alla prossima, sventurata, preda.

6) Tony Soprano – I Soprano

I Soprano

I Soprano, mastodontica opera di David Chase, può definirsi il più grande trattato televisivo sulla depressione. Nello studio della dottoressa Melfi impariamo a scavare dietro la spocchia e l’egocentrismo del boss italoamericano.

Tony Soprano si lascia trascinare da un cognome più grande di lui, si convince di essere forte, deve essere forte. Nulla deve riuscire a scalfire la sua corazza perché nulla può mettere a repentaglio la costante della sua vita: il potere.

Eppure nella lotta contro se stesso è costretto a cedere il passo agli attacchi di panico che lo costringono a sciogliersi come neve al sole e a fare i conti con le fragilità che si annidano nelle profondità del suo animo.

5) Jesse Pinkman – Breaking Bad

Jesse pinkman

Jesse Pinkman, il goliardico e spocchioso Cap’n Cook, ha la sfortuna di incrociare il suo cammino con quello di Walter White. Pensava di avere a che fare con il vecchio professore di chimica che lo annoiava con le sue interminabili lezioni e, invece, è costretto a fare i conti con Heisenberg.

Quando si cade nella ragnatela di gente come lui non c’è via d’uscita. Walter risucchia a poco a poco tutta la giovialità di Jesse, riduce all’osso il germe della gioventù finché dello spavaldo ragazzino dispettoso non rimane altro che aridità. Vince Gilligan è l’artista della decadenza, traccia con meticolosa accuratezza la discesa morale dei suoi personaggi e Jesse costituisce uno dei suoi ritratti migliori.

4) Hannah Baker – Tredici

Dietro la facciata del teen drama si nasconde una delle serie tv più tristi di Netflix (qui potete leggere la nostra classifica). Le tematiche affrontate da Tredici sono particolarmente delicate al punto da portare una ragazza giovanissima a un gesto così estremo.

In un mondo come quello attuale, in cui tutto diventa virale con un semplice click, il bullismo ha sempre più armi dalla sua parte. Non è semplice per gli adolescenti barcamenarsi nella realtà senza rimanerne profondamente segnati. Così, guidati dalla voce di Hannah registrata sulle sue cassette, ripercorriamo il percorso sfiancante della sua vita spezzata, le ferite che non sono mai guarite e le violenze che gridano vendetta.

3) Elliot Alderson – Mr. Robot

BoJack Horseman

Provo questa sensazione: non so se lottare o scappare, costantemente. Dovrei solo fare una scelta; io, Elliot Alderson, sono fuga, sono paura, sono ansia, terrore, panico.

Elliot Alderson è fuga da se stesso, dall’insostenibile peso dell’esistenza. In Mr. Robot scaviamo a fondo nella sua psiche disturbata, un viaggio che ci lascia storditi e confusi. Perché Elliot non è in grado di approcciarsi al mondo con normalità, vive nella sua bolla personale in cui ogni cosa assume una molteplicità di significati e la realtà perde a poco a poco il suo contorno sfumandosi e confondendosi con il suo inconscio.

2) James e Alyssa – The End of The F***ing World

BoJack Horseman

Quando entriamo nel mondo di James e Alyssa la prima cosa che percepiamo è il disagio. I protagonisti di The End of The F***ing World si mantengono in bilico tra l’irruenza dei loro pensieri e l’incapacità di inserirsi in una società che gli appare distorta e poco attraente.

La fuga rappresenta l’unica alternativa all’apatia che li avvolge e di questa fuga diventano al contempo eroi e prigionieri incastrando una parvenza di sentimento con lo sbaraglio della sociopatia.

1) BoJack Horseman – BoJack Horseman

BoJack Horseman

La medaglia d’oro di questa classifica tristissima non poteva che andare al nostro BoJack Horseman. La patina colorata dell’animazione cela la trattazione di temi molto pesanti come la depressione e la sociopatia.

Nel corso delle 6 stagioni ci immergiamo nella complessa psiche di BoJack. Proviamo empatia per un personaggio che è ormai vittima di se stesso e del suo passato da star. BoJack non riesce a fare i conti con le responsabilità della vita, annegando nell’autocommiserazione e nell’inconscia consapevolezza di non essere mai cresciuto davvero. Proprio per questo non riesce a instaurare nessuna relazione sana che sia d’amore o d’amicizia, continuando a ferire chiunque gli si avvicini troppo e provando quasi piacere nel farlo.

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